Le catacombe erano grandi cimiteri sotterranei situati presso le vie consolari, consistenti in grandi strutture a più livelli, percorse da gallerie e cunicoli, nella massima ottimizzare dello spazio predisposto. La rilevanza artistica di questi cimiteri deriva dal fatto che, oltre ad ospitare i cunicoli destinati ai defunti, rappresentano delle mirabili testimonianze della prima pittura cristiana. È facile riscontrare in ambienti come questi (si vedano anche le Catacombe di Callisto e le Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro) grandi cicli di pitture che non solo rilevano la prima diffusione dei temi e della simbologia biblica, ma testimoniano soprattutto la persistenza di un attento realismo rappresentativo, già caratterizzante la precedente pittura romana e pompeiana.
La Catacomba di Priscilla rappresenta forse la più conosciuta catacomba romana: scavata nel tufo presso la via Salaria tra il II e il V secolo, essa deriva quasi sicuramente il nome dalla proprietaria o donatrice dell’area dove il cimitero sorge, sviluppandosi per un totale di 13 chilometri di gallerie, fino ad una profondità di 35 metri.
Definita la “regina catacumbarum” per il notevole numero di martiri sepolti, ad oggi conta circa quarantamila sepolture, suddivise tra i tre nuclei principali: il primo, Arenario, ospita sepolture collettive e serba importanti pitture quali una Madonna con bambino e il Profeta Isaia, attribuibili alla prima metà del III secolo.
In particolare, questa scena mariana ha suscitato molto interesse da parte degli studiosi, poiché ad oggi sembra essere ritenuta la più antica immagine della Madonna pervenutaci.
Qui si trova inoltre il cubicolo della Velatio (260-280 d.C.), il cui nome deriva dalla lunetta presso la quale è raffigurata una donna velata in preghiera, probabilmente ritratto della donna ivi sepolta (o rappresentazione della “velatio virginis”, ovvero la consacrazione di una vergine ad opera del vescovo): in questa zona troviamo raffigurati inoltre il Buon Pastore tra pavoni e colombe (volta), Giona e la balena (sottarco), il Sacrificio di Isacco (lunetta sinistra) e i Tre giovani nella fornace di Babilonia (lunetta destra).
La seconda area, detta Cappella Greca o del Criptoportico, conserva una struttura costituita da tre nicchie e un banchetto, destinato ad ospitare i banchetti funebri. La ricchissima decorazione di questo nucleo conta soprattutto scene tratte dall’Antico Testamento, quali il ciclo dedicato a Susanna, il Sacrificio di Isacco, il miracolo di Mosè e Noè che scende dall’arca. Si possono trovare inoltre alcune scene tratte dal Nuovo testamento (quali la Resurrezione di Lazzaro, l’Adorazione dei magi e la Guarigione del paralitico), numerose iscrizioni greche, incisioni simboliche e un’interessante scena quotidiana, con un gruppo di bottai in atto di trasportare una botte (Cubicolo dei Bottai).
L’ultimo nucleo è l’ipogeo degli Acilii, celebre gens plebea romana (Acilii Glabrioni), probabilmente proprietaria del terreno ove le catacombe sono state realizzate.
Durante i secoli, le Catacombe di Priscilla hanno subito notevoli spoliazioni, accusando la perdita di lapidi, corpi ivi conservati e sarcofagi.
Federica gennari