CLAUDE MONET

Claude Oscar Monet nel suo studio di Parigi
Claude Oscar Monet nel suo studio di Parigi

“Mettete Impressione. Impressione, sole nascente.” Così rispose Claude Oscar Monet (Parigi, 14 novembre 1840 – Giverny, 5 dicembre 1926), quando Edmond-Victor Renoir (1849-1944), giornalista e critico d’arte francese, fratello minore del pittore Pierre-Auguste Renoir (Limoges, 25 febbraio 1841 – Cagnes-sur-Mer, 3 dicembre 1919), gli chiese di dare un titolo al quadro che sarebbe stato esposto alla mostra, tenutasi il 15 aprile 1874, nello studio del fotografo Gaspard-Félix Tournachon, in arte Nadar (Parigi, 6 aprile 1820 – Parigi, 21 marzo 1910), in Boulevard des Capucines n.35. E, con il suo dipinto e il suo titolo, Monet consegnò alla storia il movimento che aprì la strada alla ricerca artistica moderna.

Impressione, sole nascente, Claude MONET (1840-1926). 1872, olio su tela, 50 × 65 cm. Parigi, Musée Marmottan Monet
Impressione, sole nascente, Claude MONET (1840-1926). 1872, olio su tela, 50 × 65 cm. Parigi, Musée Marmottan Monet
Claud Monet con la moglie durante il loro soggiorno a Venezia
Claud Monet con la moglie durante il loro soggiorno a Venezia

Claude Monet nacque a Parigi il 14 novembre 1840, ma trascorse la sua giovinezza a Le Havre, luogo in cui ricevette i primi insegnamenti artistici da parte di Eugén Boudin, colpito dalle doti di caricaturista del giovane. A Le Havre, oltre a Boudin, ebbe modo di frequentare gran parte di quei pittori che, successivamente, avrebbero costituito con lui il gruppo impressionista: Pissarro, Renoir, Sisley, Morisot. Vista la sua inclinazione per l’arte e per il disegno, si trasferì nuovamente a Parigi, spostamento che gli consentì di frequentare una scuola d’arte, l’Academìe Suisse, e di entrare in contatto con il fervido ambiente culturale di allora. Ma, il servizio militare lo costrinse ad allontanarsi dalla capitale francese, cui fece ritorno nel 1862. Gli anni ’60 del 1800 furono fondamentali per la formazione di Monet e per la maturazione di un indirizzo consapevole della propria pittura; infatti, nel 1867, dipinse “ Donne in giardino”, opera presentata al Salon e respinta dalla giuria perché giudicata troppo innovativa, rispetto all’arte accademica ufficiale. Innovativa nelle scelte di un pittore intento a osservare attentamente gli effetti prodotti dalla luce sul colore; sensazioni che provò uscendo dal suo studio e dipingendo all’aria aperta, en plain air, costruendo un contatto diretto con la natura. Le sue ricerche proseguirono quando, insieme a suo figlio e a sua moglie Camille, si trasferì ad Argentueil nel 1872 e, da questo luogo, trasse ispirazione per i dipinti quali “Il bacino di Argentueil” e “La Grenouillère”, che si coprono di trame vibranti di piccoli tratti che, accostati, trasmettono i lineamenti essenziali del soggetto scelto, catturandone l’impressione. Caratteristiche queste che costituirono la premessa essenziale del quadro manifesto della pittura impressionista, “Impressione, sole nascente”, esposto nel 1874. Nel 1883, si ritirò a Giverny, acquistando una casa in cui si fece costruire un giardino con uno stagno e un ponte in stile giapponese, fonte di ispirazione diretta per le sue enormi tele rappresentanti le variopinte ninfee. Sono gli anni in cui Monet venne riconosciuto artista di talento anche dalla critica, grazie alle mostre di New York, San Pietroburgo, Dresda e Boston. Agli inizi del Novecento, nonostante la graduale perdita della vista, non smise di intraprendere viaggi al fine di approfondire i suoi studi sulla luce.A questo periodo risalgono, infatti, la serie dei paesaggi o la serie de “ La Cattedrale di Rouen”: medesimo soggetto, ma osservato trasformarsi nei vari momenti della giornata, in diverse condizioni di luce.
Gli anni che seguirono il 1920 videro aggravarsi la sua malattia agli occhi, tanto da divenire quasi totalmente cieco; ma, continuò a dipingere, sebbene la materia pittorica avesse perso la precisione analitica di sempre, ma non la sua vibrante luminosità. Claude Monet morì il 5 dicembre 1926, a causa di un tumore ai polmoni, nella sua Giverny.

Elisa Medda