Domenico Bigordi, conosciuto come Ghirlandaio (Firenze, 1449 – Firenze, 11 gennaio 1494), fu uno dei più apprezzati artisti del Rinascimento fiorentino, formatosi anzitutto come orafo presso il padre, poi come pittore e mosaicista presso la bottega di Alessio Baldovinetti, con un probabile successivo avvicinamento alla bottega del Verrocchio. Come artista indipendente, lavorò anzitutto presso la Pieve di Cercina realizzando i Santi Girolamo, Barbara e Antonio Abate (1472) e finte nicchie architettoniche e specchiature marmoree. Immediatamente lo stile del Ghirlandaio si dimostra armonico e morbido, con colori vivaci e linee di contorno delicate. Non trascurabile è inoltre una certa ricerca illusionistica, resa da alcuni elementi che paiono sporgere dai margini della nicchia gettando l’ombra sulla cortina sottostante.
Su commissione della famiglia Vespucci, realizzò in seguito la Madonna della Misericordia e la Pietà nella Chiesa di Ognissanti, Firenze (1473-1475) dove l’artista, indugiando sui tratti fisiognomici dei personaggi, dimostrò una stretta fedeltà rappresentativa. Dopo i primi lavori autonomi, Ghirlandaio ottenne la celebre commissione per la decorazione della Cappella di Santa Fina (Duomo di San Gimignano) dove rappresentò le Esequie di santa Fina e altre scene relative alla vita della santa. In queste opere Ghirlandaio dimostrò non solo una grande attenzione fisiognomica, ma anche una naturalezza pacata delle figure, mai eccessivamente espressive. Nel 1475 Ghirlandaio si trasferì a Roma, dove lavorò alla Biblioteca Vaticana e alla decorazione della cappella di Francesca Pitti in Santa Maria sopra Minerva, affreschi in entrambi i casi scomparsi. Ritornato in terra fiorentina, dipinse per i Vespucci un affresco raffigurante San Girolamo (1480), nel quale si ritrova la descrittività delle opere precedenti nei dettagli degli oggetti accumulati nello scaffale e presso lo scrittoio, rappresentati con una cura d’ispirazione fiamminga.
Ghirlandaio fu inoltre autore di una serie di tre cenacoli, realizzati rispettivamente presso la Badia di Passignano (1476), il Cenacolo di Ognissanti di Firenze (1480) e il Cenacolo di San Marco (1486). A parte il primo caso, nei cenacoli successivi l’impostazione risulta similare: la scena si svolge in una loggia aperta, in un’atmosfera serena, in accordo con l’espressività misurata dell’artista. Si conferma, anche in questo caso, la cura per il particolare, tradotta nella descrizione accurata e realistica degli oggetti posti sulla tavola. Nel 1481 tornò a Roma, insieme a molti altri artisti fiorentini della cerchia medicea, per la decorazione della Cappella Sistina con le Storie di Mosè e le Storie di Cristo, terminate nell’anno successivo. Qui il Ghirlandaio si occupò della Vocazione dei primi Apostoli della scena della Resurrezione e, con gli altri pittori, dei ritratti dei Papi, facendo uso di colori vivaci e applicando un realismo descrittivo (soprattutto nel ritratto) di alta qualità. Rientrato a Firenze, lavorò con gli assistenti alla decorazione della Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio con l’Apoteosi di San Zenobi e il Ciclo degli uomini illustri.
Nel 1485 si dedicò agli affreschi della Cappella Sassetti in Santa Trinità per la quale realizzò alcuni episodi della Vita di San Francesco, disposti su due piani sovrapposti e organizzati prospetticamente.
In questi affreschi si ritrova l’armonia compositiva, la serenità delle figure e la cura descrittiva dello stile del Ghirlandaio, abbinati a colori vivaci e a una narrazione intensa. Si tratta di una pittura elegante e bilanciata, riscontrabile anche negli affreschi della Cappella Tornabuoni di Santa Maria Novella dove illustrò le scene della Vita di Maria e di san Giovanni Battista, inserendo alcuni ritratti di nobili contemporanei. In questo caso, come in esempi precedenti, Ghirlandaio preferì un tono più solenne per le scene collettive, rispetto all’atmosfera raccolta delle scene interne (come già mostrato nelle storie di Santa Fina). Oltre alla produzione ad affresco, Ghirlandaio si occupò del mosaico (con alcune opere ora perdute) e della pittura a tempera su tavola, della quale esempi ne sono la Sacra conversazione di Monticelli (1483), l’Adorazione dei Magi degli Innocenti (1488) e la Sacra conversazione degli Ingesuati (1484). In sintesi, la produzione di Domenico Ghirlandaio si caratterizza per composizioni equilibrate, atmosfere serene, prive di eccessi emotivi, colori vivaci e un’attenta cura dei dettagli, con una descrizione minuziosa di fisionomie ed oggetti probabilmente d’influenza fiamminga. Domenico Ghirlandaio morì a soli quarantacinque anni, l’11 gennaio 1494 e venne sepolto nel cimitero di Santa Maria Novella a Firenze.
Federica Gennari