ELIZABETH TAYLOR, UNA LEGGENDA DI HOLLYWOOD

Dame Elizabeth Rosemond Taylor, vincitrice di tre Oscar: come miglior attrice nel 1961 e 1967 e, un Oscar Premio umanitario Jean Hersholt nel 1993, nota anche come Liz Taylor (Hampstead, 27 febbraio 1932 – West Hollywood, 23 marzo 2011), è stata un’attrice, imprenditrice e stilista inglese, considerata una delle più grandi star della storia di Hollywood, e senza dubbio una delle attrici più affascinanti, sensibili e raffinate che il cinema abbia mai avuto. La sua immagine divistica e l’attenzione della stampa per i suoi numerosi burrascosi matrimoni, hanno purtroppo rischiato di spostare l’attenzione dal suo grande talento. Ma lei ha sempre affrontato la vita di petto, mettendosi sempre in gioco e deliziando intere generazioni di spettatori con un talento e un sex-appeal fuori dal comune. 

La sua Famiglia, con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si trasferisce con la famiglia in America, e a soli dieci anni debutta nel cinema in una piccola parte in “There’s One Born Every Minute”.
Messa sotto contratto con la Metro Goldwyn Mayer, prende parte in ruoli di giovane protagonista in film come “Torna a casa, Lassie!” di Fred MacLeod Wilcox, e “Gran Premio” di Clarence Brown, nei quali riesce a farsi notare per una dolcezza per niente leziosa, e una sensibilità che da una bambina neanche adolescente non ci si aspetterebbe.
Con l’adolescenza la giovane Elizabeth sviluppa disinvoltura e forza di carattere, così, a partire dai primi anni ’50, riesce a scrollarsi di dosso i ruoli di ragazzina fragile in cerca d’amore, per passare a quelli di giovani donne che sanno quello che vogliono, ma con una insicurezza di fondo che la porta a cercare nell’uomo amato la propria completezza. E lei li interpreta splendidamente. Il primo di questi ruoli è quello dell’affascinante ragazza dell’alta società che continua ad amare il suo uomo anche quando lo scopre reo di omicidio in “Un posto al sole” del 1951, di George Stevens.
In questo film nasce il sodalizio artistico e affettivo con Montgomery Clift. La Taylor si innamora subito del problematico e affascinante attore omosessuale, ma quando lui le fa capire le sue vere tendenze, lei gli resterà comunque al fianco come leale e affettuosa amica. Sarà proprio lei a salvargli la vita quando, una sera del 1956, dopo un party a casa di Elizabeth, Clift finisce con l’auto in un burrone e lei gli presta i primi e necessari soccorsi.
Con la maturità e la forza di carattere Elizabeth Taylor continua ad affrontare ruoli di donne conturbanti e volitive, ma con una certa insicurezza latente, con una sempre più vasta gamma espressiva. A tal proposito la ricordiamo come bella e ricca ragazza del Sud contesa tra due uomini nel coinvolgente “Il gigante” del 1956, di George Stevens, con Rock Hudson e James Dean; come avvenente bruna con turbe infantili e incubi razziali che si fa sposare con l’inganno ne “L’albero della vita” del 1957, di Edward Dmytryk; come bella e insoddisfatta moglie di un ex-atleta nevrotico nel morboso “La gatta sul tetto che scotta” del 1958, di Richard Brooks, tratto dal celebre dramma teatrale di Tennessee Williams; e come introversa ragazza che rischia di essere lobotomizzata perché dimentichi di aver assistito ad un terribile omicidio in “Improvvisamente l’estate scorsa” del 1959, di Joseph L. Mankiewicz, sempre tratto da Williams.
Le sue interpretazioni di questo periodo mostrano una sorprendente incisività interpretativa, e un uso sapiente che ormai l’adulta e prosperosa attrice fa della sua provocante femminilità. Ma mentre diventa la più grande star di Hollywood, la Taylor fa anche avanti e dietro dall’altare: negli ’50 infatti l’attrice si sposa per ben otto volte con sette uomini.

  1. Conrad “Nicky” Hilton Jr., erede della famiglia Hilton (6 maggio 1950 – 29 gennaio 1951) – divorziata
  2. Michael Wilding, attore (21 febbraio 1952 – 26 gennaio 1957) – divorziata
  3. Mike Todd, produttore (2 febbraio 1957 – 22 marzo 1958) – vedova
  4. Eddie Fisher, cantante (12 maggio 1959 – 6 marzo 1964) – divorziata
  5. Richard Burton, attore (15 marzo 1964 – 26 giugno 1974) – divorziata
  6. Richard Burton (2° matrimonio) (10 ottobre 1975 – 29 luglio 1976) – divorziata
  7. John Warner, senatore (4 dicembre 1976 – 7 novembre 1982) – divorziata
  8. Larry Fortensky (6 ottobre 1991 – 31 ottobre 1996) – divorziata

– Nel 1960, dopo aver vinto un Oscar per l’interpretazione della squillo di lusso che tenta invano di riprendersi una vecchia fiamma nel mediocre “Venere in visone” di Daniel Mann, l’attrice comincia malvolentieri, ma con un compenso di 1 milione di dollari, la travagliata lavorazione di un kolossal destinato a fallire: “Cleopatra”.
Il budget è tra i più elevati della storia di Hollywood, e la regia passa in breve tempo dalle mani di Rouben Mamoulian a quelle di Joseph L Mankiewicz. Dopo vari problemi il film esce nelle sale nel 1963, ottenendo un enorme fiasco al botteghino.
Sul set di “Cleopatra” infatti, l’attrice e il suo co-protagonista, l’affascinante attore inglese Richard Burton, si innamorano follemente l’una dell’altro. Nascerà così un’appassionata quanto travagliata storia d’amore sfociata per ben due volte nel matrimonio (1964-74 e 1975-76), e seguita dalla stampa e dalla gente di tutto il mondo, conclusasi tristemente con la prematura morte di Burton nel 1984, a causa di un’emorragia cerebrale.
Passioni e follie della vera vita coniugale vengono rappresentate con grande istrionismo dalla coppia in una serie di indimenticabili film: uno su tutti il morboso “Chi ha paura di Virginia Woolf?” del 1966, di Mike Nichols. In questo film Burton e la Taylor interpretano rispettivamente un professore di storia e la moglie isterica e semialcolizzata, che coinvolgono una coppia di ospiti nelle loro liti furiose. Elizabeth Taylor è stata straordinaria e coraggiosissima in questo ruolo: non ha avuto paura ad ingrassare e ad imbruttire, per dimostrare tutto la sua vivacità di spirito, prendendo in giro il suo status di sex-symbol di Hollywood. Per questa sua magnifica interpretazione riceve un meritatissimo secondo premio Oscar.
A cavallo tra gli anni ’60 e i primi anni ’70 la coppia Taylor-Burton fa faville sullo schermo in una serie di film decisamente riusciti, come “La bisbetica domata” del 1967, di Franco Zeffirelli e “La scogliera dei desideri” del 1968, di Joseph Losey, e “Divorzia lui, divorzia lei” del 1973, di Waris Hussein. Ma l’attrice continua ad avere successo anche da sola, regalando mirabili interpretazioni, come quella della moglie fedifraga di un maggiore dell’esercito segretamente omosessuale nel suggestivo “Riflessi in un occhio d’oro” del 1967, di John Huston; della prostituta che dopo aver perso la figlia accetta la proposta di una nevrotica ragazza ricca di fingersi sua madre nell’ambiguo “Cerimonia segreta” del 1968, di Joseph Losey; e della ballerina sposata per interessi che vorrebbe legarsi a un giovane giocatore d’azzardo nel doloroso “L’unico gioco in città” del 1970, di George Stevens.
– Nel 1976, fa scalpore il suo matrimonio con il politico John W. Warner, senatore della Virginia. L’attrice passa così dai party hollywoodiani alle cene con senatori e capi di stato.
Negli anni ’80, Elizabeth Taylor dimostra di essere l’indomita e generosa donna di sempre, impegnandosi in prima persona per la creazione di una fondazione per la cura dell’AIDS.

Contemporaneamente però continua col vizio per gli alcolici (eredità di Burton) e con l’eccessivo uso di farmaci.
– Nel 1984 viene ricoverata in una clinica per disintossicarsi, e ne esce sobria e con un nuovo marito, il carpentiere Larry Fortensky.

Negli ultimi anni di vita Elizabeth Taylor ha continuato la sua campagna di sensibilizzazione in favore dell’AIDS, e a raccogliere fondi per finanziare la ricerca, senza smettere di giocare con la sua immagine di ex-icona del sesso e di diva dello schermo, e con il fascino, la dolcezza e l’umorismo a cui ha sempre abituato il suo pubblico.
Da tempo malata di cuore Liz Tayolr muore il 23 marzo 2011 presso il Cedars Sinai Medical Center di Los Angeles (California, USA), all’età di 79 anni.

Sergio Segalini