“Caro Signor Rossellini, ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il suo tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire solo ‘ti amo’, sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei”. (Ingrid Bergman).
Roberto Gastone Zeffiro Rossellini (Roma, 8 maggio 1906 – Roma, 3 giugno 1977) è stato uno dei più importanti registi della storia del cinema italiano, contribuendo a rendere noto al mondo, pellicole come “Roma città aperta”.
Iniziò a frequentare il cinema da giovanissimo. Da ragazzo aveva l’accesso illimitato al teatro Barberini, che proiettava anche film. Suo padre ne era il costruttore.
Interrotti gli studi dopo il liceo, si dedica a diverse attività prima di entrare nel mondo del cinema come scenotecnico e montatore, e successivamente come sceneggiatore e regista di documentari.
Verso la fine degli anni 30, si avvicina al cinema vero e proprio, collaborando alla sceneggiatura di “Luciano Serra pilota” di Goffredo Alessandrini.
– Nel 1936, sposò Marcella de Marchis, scenografa e costumista, con la quale collaborò a lungo anche dopo il matrimonio. Da questa unione nacque Romano, morto a nove anni nel 1946. Nel 1941, il figlio Renzo jr.
– Nel 1938, realizzò il suo primo documentario, Prélude à l’aprés-midi d’un faune. Dopo questa uscita, venne chiamato ad assistere Goffredo Alessandrini nella realizzazione di Luciano Serra pilota, uno dei film italiani di maggior successo della prima metà del XX secolo.
– Nel 1939, dirige Fantasia sottomarina il corto sperimentale per la Genepesca, utilizzando solo due acquari nella sua casa di Ladispoli.
– Nel 1940, venne chiamato ad assistere Francesco De Robertis in Uomini sul fondo. La sua stretta amicizia con il figlio del Duce, Vittorio Mussolini, responsabile per il cinema, è stata interpretata come una ragione possibile del perché venne preferito ad altri apprendisti.
– Nel 1941, è il momenti del salto di qualità, realizzando come regista “La nave bianca”, primo episodio di una “trilogia della guerra” più tardi completata da “Un pilota ritorna” e da “L’uomo dalla croce”, pellicole di scarso successo.
– Nel 1944-45, mentre l’Italia è in piena guerra, gira quello che è considerato il suo capolavoro nonchè uno dei massimi della cinematografia, “Roma, città aperta”. Il film non solo è importante per l’argomento trattato e per l’alta tragicità ed efficacia dello stile, ma anche perché segna l’inizio del cosiddetto neorealismo.
Nonostante la qualità, al momento della sua proiezione nelle sale venne accolto piuttosto freddamente, sia dal pubblico che da gran parte della critica. Infatti, la novità rivoluzionaria di “Roma città aperta” è dovuta, come dichiarato più volte dallo stesso Rossellini, al fatto che è stato possibile infrangere “le strutture industriali del cinema di quegli anni”, conquistandosi “la libertà di esprimersi senza condizionamenti”.
Dopo l’esperienza di “Roma città aperta” Roberto Rossellini gira altri due film d’eccezione quali “Paisà” del 1946 e “Germania anno zero” del 1947, riflessioni amare sulle condizioni dell’Italia martoriata dall’avanzare della guerra e sulla crisi dei valori umani nella Germania del dopoguerra.
Dopo queste pietre miliari il regista cerca di trovare nuove vie di espressione, senza grande successo. Si tratta dei poco riusciti “Amore”, un film in due episodi interpretati da Anna Magnani, e del fallimentare “La macchina ammazza-cattivi”; in seguito gira anche i non memorabili “Francesco, giullare di Dio” e “Stromboli, terra di Dio”, ambedue centrati, sia pure in diverso senso, sul problema della grazia divina. In quest’ultimo film prende il via il suo sodalizio artistico con Ingrid Bergman: i due vivranno anche una tormentata storia sentimentale.
Dopo un periodo di crisi artistica e personale, caratterizzato da un lungo viaggio in India, destinato a produrre materiale per l’omonimo film documentario del 1958, dirigerà opere formalmente impeccabili ma non più che corrette quali “Il generale Della Rovere”, “Era notte a Roma” e “Viva l’Italia”. “Il generale Della Rovere” in particolare (premiato alla Mostra di Venezia) si richiama ai temi della Resistenza cari al primo Rossellini e sembra un segno del desiderio di voler intraprendere una nuova fase, mentre in realtà segna l’ingresso dell’autore nella produzione “commerciale”, sia pure temperata dal grande talento, sempre intatto, e dalla creatività visiva del regista.
Ma la sua grande vena stilistica si era ormai esaurita. Consapevole di questo stato di cose, si dedica interamente alla regia di lavori a carattere divulgativo e didattico pensati per la televisione.
Un notevole guizzo artistico si verifica con il documentario “La presa del potere di Luigi XIV”, realizzato per la TV francese e giudicato dalla critica all’altezza delle cose sue migliori. Tornato infine al cinema, si licenzia con “Anno uno. Alcide De Gasperi” del 1974 ed “Il Messia” del 1976.
Muore, il 3 giugno 1977, Roberto Rossellini si spegne a Roma.
Nausica Baroni