Bob Dylan è il nome d’arte di Robert Allen Zimmerman (Duluth, 24 maggio 1941), è una delle più importanti figure degli ultimi cinquant’anni nel campo musicale e in quello della cultura popolare e della letteratura. Si è distinto anche come scrittore, poeta, pittore, attore e conduttore radiofonico.
– Nel 1947, a sei anni, si trasferisce a Hibbing con la famiglia, al confine con il Canada, dove inizia a studiare pianoforte e a fare pratica su una chitarra acquistata per corrispondenza.
– Nel 1951, a dieci anni, scappa di casa, la cittadina mineraria per andare a Chicago.
– Nel 1956, a 15 anni suona in un piccolo complesso, i Golden Chords.
– Nel 1957, al liceo conosce Echo Hellstrom, la Girl From The North Country di qualche anno dopo.
– Nel 1959, inizia a suonare nei locali di Dinkytown, il sobborgo intellettuale della città, frequentato da studenti, beat, militanti della New Left e appassionati di folk.
Si esibisce per la prima volta come Bob Dylan Al Ten O’Clock Scholar, un locale vicino all’università, esegue “traditionals”, brani di Pete Seeger e pezzi resi popolari da Belafonte o dal Kingston Trio.
– Nel 1962, cambia anche all’anagrafe il suo nome in Bob Dylan.
Con l’attenzione tutta verso la musica, vaga per l’america solo e senza un soldo.
– Nel 1959, trova il suo primo impiego fisso in un locale di strip-tease. Qui è costretto ad esibirsi fra uno spettacolo e l’altro per intrattenere il pubblico, che però non mostra di apprezzare un gran che la sua arte. Anzi, spesso viene fischiato e subisce insulti.
I suoi testi, sicuramente, non possono essere di gusto di rozzi cowboy o duri camionisti.
– Nel 1960, afferra un’occasione al volo e si realizza un suo sogno. Woody Guthrie, il suo idolo, si ammala e Bob molto coraggiosamente, si fa annunciare nell’ospedale del New Jersey dove trova un Guthrie malato. I due si conoscono, si piacciono e ha così inizio un’intensa e vera amicizia. Presto, BOB Dylan, sulla spinta degli incoraggiamenti del maestro, inizia a girare i locali del Greenwich Village.
Il suo stile è nettamente diverso dal maestro, meno “puro” e più contaminato con le nuove sonorità che cominciavano ad affacciarsi nel panorama musicale americano.
Sono scontate le critiche dei più accaniti sostenitori del folk tradizionale, che lo accusano appunto di contaminare il folk con il ritmo del rock’n’roll, ma è proprio quella la novità. La parte più aperta e meni tradizionalista del pubblico lo considera, invece, saluta come l’inventore di un nuovo genere, il cosiddetto “folk-rock”.
I suoi testi entrano nella profondità dei cuori dei giovani ascoltatori perché si sintonizzano sulle tematiche care alla generazione che si preparava a fare il ’68. Poco amore e romanticismo, ma tanta amarezza e attenzione ai problemi sociali più scottanti. Viene presto ingaggiato per aprire un concerto del bluesman John Lee Hooker al Gerde’s Folk City e la sua performance viene entusiasticamente recensita sulle pagine del New York Times. In breve si accendono i riflettori su di lui e ottiene il contratto discografico con il boss della Columbia John Hammond.
– Nel 1962, pubblica il suo primo l’album d’esordio Bob Dylan, una raccolta di brani tradizionali come la famosa “House Of The Rising Sun”, riproposta nel 1975 anche da Led Zeppelin.
– Dal 1962, comincia a scrivere molti brani di protesta, destinate a lasciare il segno nella comunità folk e diventati inni dei militanti per i diritti civili. Canzoni come “Blowin’ In The Wind”.
Dopo più di trent’anni di carriera, ormai un mito, si parla addirittura di una sua candidatura al Premio Nobel per la letteratura.
– Nel 1992, la Columbia organizza un concerto in suo onore al Madison Square Garden di New York City. Viene trasmesso in mondovisione e diventa sia un video che un doppio CD intitolato Bob Dylan, “The 30th Anniversary Concert Celebration”. Sul palco, tutti nomi leggendari del rock americano e non; da Lou Reed a Stevie Wonder, Eric Clapton, George Harrison ad altri ancora.
– Nel 1997, dopo un’allarmante ricovero in ospedale, pubblica un nuovo album. Poco dopo, viene ingaggiato come “menestrello” per lo storico concerto per Giovanni Paolo II in cui si esibisce di fronte al pontefice. Bob Dylan, alla fine della sua esibizione, si toglie la chitarra, va verso il pontefice, e togliendosi il cappello, gli prende le mani ed effettua un breve inchino.
– Nel 2008, Dylan, cantautore più influente dell’ultimo mezzo secolo, vinse il prestigioso Premio Pulitzer alla carriera per «il profondo impatto sulla musica e la cultura popolare d’America, grazie a composizioni liriche dallo straordinario potere poetico».
Nausica Baroni