Arman Golapyan

Possedere un’opera d’arte, come ammirarne una, è senza dubbio uno dei piaceri autentici della vita che non richiede sforzo. (Arman Golapyan)

Arman Golapyan è un mercante d’arte e un imprenditore nel campo della moda, nato il 20 luglio 1967 a Teheran (Iran). Rimasto orfano del padre, Gholom Hossein Golapyan, una persona di grande fiducia dello Scià, quando aveva soltanto 7 anni, Arman fu costretto a lasciare il suo paese 4 anni dopo, quando la rivoluzione islamica capitanata dall’Ayatollah Khomeini costrinse Reza Pahlevi ad andare in esilio. Sorte che toccò anche a quelli che erano stati vicini alla corte imperiale, visto che in patria molti furono quelli condannati a morte senza processi regolari. Nel 1979 Arman, con la madre Tahereh Makary, si trova così in Italia. E proprio dalla madre eredita la grande passione per l’arte, tanto che ancora oggi dice; Le emozioni che provo di fronte a un’opera d’arte sono il motore del mio lavoro e della mia passione”.

All’inizio sono i tappeti, gli arazzi e i tessuti che attirano la sua attenzione. Ma non è solo l’idea del business a muoverlo. ” Mi affascinava e mi affascina l’idea di recuperare in maniera artigianale dei manufatti che vengono da epoche diverse, che hanno visto la storia”.
Qualche anno dopo sposta il suo interesse sui dipinti antichi, sempre con il desiderio di restaurarli e di riportarli al loro splendore originale. La sede principale della sua azienda è a Lugano, in Svizzera, poi in Inghilterra e a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. In seguito fonda, nel 2005, la succursale italiana, a Milano, dell’Arman Golapyan S.p.A, azienda che opera nel settore dei quadri antichi, ma che si espande verso il settore della moda e del lusso. Il suo nome diventa sinonimo di garanzia: infatti conosce e condivide tempo e denaro con molti nomi illustri nel mondo, pur mantenendo la discrezione e la riservatezza. Viaggia di frequente per affari bilanciando l’amore per l’arte con l’intraprendenza del business, ma non disdegna passioni più fuggevoli, quali l’equitazione, le donne e i motori. Tutto questo, lo scorso anno si ferma: la guardia di Finanza lo arresta e comincia il suo calvario con la giustizia. Così commenta. “Il Pubblico Ministero nel mio caso ha confuso il derubato con il ladro, chi aveva subito un danno con chi lo aveva commesso. Ma credo che tra breve le cose ritroveranno il loro giusto posto e tutto tornerà come prima, meglio di prima. L’amore per il bello non è scomparso dentro di me e continuerò a ricercarlo”.


Come definisce il bello?
“Il bello è sicuramente una forma astratta soggettiva, ma per chi lo vede è sicuramente una distinzione da tutto il resto… Una stella che luccica che mi abbaglia e che io cerco di far vedere anche agli altri”.

Cosa ricorda del suo paese natale?
“La natura, l’archeologia e le grandi proprietà di famiglia, montagne, campi e fiumi. In particolare un fiume che attraversava una montagna entrando in una grotta e che per me era una specie di posto magico”.

Oriente e Occidente: come convivono in lei? E cosa le ha lasciato l’Oriente e cosa le ha dato l’Occidente?
“Di orientale ho sicuramente il rispetto per i più anziani, per l’esperienza che hanno accumulato e che ti possono lasciare; di occidentale la trasgressione, in ogni sua forma”.

Come ha cominciato a interessarsi di arte?
“E’ un impulso che ho sempre avuto dentro di me e che mi ha trasmesso mia madre”.

Lei ha girato molti Paesi e ha punti di visuale diversi: cos’ha di buono rispetto agli altri l’Italia e cosa ha in meno?
“Mi piace molto la praticità e schiettezza degli svizzeri e la tenacia degli americani, mi dispiace molto per la burocrazia italiana e mi colpisce in negativo la mancanza di patriottismo. Penso che il problema principale dell’Italia è che… mancano gli italiani. Perché secondo me gli italiani non hanno capito che l’Italia é una loro proprietà, che la devono amare, rispettare e proteggere. E di cui andare fieri. Negli Stati Uniti la gente reagisce al successo degli altri riconoscendone il merito. In Italia invece il successo è considerato un’infermità, una malattia, una colpa, qualcosa per cui si dovrà essere puniti. ‘In Italia, come minimo, chi ha successo è cornuto; se non è cornuto, è ladro’: questo non sono io a dirlo, ma una grande giornalista e scrittrice italiana: Oriana Fallaci”.

Per fare il mercante d’arte, quali sono le qualità che ci vogliono?
“Cultura, fiuto, istinto e capacità imprenditoriali”..

I cavalli esercitano da sempre una grande attrattiva su di lei: perché?
“E’ un animale nobile, fiero, amante della libertà e poi è da sempre una passione di famiglia”. .

Il 16 ottobre 2012 ha esordito sul web un suo magazine “Veni vidi vici”: perché questo nome?
“L’ho scelto per la mia voglia di vincere, mi ha colpito l’ambizione di Giulio Cesare e la sua sicurezza. www.venividivici.us é il grido che cresce in me prima e dopo ogni battaglia”.

Di cosa tratterà?
“Informazione, la giustizia, che troppo spesso per distrazione o malafede diventa ingiustizia, moda, arte, cultura e verità nei secoli, tutto ciò che è bello, che merita di essere ricordato e non bisogna dimenticare. Realtà sane che hanno grande sostanza. Sicuramente non gossip di strada… Lo scopo è quello di far crescere la voglia di fare negli italiani e di non far dimenticare il ruolo importante che l’Italia ha avuto nella storia, e il ruolo che deve avere ancora in futuro. Perché essere italiani non deve essere solo un piacere ma anche un dovere, una missione”.

A chi è rivolto?
“A un pubblico che vuole un mondo migliore, gente attiva che cerca di migliorare se stessa e di conseguenza la società in cui vive. Gente che non ha paura di mettersi in discussione e che per questo è pronta a crescere”.

La moda è stata per lei un arrivo “logico” dall’arte?
“Sì, perché la moda é creatività e l’arte è creatività: quindi la moda é arte se viene fatta con impegno e criterio e ha come scopo la ricerca del bello”.

Ogni anno il 28 giugno lei festeggia con un evento la nascita di Rubens. Lo farà anche quest’anno?
“Certo. Peter Paul Rubens mi piace come artista, uomo, imprenditore, diplomatico e padre di famiglia, sono un collezionista delle sue opere, e voglio festeggiare tutti gli anni il suo compleanno il 28 giugno, con la presentazione di alcuni suoi dipinti di mia proprietà”.

Quanto la sua vicenda giudiziaria l’ha cambiata nel carattere?
“Non penso di essere cambiato, ci vuole ben altro per cambiarmi…. L’unica cosa di importante é che mi ha costretto a fermarmi e solo così ho potuto conoscere e riflettere sull’importanza di una donna speciale che mi completa e mi fa stare bene”.

Ci sono state persone che l’hanno sorpresa durante quest’ultimo periodo?
“Ho avuto sorprese positive e negative, tradimenti di alcuni amici e altruismo e amicizia da altri… fa parte della vita.. é stata un’esperienza molto importante che sicuramente mi ha reso più forte e che mi ha fatto crescere”.

Ha ancora fiducia nella giustizia, dopo aver provato sulla sua pelle che non sempre la giustizia è giusta?
“Ho fiducia e rispetto nella legge, ma non in quelli che fanno finta di applicarla o farla applicare. La mia vicenda é diventato un fatto personale e non di giustizia… Viviamo in un paese in cui ai PM interessa più apparire e fare notizia calpestando il prossimo più che ricercare la verità”.

Alfredo Rossi