Thomas Edison inventa il fonografo

US 200521 un numero che non dice granché se non appartenesse a un brevetto che cambierà la storia dell’uomo o se vogliamo parecchi aspetti della sua vita. Il brevetto è quello depositato da Thomas Elva Edison il 19 febbraio 1878 e il marchingegno da lui messo a punto in sole 30 ore di lavoro era il fonografo, la cui esistenza fino ad allora tenuta gelosamente segreta venne annunciata il 21 novembre del 1877 e dimostrata dal vivo di fronte ai suoi collaboratori il 6 dicembre. Il giorno fatidico Thomas Edison (Milan, 11 febbraio 1847 – West Orange, 18 ottobre 1931) mostra lo strano apparecchio ai presenti e con l’aiuto del suo amico e collaboratore John Cruesi mette in funzione la prima macchina in grado di incidere un suono (la voce umana) e di riprodurla. A questo punto vista l’importanza del momento ci si aspetterebbe una prova vocale con una frase importante e invece la prima frase incisa nella storia fu “Mary aveva un agnellino” (“Mary had a little lamb”).L’esperimento riuscì e anche se la riproduzione vocale era di pessima qualità, la strada era aperta. Edison in quegli anni stava contribuendo in maniera determinante anche ad una altra invenzione affine e cioè al telefono brevettato da Bell l’anno precedente con i suoi studi sul microfono e sulla membrana elastica che di fatto dava un senso udibile agli impulsi elettrici. La partita insomma si giocava sulla riproducibilità perché a ben guardare l’idea di Edison non era nuovissima. Charles Cros, aveva messo a punto tempo prima il Paléophone, una macchina per riprodurre in suoni le incisioni su un disco di cristallo ma come spesso accade non aveva i soldi per il brevetto.
Torniamo però al giorno dell’esperimento.Il cilindro comincia a ruotare azionato da una manovella, il suono, indirizzato verso un imbuto, fa vibrare un diaframma collegato ad una puntina metallica e queste oscillazioni vengono incise come un solco nello stagno. Per la riproduzione, si ricorre al processo inverso ,il movimento della puntina nel solco fa vibrare il diaframma, trasformando questa volta l’imbuto in un altoparlante. Da quel momento in poi l’umanità avrebbe potuto riprodurre a suo piacimento un suono di qualsiasi tipo a suo piacimento. Le doti di Edison inventore erano comunque pari a quelle di imprenditore. Il giorno dopo infatti la “macchina parlante” era nella redazione di Scientific American, la prestigiosa rivista americana. E a febbraio come si è detto venne brevettato. L’invenzione suscitò una enorme meraviglia e Edison sfruttò questa attrattiva per fare due cose:cominciare a diffondere la nuova macchina e sovvenzionare le ricerche per la messa a punto vendendo il fonografo ai luna park! Dieci anni dopo dal fonografo a rullo si passò, grazie a Berliner, al grammofono, molto più efficiente in termini di lunghezza e qualità della riproduzione sonora perché basata su un disco rotante. Edison in realtà ebbe un altro predecessore si chiamava Édouard-Léon Scott de Martinville che utilizzò 17 anni prima di lui un marchingegno costituito da un corno attaccato a uno spillo che incideva le onde sonore su fogli di carta anneriti dal fumo di una lampada a olio.
L’apparecchio però, problema non da poco, non poteva riprodurre le incisioni sonore ma solo archiviarle. Per la cronaca, quando poco tempo fa vennero scoperte queste incisioni un team di studiosi riuscì a riprodurre con tecnologia moderna i suoni incisi dal francese. Si trattava di 10 secondi di una canzone popolare, “Au Clair de la Lune”:almeno sullo stile, il francese aveva battuto l’americano…

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Fabio D’Andrea