La tecnologia è ormai un’abitudine, una realtà scontata. Le nuove generazioni non conoscono il progresso tecnologico degli ultimi 20 anni, usano il telefonino per telefonare, per navigare in Internet o per giocare, cose normalissime oggi. Ma non è sempre stato così. Vi ricordate la fila che si faceva davanti ad una cabina per telefonare?
In pochissimi anni non è soltanto cambiato il raffinato mondo della comunicazione, ma anche quello dell’intrattenimento tecnologico. E’ preistoria quando, il 3 agosto 1975, Atari lanciò sul mercato la versione domestica di Pong, un simulatore di ping-pong, uno dei primissimi videogiochi; bisognava solo far rimbalzare una pallina in movimento tra due barrette sempre in movimento. Il gioco Pong era già ideato nel 1966, qualche anno prima. Prese forma, nel 1972, grazie a Nolan Bushnell, fondatore di Atari, aprendo il mercato ai game. Ci vogliono tre anni perché venga sviluppata la versione domestica con un collegamento televisivo tramite una console.
La vera storia del videogame è ancora più vecchia, risale al 1947, quando viene brevettato il primo gioco utilizzabile grazie a un tubo catodico. La struttura ricordava, in modo stilizzato, il futuro Pong e per molti esperti questo progetto sicuramente è identificabile come il vero antesignano di tutti i videogame. Il progetto non andò mai in prodottuzione per i costi eccessivi per la commercializzazione.
Nel 1961, nacque poi Spacewar, creato da un gruppo di studenti del Mit. Si trattava di due astronavi, comandati da due giocatori avversari, che devevano abbattere il rivale evitando un enorme pianeta al centro del campo di battaglia e il passaggio degli asteroidi. È stato il primo gioco a essere distribuito in larga scala, perché utilizzabile sui nuovi pc Dec.
Il mercato dei videogiochi si allargò alla fine degli anni Settanta, quando Taito lancia Space Invaders e Atari pubblica Asteroids, due grandissimi successi.
Il 3 aprile 1980, il mondo viene conquistato da Pac-Man, un gioco ispirato ad una pizza mancante di una fetta ed elaborato da Tohru Iwatani programmatore della Namco. Pac-Man era semplicemente una pallina gialla che mangia altre palline, o spuntini vari, disseminati all’interno di uno schema di gioco labirintico. L’obiettivo? Finire il pasto senza mai sfiorare i quattro fantasmi.
Il videogame, ormai, iniziava ad appassionare grandi e piccini e molte aziende di giocattoli vendono l’anima alla tecnologia, come Nintendo. Si affermano così i primi titoli davvero importanti, quelli che hanno fatto la storia delle vendite, come Donkey Kong di Nintendo e Galaga di Namco.
Negli anni Novanta arrivano le grandi console come Sega Mega Drive, inizialmente venduta in abbinamento con il videogioco Altered Beast, e Super Nintendo, strettamente legata al successo della saga di Super Mario Bros, che aveva debuttato in Giappone 13/9/1985. L’industria dei giochi sforna presto anche delle console portatili, come il Game Boy, il videogame tascabile che detiene il record mondiale di vendite.
A metà degli anni di novanta, arriva la Playstation di Sony, che apre la strada a una nuova dimensione di gioco e porta al fallimento la Sega, e la dinamica si ripete anche a metà degli anni Duemila, quando arriva la Wii e l’ultima generazione di giochi in grado di registrare i movimenti del giocatore. Fanno parte di questa squadra anche Kinect e PlayStation Move.
Con questa ultima teconologia, si uniscono le attività ludiche di simulazione all’allenamento sportivo che permettono, infatti, di calarsi nel ruolo di una rock star suonando realmente uno strumento musicale o di uno sportivo, praticando un’attività fisica di qualsiasi genere, come il tennis e il ballo.
David Zahedi