Oscar Wilde: gli amori e l’estetismo del genio

Oscar Wilde , uno dei più grandi autori letterari e teatrali dell’Ottocento. Il linguaggio semplice ed accessibile della prosa di Wilde, espressiva ed efficace, unitamente all’ironia della produzione teatrale, lo hanno reso uno dei più apprezzati letterati del XIX secolo, nonostante l’unicità della sua figura e la vita sopra le righe. Nato il 16 Ottobre 1854 a Dublino, compì studi classici presso l’università di Oxford, che completò con alcuni viaggi in Italia e in Grecia volti alla conoscenza dell’arte antica. Conclusa l’esperienza universitaria con un premio alla poesia, cercò con diversi mezzi di ottenere nuovi mezzi di sostentamento in grado di coprire le eccessive spese. Negli anni Ottanta ottenne la gestione di una rubrica di recensioni poetiche presso la Pall Mall Gazette e pubblicò un volume di Poesie (1881), immediatamente additato come un’opera vuota e immorale. Il gusto singolare dell’autore, abbinato ad una presenza fisica eccentrica e abitudini inconsuete accrebbero la fama dello stesso, investendolo presto del ruolo di esteta. Dopo un fallimentare viaggio in America, soggiornò a Parigi dove sperimentò una nuova immagine, adottando un’acconciatura da imperatore romano che in patria lo rese oggetto di satira e derisione. Nel 1881, conobbe Constance Lloyd, della quale rimase particolarmente colpito e che sposò il 29 maggio del 1884. L’idillio però non durò a lungo: le spese incontrollate di Wilde, la nascita dei figli e le parallele frequentazioni di uomini allontanarono dopo pochi anni la coppia. Alla metà degli anni Ottanta, infatti, Wilde frequentò Robert Ross, André Raffalovich e altri personaggi conosciuti in quegli anni. Tra il 1880 e il 1883 la creatività di Wilde produsse due opere teatrali, Vera o i nichilisti (1880) e La duchessa di Padova (1883). Nel 1887 trovò lavoro presso la testata “Leeds Mercury” (successivamente “The Woman’s World”), che abbandonò due anni dopo, annoiato dal ruolo.
A questo momento risalgono le opere Il fantasma di Canterville (1887), Il principe felice e altri racconti e Il ritratto di Mr. W.H. Tra il 1890 e il 1891 Wilde pubblicò il celebre romanzo Il ritratto di Dorian Gray, universalmente riconosciuto come il capolavoro dell’estetismo wildiano, all’epoca poco apprezzato dal pubblico e dalla critica: a questo periodo sono ascrivibili inoltre le prose La casa dei melograni e Il delitto di Lord Arthur Savile, insieme ai saggi L’anima dell’uomo sotto il socialismo e Intenzioni.  Tornato a Parigi, frequentò diversi salotti letterari, dove ebbe modo di incontrare Emile Zola, Stéphane Mallarmé e André Gide, al quale si legò particolarmente, tanto che alcuni sospettarono una relazione amorosa tra le parti. Rientrato a Londra nel 1892, presentò alcune importanti opere teatrali: Il ventaglio di Lady Windermere (1892), Una donna senza importanza (1893) e Salomè (1893).  egli stessi anni, iniziò a frequentare Alfred Douglas e incontrarsi con diversi giovani, rendendo la sua posizione sempre più isolata e in pericolo, essendo in violazione dell’emendamento contro i rapporti sessuali tra uomini. Nonostante la posizione sempre più rischiosa, nel 1894-95 Wilde continuò a produrre, scrivendo le Poesie in prosa e le opere teatrali Un marito ideale e L’importanza di chiamarsi Ernesto (1895), oltre ad alcune opere lasciate poi incompiute. Ben presto però, la burrascosa e intensa vita privata dell’autore suscitò pubblico scandalo: Wilde fu processato e condannato a 2 anni di carcere, periodo nel quale scrisse la lettera a Douglas De profundis (29 aprile 1895). Il 19 maggio 1897 Wilde fu scarcerato: riallacciati i rapporti con gli amici, partì per Napoli con Douglas che dovette successivamente lasciare su ricatto della moglie Constance. Ridotto ad una costante fame e povertà, tornò a Parigi dove completò, con successo, La ballata del carcere di Reading (1898). Nuovamente in viaggio tra l’Italia e la Francia e costantemente in cattive acque finanziarie, subì un notevole peggioramento dello stato di salute: malato di nevrastenia e probabilmente di sifilide, contrasse una forte otite, aggravata dall’incessante assunzione di alcol. L’infiammazione si aggravò e il 30 novembre del 1900 Oscar Wilde morì. Una vita sopra le righe, vissuta tra gli amori, la poesia e l’arte, nelle vesti dell’esteta eccentrico d’immortale genio.

Federica  Gennari