L’immagine che tutti vorremmo per l’Italia

Per il ciclo “le fotografie che hanno fatto la storia” abbiamo scelto un’immagine che rappresenta la soddisfazione, qualità ed orgoglio italiano.

ACCADDE OGGI: 11 luglio 1982. La nazionale italiana di calcio vince il suo terzo titolo mondiale.
Indubbiamente questa fotografia è la foto più celebre del mondiale spagnolo: una partita a carte tra il capitano della nazionale Dino Zoff (Mariano del Friuli, 28 febbraio 1942), l’allenatore Enzo Bearzot (Aiello del Friuli, 26 settembre 1927 – Milano, 21 dicembre 2010), Franco Causio (Lecce, 1º febbraio 1949) e il Presidente della Repubblica Sandro Pertini (San Giovanni di Stella, 25 settembre 1896 – Roma, 24 febbraio 1990).

Il tavolo è quello dell’aereo che riporta a casa gli azzurri dopo la vittoria dell’11 luglio 1982 che li proclamò campioni del mondo; sopra, in primo piano, c’era la Coppa del Mondo e gli accoppiamenti della partita di carte erano: Zoff-Pertini contro Bearzot-Causio. 
Di quel “match” Causio ricorda il punto decisivo, neanche fosse una partita di calcio: “Io ero in coppia con Bearzot, il presidente con Zoff. Io feci una furbata: calai il sette, pur avendone uno solo. Pertini lo lasciò passare e Bearzot prese il settebello. Abbiamo vinto così quella partita.”
Pertini si arrabbiò con Bearzot, per la giocata, e con Zoff, accusandolo di averlo fatto perdere. Il simpatico presidente amava giocare, ma non era una gran giocatore e in quell’occasione fu lui a sbagliare. Ma non lo ammise mai in pubblico, così come nulla disse Zoff. Ma a distanza di un anno, quando il portiere appese i guantoni al chiodo, Pertini mandò un telegramma al compagno di scopone, ammettendo la colpa della sconfitta: “Caro Zoff, io non dimenticherò mai la tua bravura nel Mundial et la tua bonarietà quando tuo compagno in una partita a scopone sull’aereo che ci riportava a Roma ti ho fatto perdere […] Vieni a trovarmi, giocheremo a scopone e cercherò di non fare più gli errori che mi hai giustamente rimproverato. Auguri mio caro Zoff.”

Questa è l’Italia che sogniamo. 

Grazie alle fotografie siamo solo spettatori lontani nel tempo.