Un mercato interno sempre più stanco, le folte schiere di ricchi e lontani consumatori dai gusti facili. Ma anche i tempi di acquisto sempre più anticipati e le sfilate delle collezioni a venire visibili subito in ogni angolo con gran dovizia di dettagli. Si tratta di una sommatoria di fattori che certo non giova all’appeal dei grandi marchi, sempre più intenti a immortalare i loro vestiti e gli accessori sull’altare di un business massiccio piuttosto che di una stimolante creatività.
Così sulle passerelle sfilano collezioni che sanno tanto di deja vu, tanto, troppo simili tra di loro e oltremisura riverenti le ultime tendenze pedissequamente rincorse, che spesso non sono che ripescaggi neppur tanto rivisti di epoche passate. Già da alcune stagioni è gettonatissimo tutto ciò in odor di anni ’80, ma non si finisce mai di guardare ai ’70 e, per la prossima estate la macchina del tempo si fermerà sul finire dei ’60, purchè visibilmente upperclass. Tutti, proprio tutti: nessun esonero dalla rincorsa.
Si sa che ora il business si fa altrove, ben lontano dai confini nazionali, ma suvvia, quando è troppo è troppo. Certo le strutture che appartengono ai grandi marchi (per non parlare dell’ingerenza della finanza) consentono massicci investimenti pubblicitari capaci di creare quelle suggestioni che spesso offuscano il reale contenuto del prodotto, suggestioni a cui i nuovi ricchi mercati sono ora assai più sensibili rispetto ai consumatori più evoluti del vecchio continente. Che non nascondono di rivolgere le loro preferenze verso prodotti di nicchia, che ancora svelino una ricerca creativa e decisamente meno inflazionati. Non per nulla i buyer nostrani denunciano la disaffezione dei loro clienti per i marchi troppo esibiti, le superfici logate e le patacche.
On ci resta che auspicarci che le scelte di abiti ed accessori rivelino non tanto la quantità di un denaro di recente conquistato, piuttosto una ritrovata attititudine al bello, al reale valore di un prodotto che non si esaurisce in una stagione e che sveli davvero qualcosa della personalità di chi lo indossa.
GAIA DONDI