Jorge Lorenzo, grazie al secondo posto nel GP d’Australia, è il Campione del Mondo MotoGP 2012. Conosciamolo meglio. Arrivato alla 250 GP nel 2005, già nel 2006 si laurea campione e l’anno successivo bissa il successo. Nel 2008 fa la sua prima stagione in MotoGP, chiudendola al quarto posto, nel 2009 fa un altro passo in avanti finendo secondo e dimostrando di essere maturo per la conquista del titolo più ambizioso. E, infatti, la consacrazione del talento spagnolo arriva già nel 2010 in sella alla Yamaha M1, poi il 2011 è stato appannaggio del rivale australiano Casey Stoner (Honda) e questo 2012, che si concluderà l’11 novembre sul circuito Ricardo Tormo di Valencia, ha coronato Jorge campione con una prova di anticipo. Il quattro volte Campione del Mondo è davvero il più forte pilota del momento? Difficile avere dei dubbi, perché riesce meglio degli altri a coniugare la velocità in sella con una gestione matura della gara. Quest’anno, quando non ha vinto, ha fatto secondo, a parte l’unico zero dovuto a una caduta di cui non è responsabile. Il duello con Dany Pedrosa è stato leale, il fantino della Honda gli ha messo il fiato sul collo specialmente in questa seconda parte della stagione e, certamente, se fosse partito già dalle prime gare con la stessa convinzione, avrebbe potuto giocarsela fino alla fine. Ma vediamo come è andato questo week end australiano, prima di parlare di dove sta andando la MotoGP. Dany si è presentato a Phillip Island, a due gare dal termine, con ancora una manciata di punti da recuperare al suo rivale Jorge. Questo voleva dire una sola cosa: correre all’attacco e vincere, sperando che il connazionale non arrivasse secondo, magari anche grazie a un compagno di scuderia, Casey Stoner, particolarmente in palla. Dopo una partenza arrembante, però, Dany è caduto e ha lasciato via libera a Jorge per la conquista del titolo. Casey ha fatto il suo, vincendo la gara di casa davanti ai suoi tifosi, la penultima della sua carriera, visto l’annunciato ritiro dalle competizioni per il prossimo anno. Visto così, il campionato MotoGP 2012 sembra essere stato ricco di battaglie e colpi di scena, ma la verità è che questa è stata l’edizione più noiosa degli ultimi 20 anni. Gare combattute per la vittoria non se ne sono quasi mai viste, perché la regola è stata quella di piloti che guidano al loro limite e si distanziano di metri o secondi mano a mano che i giri passano. Nelle retrovie si assiste sempre a delle belle bagarre ma, ci chiediamo: cosa manca alla MotoGP per offrire lo stesso spettacolo della Moto2 o della SBK? Forse il livellamento delle prestazioni dei mezzi, prerogativa della Moto2, fa sì che siano quasi solamente i piloti gli artefici della prestazione e questo gioca di certo a favore dello spettacolo. Poi, alla fine, il più bravo vince sempre e comunque. Marc Màrquez, pilota spagnolo della Moto2, ne è l’esempio. La sua moto, simile alle altre, è sempre stata una delle meglio messe a punto, grazie a un team che ha lavorato alla grande. Il giovane Marc si è trovato di fronte decine di piloti altrettanto caparbi e desiderosi di emergere e, in particolare, Pol Espargaro, che gli ha dato filo da torcere per l’intera stagione. Ma Marquez è riuscito a portarsi a casa il primo titolo della Moto2 a Phillip Island, con una gara di anticipo, vincendo e convincendo gara dopo gara, sorpasso dopo sorpasso, nel campionato GP più bello e combattuto del 2012. Certamente la MotoGP non può diventare una versione anabolizzata della Moto2 perché è, e deve restare, la massima espressione tecnologica per i costruttori in campo motociclistico. Però così non funziona, basta guardare la griglia di partenza, arricchita dall’escamotage delle CRT, moto che sono dei prototipi solo nella ciclistica perché i loro motori sono derivati di serie: oggi a competere nella massima classe ci sono solo Honda, Yamaha e Ducati, mentre fino a pochi anni fa erano presenti anche Suzuki, Kawasaki, Aprilia e Petronas. Nemmeno il monogomma Bridgestone ha sortito benefici effetti sullo spettacolo. Lo stesso Carmelo Ezpeleta, patron della Dorna, non sembra avere le idee troppo chiare. Prima le moto erano di 1000 cc, poi sono state ridotte a 800, quindi sono tornate a 1000, mettiamoci anche il monogomma e la grande novità delle CRT che, purtroppo, si sono quasi sempre piazzate dietro le MotoGP, creando, di fatto, una classifica separata e facendo sembrare il tutto un teatrino per mascherare una griglia di partenza altrimenti deserta. Se si pensa che per riavere delle belle gare, combattute fino all’ultimo giro, basti un Valentino Rossi da podio di nuovo in sella alla Yamaha nel 2013, possiamo essere d’accordo. Ma la soluzione alla profonda crisi di spettacolo della MotoGP non può essere messa sulle spalle di un solo uomo. Occorrono proposte concrete. Nell’attesa facciamo i complimenti ai tre nuovi Campioni del mondo: Jorge Lorenzo in MotoGP, Marc Marquez in Moto2 e Sandro Cortese in Moto3.