God save the King: Freddie Mercury

Ha fatto ballare un’intera generazione ed ancora oggi è ricordato come uno dei più grandi interpreti musicali. Una figura teatrale, un personaggio da palcoscenico e, soprattutto, un grandioso musicista in grado di stupire, improvvisare e rendere ogni performance unica e coinvolgente. Il 24 novembre di ogni anno si ricorda la scomparsa di questo grande artista, membro fondatore dei Queen, figura unica nel suo genere per le grandiose capacità vocali e l’estro compositivo. Nato il 5 settembre 1946, Freddie Mercury (Farrokh Buslara), dopo la formazione scolastica e dopo alcune esperienze da solista e in piccole band, fondò, nell’aprile del 1970, insieme a Brian May e Roger Taylor, i Queen. È un nome forte e immediato. Aveva un sacco di potenziale visivo” commentò lo stesso cantante, dimostrando già un preciso progetto musicale e scenografico. Nel 1971, dopo l’ingresso nel gruppo di John Deacon, Mercury si occupò della progettazione del logo della band che andò a segnare il primo album, Queen, uscito nel 1973.  Già nei primi anni con il gruppo, Mercury dimostrò un’eccezionale dote di front-man, coinvolgendo il pubblico e rendendosi protagonista di concerti-spettacolo ridondanti di energia, fortemente teatrali, caratterizzati da stravaganti costumi scenici e un trucco a volte troppo espressivo. Fu sempre negli anni Settanta che Freddie iniziò a parlare del proprio orientamento sessuale, dichiarando la propria omosessualità. Negli anni Ottanta, l’affermazione ufficiale dei Queen e i notevoli successi raggiunti portarono il gruppo ad una sempre maggiore sperimentazione musicale, fomentata dall’entusiasmo e dall’eccezionale vocalità di Mercury che con il successo di Bohemian Rapsody già aveva dato prova di creatività e di apertura musicale. Dallo stile eccentrico del primo periodo, Mercury passò negli anni Ottanta ad un look più semplice, con capelli corti e baffi, rivoluzionando la sua immagine pubblica, cambiamento che, nell’immediato, non fu ben accolto dai fan .Furono quelli anche gli anni della “perdizione”: il complesso si trasferì a registrare a Monaco di Baviera, la cui vita notturna deviò il gruppo dagli impegni lavorativi, comportando problemi creativi e forti ripercussioni sul disco in produzione, che in effetti non ottenne il successo dei precedenti. Ne seguì un breve scioglimento del gruppo che portò Mercury a riprendere alcuni progetti solisti, pubblicando il brano Love Kills. Ricompattati i Queen nel 1983, diedero il via ad una serie di straordinarie turnée di eccezionale successo, quali il Rock in Rio (1985, 250.000 spettatori) e il Live Aid (13 luglio 1985, 72.000 spettatori) al Wembley Stadium di Londra, location, quest’ultima, che fu ritrovata nei concerti dell’11-12 luglio 1986, eventi che resero immortale le figura di Mercury: considerata la migliore esibizione live rock di sempre, il front-man Freddie la consacrò una performance memorabile, oltre che musicalmente, presentandosi vestito da re, con manto e corona, cantando “God save the Queen”. Nonostante la pubblicazione dell’album solista Mr. Bad Guy, che non trovò il successo sperato, Mercury continuò ad impegnarsi energicamente in molteplici tour e concerti con il gruppo, l’ultimo dei quali si tenne nell’agosto 1986, presso il Parco di Knebworth.  Continuarono anche i progetti da solista: la cover The great pretender ottenne notevole successo e fu seguita, nel 1988, dal disco Barcelona, un lavoro improntato sull’avvicinamento al mondo dell’opera, realizzato in collaborazione con Montserrat Caballé. Fu questo il periodo nel quale si iniziò a parlare dell’HIV, il cui contagio Mercury negò pubblicamente fin dal 1987, confessandolo, di contro, ai membri della band. La cessazione dei tour-spettacolo e il progressivo peggioramento fisico di Mercury non fecero che acuire le voci sulla malattia del cantante, che fu nuovamente smentita dal gruppo con un comunicato ufficiale nel 1990. Nonostante il notevole affaticamento, Mercury continuò incessantemente a lavorare finché contrasse una polmonite che lo costrinse a sospendere l’attività canora. Il 22 novembre 1991 la malattia fu resa nota per mezzo del manager del gruppo che il giorno successivo ne diede comunicazione alla stampa. Nel tardo pomeriggio del 24 novembre Freddy Mercury morì a causa di una broncopolmonite aggravata dall’HIV. Tantissime le celebrità che presero parte alla cerimonia funebre, tra le quali Micheal Jackson, che collaborò con Freddie in alcuni progetti solisti, Elton John e David Bowie, con il quale produsse la celebre Under Pressure . L’unicità della figura musicale e scenica di Mercury ha lasciato un grande e prematuro vuoto nel panorama musicale: una voce inconfondibile, poliedrica, capace di passare dal rock all’acuto, dal falsetto ai toni più colorati e forti; un compositore aperto alla sperimentazione, alla commistione di generi e stili, un tratto che fu caratteristico della produzione dei Queen. Affrontò tutti i generi il rock, innestandoli con venature blues, funky, dance, giungendo fino alla musica classica, coniugando opera e rock. In memoria di questo grandissimo artista, i membri dei Queen organizzarono il Freddie Mercury Tribute Concert al Wembley Stadium londinese (20 aprile 1992) al quale aderirono i più importanti artisti e oltre 72.000 spettatori paganti che, grazie alla loro partecipazione, permisero di raccogliere i fondi per il The Mercury Phoenix Trust, associazione attiva nella lotta contro l’HIV. Diverse sono le pubblicazioni postume, alcune delle quali contenenti tracce registrate da Mercury nell’ultimo periodo, durante la permanenza in Svizzera. Ad oggi, Freddie Mercury rappresenta una delle più conosciute icone rock di tutti i tempi, come confermano le classifiche stilate dai magazine specialistici che lo hanno eletto uno dei migliori cantanti di tutti i tempi.

Federica Gennari