LED ZEPPELIN: TO BE A ROCK AND NOT TO ROLL

Dici Led Zeppelin, e pensi subito a “Stairway To Heaven”: questo brano infatti non rappresenta solo il momento topico della loro carriera, ma anche la canzone definitiva del rock&roll; perché, citando un altro celebre pezzo “The song remains the same”, la canzone è sempre quella.
I Led Zeppelin nascono dall’incontro fortunato di quattro ragazzi giovanissimi, tutti di incredibile talento musicale: Robert Plant, voce ed armonica, ugola finissima e carisma di un dio greco; Jimmy Page, chitarrista geniale con passioni per l’occulto; John Paul Jones, bassista dal ritmo impeccabile; John Bonham, batterista estremamente innovativo.
Si assemblano, le prime volte, ascoltando insieme vecchi classici del blues in salotti occasionali: nell’Inghilterra degli anni ’60, influenzati dalle radici artistiche americane, ottengono subito un contratto con la Atlantic, la cifra imposta dal loro manager Peter Grant, per l’epoca, è sbalorditiva: circa 200.000 dollari.
Dopo un tour negli Stati Uniti, patria prediletta nonché adottiva della band, viene pubblicato nel 1969 il disco d’esordio: il titolo è semplicemente Led Zeppelin, e rappresenta uno sviluppo primordiale per le sonorità a venire dell’hard rock; il pezzo più apprezzato è sicuramente “Dazed and confused”, improvvisazione psichedelica con tanto di archetto sfregiato sulle corde della chitarra, in grado di superare i venti minuti durante i concerti.
E’ proprio tra un live e l’altro che esce Led Zeppelin II, aperto dal riff incontenibile di “Whole lotta love”: il gruppo, adoperando lo studio mobile dei Rolling Stones, utilizza sfrontate metafore sessuali e ritmi travolgenti; meno di un anno dopo, i quattro si trasferiscono in un cottage di campagna sprovvisto di apparecchiature elettriche, dando vita a Led Zeppelin III ed esplorando sonorità maggiormente introspettive.
Il successo che ha accompagnato questi tre lavori, però, e che li ha portati costantemente nelle prime posizioni delle classifiche, viene suggellato nel 1971: Led Zeppelin IV, il cui nome in realtà è sostituito da vari simboli – ognuno corrispondente ad un membro del complesso -, diventa l’album più venduto sino ad allora.
L’assolo di Stairway To Heaven, votato in seguito come il migliore della storia, diventerà col tempo il marchio di fabbrica dei Led Zeppelin: un suono rude, sporco, aggressivo, ricco di spunti lirici fantasiosi rubati dalla memoria del miglior Tolkien.
I live si moltiplicano, le storie di occultismo che gravitano attorno alla band si intensificano, e soprattutto continuano a girare le voci che vedono i Led Zeppelin come l’incarnazione dell’eccesso: stanze d’albergo distrutte, groupies nude sotto i tavoli e in vasche piene di fagioli, televisori gettati dall’ultimo piano del palazzo.
I Led Zeppelin, del resto, sfruttano alla perfezione lo stile hippie dell’epoca; le vendite poi non accennano a fermarsi, ed ecco il motivo per cui a loro tutto è permesso.
Gli album che seguono, pur attestandosi su ottimi livelli, iniziano a risentire del cambio di passo che la musica comincia ad attuare: Houses of the Holy e Physical Graffiti sembrano infatti raccolte di scarti (di lusso) dai precedenti dischi, piuttosto che lavori studiati in fase di registrazione.
Esce perfino un film, datato 1976, un concerto su pellicola dal titolo “The Song remains the same”; la formula elaborata nel passato, però, sta sfuggendo di mano agli stessi autori: i Led Zeppelin
sono considerati adesso quasi i “dinosauri” del rock, e il pubblico giovane inizia a guardare oltre.
Gli ultimi due Lp, Presence e In through the out door, segnano la fine: premiati entrambi dal successo commerciale, privi di originalità ma con spunti interessanti quali Achilles Last Stand e All my love, si fermano giusto un momento prima che il gruppo scenda nell’oblio.
Il gruppo si sciolse il 4 dicembre del 1980, pochi mesi dopo la morte di John Henry Bonham (Redditch, 31 maggio 1948 – Windsor, 25 settembre 1980), il batterista ritrovato morto soffocato dal proprio vomito.
Da qui in poi uscirà soltanto Coda, postumo, e i Led Zeppelin piomberanno in un silenzio volontario: nessuna reunion, se non occasionale in qualche performance dal vivo straordinaria.
Del resto, la band non deve rilasciare giustificazioni al riguardo: con oltre 300 milioni di copie vendute, il gruppo si è guadagnato un posto immortale nella storia della musica.

“L’idea di Stairway to Heaven era quella di avere un pezzo di musica, una canzone che si sarebbe dovuta sviluppare su più strati e dovesse andare a coinvolgere diversi stati d’animo. Tutta l’intensità e la finezza dovevano servire per dare spinta al brano sotto ogni punto di vista, sia quello emozionale che musicale. Per questo la canzone continua ad aprire e ad esplorare un certo tipo di schemi.” (Jimmy Page in un’intervista con la BBC nel 2014)

A dimostrazione che, citando la frase di “Stairway to Heaven” (To be a rock and not to roll”Essere una roccia e non rotolare) . Sono rimasti un caposaldo generazionale incapace di essere dimenticato.

Gabriele Fagioli

 

 

Discografia:

  • 1969 – Led Zeppelin
  • 1969 – Led Zeppelin II
  • 1970 – Led Zeppelin III
  • 1971 – Led Zeppelin IV
  • 1973 – Houses of the Holy
  • 1975 – Physical Graffiti
  • 1976 – Presence
  • 1979 – In Through the Out Door
  • 1982 – Coda