Pensate allo scalpore suscitato nel 1947 con la serie dei cosiddetti “buchi” sulla tela, e poi dal 1958 al 1959 con i famosissimi “tagli”.
Le sue opere pittoriche più quotate del panorama artistico internazionale sono I “Fine di Dio”, realizzate tra 1963 e 1964, che raggiungono i 30.000.000 di dollari. Lui si chiamava Lucio Fontana. Fondatore dello Spazialismo nel 1946, il movimento che è riuscita ad andare oltre l’arte convenzionale, “inserendo all’interno della sua indagine i concetti di spazio e tempo”, la sua produzione iconica, eclettica e sperimentale non necessita di grandi presentazioni.
Nei buchi slabbrati del ciclo “Fine di Dio” (1963), realizzate su telai ovali e si spaziano dalle costellazioni di “buchi”, squarci e graffiti, Fontana percorre una strada del tutto innovativo per ridefinire il rapporto spazio-superficie-materia, percorrendo la strada di una nuova creazione assoluta. “Per Fontana lo spazio ha un corpo. Con questa semplice certezza che gli viene da quello che vede, Fontana riesce a confondere davanti ai nostri occhi di ogni giorno, qualunque nozione di luogo, di tempo e di stato delle cose” .
La genialità dell’innovativo e il violento gesto non era assolutamente da tutti, ma da grandi e visionari artisti, da artisti spaziali.
Nonostante nativo di Argentina è considerato comunque nel mondo come l’artista contemporaneo più celebre italiano.