LA CELLA DELL’AMORE: UNA BREVE STORIA SULLA LOVE ADDICTION DI DOTT. RICCARDO CABONI

Carissimi lettori e lettrici inizia il viaggio all’interno delle Coniugazioni dell’Essere.
Oggi vi parlerò di delle dipendenza d’amore o anche conosciuta come “Love Addiction”.
“Addiction” proviene dal latino “addictus” che indicava la condizione di schiavo in seguito al mancato pagamento nei confronti del proprio creditore. Il creditore poteva vendere lo schiavo o tenerlo incatenato nel proprio carcere privato, figura tipica del diritto romano arcaico. Oggi con il termine “addiction” si indicano tutte quelle condizioni patologiche in cui i soggetti sono degli schiavi incatenati da sostanze d’abuso, dal sesso, dal gioco, ecc ecc.. Dipendere da qualcosa o da qualcuno è una condizione totalizzante, cioè per il soggetto non conta nient’altro se non l’oggetto o il soggetto di cui si è schiavi.

Marco, 30 anni, laureato, lavora presso un’importante società ed è pienamente soddisfatto della sua condizione lavorativa e sociale, fino a quando, però, non entra nella sua vita la donna che ha sempre desiderato e sognato: Anna. Con Anna comincia una nuova fase della vita del ragazzo. La relazione inizia come un classico colpo di fulmine. Per lui è la donna perfetta, senza difetti: è proprio la sua donna ideale. Dopo un anno di frequentazione i due decidono di andare a vivere insieme e progettano il matrimonio. La convivenza prosegue, ma le continue richieste assillanti di Marco portano Anna a ridurre a zero la propria vita sociale. Anna cede alla pressione del giovane uomo anche perché lui già da tempo si dedica completamente a lei. Per lui non esiste nient’altro che la sua amata. Anna è la ragione di vita di Marco. Anna ogni tanto cerca di contrastare le richieste di Marco e le scenate di gelosia non riuscendo. La frase che lui spesso dice a lei è “dopo tutto quello che io faccio per te, tu mi tratti in questo modo, io faccio tutto per te e tu?”. La giovane Anna si sente immobilizzata di fronte a queste frasi e non sa cosa risponde poiché è vero che il suo amato fa proprio tutto per lei, anche se comincia a sentirsi mancare l’aria. Marco da parte sua vive queste discussioni in modo contrastante, sentimenti di amore e odio, sentimenti di smarrimento. Il giovane si perde, si dispera, per lui una discussione è come un coltello che gli trafigge perennemente il cuore. Nonostante queste ferite il suo amore è infinito, senza confini. Per lui non è una questione di principio, poiché ritiene “normale” vivere l’amore in questo modo: il soggetto amato è il dio e lui un suo adepto. Marco in quanto tale non esiste poiché oramai è divenuto un prolungamento dei desideri e del mondo di Anna. Ormai il suo lavoro non conta più se non in funzione della felicità di Anna. L’amore per questa relazione ha l’odore della muffa, ma questo odore è la catena che rende Marco schiavo del suo amore. La ragazza si rende conto che c’è qualcosa che non va e che ciò che ha costruito insieme a Marco non è amore ma una cella dorata.

La “Love Addiction” comporta cicli di euforia e delusione, dipendenza emotiva e idealizzazione del partner. Evidenze scientifiche mostrano che i meccanismi neurobiologici alla base di questa dipendenza siano gli stessi coinvolti nella dipendenza dalle sostanze d’abuso. Dagli studi scientifici effettuati fin ora sembrerebbe che la problematica colpisca maggiormente le donne, mentre gli uomini sarebbero più inclini alla dipendenza sessuale. E.Bader e P.Person ipotizzano quattro fasi evolutive nella relazione di coppia: simbiosi, differenziazione, sperimentazione, riavvicinamento e interdipendenza. Ciascuna fase è un importante passaggio preparatorio per la successiva. Nella “Love Addiction” potremmo dire che il soggetto dipendente rimane ancorato alla fase di simbiosi la quale rappresenta l’innamoramento e l’idealizzazione. Marco vive l’amore dentro un ideale che non potrà mai raggiungere poiché non riesce a vedere la sua partner come persona distinta da sé. In questi casi è importante non essere complici del malessere del partner ma invitarlo a rivolgersi a chi di competenza (psicologo/psicoterapeuta). 

Dr. Riccardo Caboni