EQUITAZIONE

La mia passione. La mia giacca rossa abbinata a quei pantaloni bianchi, stivali di cuoio e il cap, un gradevole casco con mentoniera, rivestito in velluto. La mia voglia di vincere, il silenzio degli spettatori e il mio cuore che batteva forte per l’emozione, per la preoccuazione di non ricordarmi il percorso.
L’equitazione, dal latino ĕquus, è uno sport riconosciuto, inserito nel programma olimpico, dove richiede l’utilizzo del cavallo. Uno sport vero dove si suda, si dimagrisce e si fanno i muscoli, dove ci vogliono anni d’impegno per imparare, mettendo in in preventivo che si cade e si deve rialzarsi. Le disgrazie possono capitare, ma nella maggior parte dei casi non ci sono conseguenze. Ma l’uso del cap è sempre consigliabile.
Il cavallo, il cui termine deriva dal tardo latino căballus, che indicava principalmente il cavallo da tiro o castrato, ha nelle proprie indole l’istinto della corsa e del salto.
In tutte le discipline “Ippiche”, dal greco ἵππος (híppos) che significa appunto cavallo,
 è fondamentale l’affiatamento e la sinergia tra il cavallo e il suo cavaliere, amazzone o fantino, a seconda del sesso o categorie, che comprendono le gare ad ostacoli, di galoppo, di trotto, di corsa ad ostacoli, dressage o cross, praticabili individualmente o in squadra, in maneggi, ippodromi o in campagna, senza alcuna influenza per il peso o altezza. 
La capacità intellettiva del cavallo è molto semplice e permette al cavallo ad analizzare chi lo monta; riesce in pochi minuti a capire se il suo cavaliere è o no uno esperto, percependo le ansie, le paure, la rabbia, l’allegria e la sicurezza di chi lo monta. Riconosce persone e cose e impara in fretta.
Nella monta, l’equilibrio del cavaliere è facilitato dall’appoggio sulle staffe, ma quello che conta di più è la sicurezza che si acquisisce grazie alla pressione forte e continua delle gambe, quello che mette sotto sforzo i muscoli dell’interno coscia stringendo le gambe. L’uso delle braccia è molto limitata; il cavallo comunque ha di un appoggio sulla sua bocca, garantito dalle redini tese che gli creano un ulteriore contatto, ma i veri comandi vengono dati con le gambe. 
Una volta sceso dal cavallo, l’equitazione impone al cavaliere altre regole, come quello della pulizia. Il cavallo non si pulisce da solo e vive tra il fango, polvere, escrementi vari, bave e peli, realtà che un vero sportivo deve provvedere. Il compito del cavaliere comprende anche le strigliate e le tosate del covallo, come anche la cura e la pulizia dei finimenti; briglie, sella parastinchi ecc.
Nel Medioevo, per la prima volta, il cavallo cominciò ad essere utilizzato anche ai fini agonistici, di divertimento e di spettacolo. Montare a cavallo per il proprio piacere diventò ordinario per l’aristocrazia, ed allenarsi ai fini agonistici divenne velocemente una priorità per gli aristocratici. Nel Rinascimento, in molte corti d’Europa, nacquero le prima scuole d’equitazione dove i maestri insegnavano equitazione, l’uso delle armi, la danza, la musica, la pittura e la matematica.
La prima scuola importante fu l’Accademia di Napoli, che divenne più famosa nel cinquecento sotto gli insegnamenti di Giovan Battista Pignatelli, al quale è attribuito il merito dei primi maneggi a Napoli, chiamati “cavallerizze”. Napoli così si confermò come il centro della nascita dei principi dell’equitazione e della nuova cultura che cominciava a formarsi attorno al cavallo. La nobiltà di tutta Europa si recava a Napoli per imparare quest’arte. Lo stesso Luigi XIII come maestro Pluvinel, uno degli alunni di Pignatelli.
Così, la moda d’allora impose che, dal Cinquecento all’Ottocento, in tutti i palazzi reali e le corti si doveva avere un cavallerizzo che insegnasse al signore e alla sua corte l’equitazione. Claudio Corte, di scuola napoletana, divenne cortigiano di Elisabetta I d’Inghilterra, mentre Pirro Antonio Ferraro venne ospitato alla corte di Filippo II di Spagna.
Ci furono anche scuole famose come “l’Accademia cavalleresca di Udine” (1609), “l’Accademia dei cavalieri del Sole di Pavia”, ma soprattutto “la Stella di Messina” e “la Delia” di Padova, tutti luoghi esclusivi, dedicati solo a cavalieri e aristocratici.
Lo scopo dei nobili era avere un luogo dove potevano riunirsi, esercitarsi a combattere e a montare a cavallo per poter essere officialmente riconosciuti come cavalieri. Grazie a questa tendenza nacquero poi scuole prestigiose in Francia, in Austria, in Spagna e in altri paesi. Da non dimenticare la prestigiosa “Scuola di equitazione spagnola” di Vienna (1729) e il “Cadre Noir di Saumur” (1825), come istituzioni di Stato, sono stati probabilmente gli ultimi eredi dell’equitazione accademica nata durante il Rinascimento italiano.

In Francia il fondatore della prima scuola di equitazione moderna fu François Robichon de La Guérinière (Essay, 8 maggio 1688 – Parigi, 2 luglio 1751), scudiero di Luigi XV, che nel 1715 aprì un’accademia a Parigi e diresse il maneggio delle Tuileries dal 1730 fino al 1751, quando morì. Scrisse inoltre un’opera chiamata “L’école de cavalerie – la scuola di cavalleria”, in cui spiegava i metodi e le tecniche da lui utilizzate per insegnare l’equitazione. Ispirata da questo libro nacque così la “Scuola di Equitazione spagnola” di Vienna.
Nel’800 i cavalli vennero utilizzati anche per scopi militari: erano utilizzati per spostamneti veloci nei terreni irregolari per sfuggire al fuoco dei nemici. Nel 900, oltre allo sport e al divertimento si sviluppò, soprattutto in Inghilterra, la caccia a cavallo e la monta di questi animali in grandi spazi aperti come prati o foreste.


tipi di monta:

  • da lavoro, per uso agricolo,
  • Americana o Western dei cowboy americani
  • Vaquera dei gaucho argentini e degli spagnoli
  • Maremmana dei butteri maremmani
  • inglese
  • Sportiva o Inglese o Italiana: tutti i tipi di monta che comprendono le discipline olimpiche.
  • Concorso completo
  • Salto ostacoli
  • Dressage
  • Cross Country
  • Endurance
  • Equitazione Classica: l’equitazione praticata secondo i testi dei Vecchi Maestri (De La Guérinière, Baucher, Steinbrecht, L’Hotte, ecc.) fra i quali è annoverato anche il Maestro contemporaneo Nuno Oliveira.

Le andature del cavallo:

  • passo: quando il cavallo poggia gli arti uno per volta
  • trotto: quando il cavallo poggia due arti simultaneamente e diagonalmente, postriore destro con anteriore sinisctro e viceversa
  • galoppo: l’andatura più veloce di un cavallo, in cui muove prima un posteriore poi il diagonale infine l’altro anteriore
  • canter:  un’andatura compresa tra il galoppo da lavoro e quello medio
  • trafalco: tipico della razza brasiliana Mangalarga. Il trotto con gli arti anteriori e galoppo con quelli posteriori. Si riscontra anche nei puledri non ancora addestrati.
  • ambi: un’andatura tipico del cavallo Trottatore americano
  • tölt: detta anche ambio veloce

 

Arman Golapyan