“Se per esempio muori all’improvviso di notte, tante cose rimangono incompiute. Oggi so che ho il dovere di comportarmi in un certo modo nei confronti delle persone, di mia moglie, delle mie figlie perché non so quanto vivrò.Quindi mi dà questa opportunità di scrivere le lettere, di sistemare assolutamente le cose.La malattia non è esclusivamente sofferenza.Ci sono dei momenti bellissimi.La malattia ti può insegnare molto di come sei fatto, ti può spingere anche più in la rispetto al modo anche superficiale in cui viviamo la nostra vita.La considero anche un’opportunità.Non ti dico che arrivo fino a essere grato nei confronti del cancro, però non la considero una battaglia.L’ho detto più volte. Se mi mettessi a fare la battaglia col cancro ne uscirei distrutto.Lo considero una fase della mia vita, un compagno di viaggio, che spero prima o poi si stanchi e mi dica “Ok, ti ho temprato. Ti ho permesso di fare un percorso, adesso sei pronto.Cerco di non perdere tempo, di dire ai miei genitori che gli voglio bene. Mi sono reso conto che non vale più la pena di perdere tempo e fare delle stronzate. Fai le cose che ti piacciono e di cui sei appassionato, per il resto non c’è tempo. Siamo qui per cercare di capire il senso della vita e io ti dico: ho paura di morire.Spero di vivere il più a lungo possibile, però mi sento molto più fragile di prima e ogni comportamento mi porta a fare questo ragionamento, cioè: “È la cosa giusta che sto mostrando alle mie figlie?”. In questo senso, cerco di essere un esempio positivo, cerco di insegnare loro che la felicità dipende dalla prospettiva attraverso la quale tu guardi la vita.Cerco di spiegare loro che non devi darti delle arie, devi ascoltare di più e parlare di meno, migliorarti ogni giorno, devi ridere spesso e aiutare gli altri.Secondo me, questo è un po’ il segreto della felicità.” (Gianluca Vialli)
Gianluca Vialli (Cremona, 9 luglio 1964 – Londra, 6 gennaio 2023), ex calciatore, allenatore di calcio e commentatore televisivo italiano, è stato uno dei pochissimi calciatori italiani che hanno vinto tutte le tre principali competizioni UEFA per club e l’unico che le ha vinte con tre squadre differenti. Detiene anche il record assoluto di realizzazioni in una singola edizione della Coppa Italia, con 13 reti nel campionato 1988-1989. Inoltre vanta 259 gol con squadre di club, 16 con la Nazionale maggiore e 11 con la Nazionale Under-21, per un totale di 286 gol in più di 500 partite.
Vialli nasce a Cremona, in una famiglia cremonese DOC. Inizia la sua carriera all’oratorio di Cristo Re, al villaggio Po di Cremona. Entra nelle giovanili del Pizzighettone, per poi passare alla Primavera della Cremonese.
Nel 1980, inizia a giocare nella Cremonese, per poi passare alla Sampdoria, Juventus e in fine alla Chelsea. Nella sua Carriera vince due scudetti, il primo storico con la Sampdoria nella stagione 1990-1991, in coppia con il suo “gemello del gol” Roberto Mancini, il secondo con la Juventus nella stagione 1994-1995. Sempre con la Juventus vince inoltre una Champions League nel 1996, battendo in finale l’Ajax ai calci di rigore. Nel 1992, sfuma la seconda Coppa dei Campioni nella finale persa 1-0 dalla Sampdoria contro il Barcellona ai supplementari.
Nel 1996, si trasferisce in Inghilterra per giocare con il Chelsea, dove dal 1998 assume il doppio ruolo di giocatore-allenatore.
Dopo diverse presenze nella Nazionale Under 21, in cui segnò 11 reti in 21 presenze, viene convocato nella nazionale di Azeglio Vicini ai Mondiali del 1986 in Messico, dove gioca tutte le partite. Dopo i mondiali, all’Europeo tedesco del 1988, segna la rete della vittoria contro la Spagna. Nel 1990, contribuisce alla conquista del 3° posto dell’Italia nei Mondiali. anche se lil protagonista principale era stato Totò Schillaci, il quale sarà anche capocannoniere per l’Italia.
La sua avventura in nazionale termina con l’arrivo del C.T. Arrigo Sacchi che non lo convoca per il mondiale USA 1994. Con la maglia della Nazionale maggiore totalizza complessivamente 59 presenze e 16 gol.
La sua carriera di allenatore inizia in Chelsea quando nel febbraio del 1998 Ruud Gullit viene licenziato. La squadra vince la Coppa di Lega e la Coppa delle Coppe. Finisce inoltre quarto nella Premier League. La stagione seguente, 1998-1999, vince la Supercoppa Europea battendo 1-0 il Real Madrid e termina al terzo posto in Premier League, a soli quattro punti dal Manchester United campione. Fu il miglior posizionamento della squadra dal 1970.
Nel 1999-2000 porta il Chelsea ai quarti di finale della Champions Leaguei. Nonostante un brutto quinto posto in Premier League, la stagione finisce con la vittoria sull’Aston Villa nella FA Cup.
L’ultima stagione di Vialli a Londra inizia con la vittoria nella FA Charity Shield contro il Manchester, il quinto trofeo conquistato in meno di tre anni, che rende Gianluca Vialli l’allenatore più vincente della storia del club fino a quel momento. Nonostante questo Vialli viene licenziato dopo cinque partite, dopo alcuni diverbi con diversi giocatori, tra questi Didier Deschamps e Dan Petrescu.
Nel 2001, accetta come allenatore la proposta del Watford, squadra della First Division inglese: nonostante i grandi e costosi cambiamenti del club, non ottiene che un 14° posto in campionato e viene licenziato dopo una sola stagione.
Anche in ambito sociale il campione si distingue, dal 2004 Vialli svolge un’importante attività con la “Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport Onlus”, fondata assieme all’ex calciatore Massimo Mauro e all’avvocato Cristina Grande Stevens, che ha lo scopo di raccogliere fondi per la ricerca sulla Sclerosi laterale amiotrofica e sul cancro, attraverso l’AISLA e la FPRC.
Vialli ha anche pubblicato in Inghilterra il libro “The Italian Job”, in cui analizza le differenze fra calcio italiano e inglese. Il libro è stato successivamente pubblicato anche in Italia per Mondadori “The Italian job. Tra Italia e Inghilterra, viaggio al cuore di due grandi culture calcistiche”.
Dal 2002, è consulente sportivo di Sky Sport, di cui è anche testimonial e commentatore con Paolo Rossi delle partite di UEFA Champions League, e degli eventi principali del calcio inglese al fianco di Massimo Marianella.
Il 26 febbraio 2006 Vialli ha anche avuto l’onore di essere stato il portatore della bandiera olimpica nel corso della Cerimonia di chiusura dei XX Giochi olimpici invernali di Torino 2006. Sempre nel 2006 scrive “The Italian Job” in collaborazione con il giornalista Gabriele Marcotti, un saggio in cui vengono analizzate le differenze tra calcio italiano e inglese.
Nel 2010 cura le prefazioni de “L’ultima partita” di Giulio Mola e nel 2013 “Un calcio alla SLA” di Gabriella Serravalle e l’edizione italiana di “Io sono il calciatore misterioso”. Nel 2018 la sua seconda opera cartacea, “Goals”, in cui racconta anche la battaglia contro il tumore affrontata nel 2017.
Nel 2021 firma a quattro mani con Roberto Mancini “La bella stagione”, in cui i due amici raccontano lo Scudetto sampdoriano.
Nel 2018, Vialli ha iniziato a parlare della sua battaglia contro cancro al pancreas iniziata nel 2017.
Nel 2022 ha dichiarato da grande uomo:“Ognuno di noi ha una “data di scadenza”. Non so quando la luce potrebbe spegnersi. Oggi so che ho il dovere di di comportarmi in un certo modo nei confronti delle persone, di mia moglie, delle mie figlie perché non so quanto vivrò. Quindi ti dà questa opportunità di scrivere le lettere, di sistemare assolutamente le cose.La malattia non è esclusivamente sofferenza. Ci sono dei momenti bellissimi. La malattia ti può insegnare molto di come sei fatto, ti può spingere anche più in la rispetto al modo anche superficiale in cui viviamo la nostra vita. La considero anche un’opportunità. Non ti dico che arrivo fino ad essere grato nei confronti del cancro, però non la considero una battaglia. L’ho detto più volte. Se mi mettessi a fare la battaglia col cancro ne uscirei distrutto. Lo considero una fase della mia vita, un compagno di viaggio, che spero prima o poi si stanchi e mi dica ‘Ok, ti ho temprato. Ti ho permesso di fare un percorso, adesso sei pronto'”.“Cerco di non perdere tempo, di dire ai miei genitori che gli voglio bene. E mi sono reso conto che non vale più la pena di perdere tempo e fare delle stronzate. Fai le cose che ti piacciono e di cui sei appassionato per il resto non c’è tempo. Siamo qui per cercare di capire il senso della vita e io ti dico, ho paura di morire”.
Francesco Murini