Kyoto, “la città dei mille templi”, ci porta a scoprire il Giappone, al diciassettesimo giorno del Giro del Mondo in 80 giorni. Rimaniamo dunque in Oriente per cercare di conoscere, per quanto possibile, la cultura giapponese, celata nei numerosi templi e giardini zen che fortunatamente si sono conservati in città, risparmiati dalle bombe della Seconda Guerra Mondiale. Kyoto si trova nell’isola di Honshu, attraversata dal fiume Kamo e abbracciata da floride colline: questo panorama sereno e verdeggiante richiama la filosofia zen dei giardini locali, aree connesse ai templi destinate alla meditazione. A Kyoto, la visita ai giardini zen è un vero e proprio obbligo: la progettazione, basata su principi minimalisti e puramente estetici, fa uso di pochi elementi quali ghiaia, muschio e piante, in grado comunque di creare composizioni raffinate ed eleganti. Due sono i giardini “imperdibili”: Daisen-in, nel tempio Daitoku-ji, e Ryoan-ji, caratterizzato da pietre di forme diverse e da un piano di sabbia, sapientemente e costantemente rastrellata, simbolo di un equilibrio mutevole. Nonostante gli spazi ridotti, questi giardini raggiungono un’armonia compositiva perfetta che trasuda pazienza, cura del dettaglio, equilibrio. Questa cultura meditativa e spirituale tanto radicata in Giappone emerge anche dai numerosi templi, dei quali i più famosi sono il Tempio Ginkaku-ji, conosciuto come “padiglione d’argento”, il Tempio Kinkaku-ji o “padiglione d’oro”, circondato da un bel parco (ma visitabile solo esternamente), il Tempio Koto-in, con scenografiche macchie di bambù e aceri rossi, il Tempio Kyomizu, eretto su palafitte in legno e il Tempio di Fushimi Inari, con il celebre corridoio di tori rossi, lungo oltre 4 chilometri. Al centro della città, sorge inoltre il castello Nijo-jo, risalente al 1625, edificato da Tokugawa Ieyasu nei pressi del palazzo imperiale. Tokugawa fu il successore di Toyotomi Hideyoshi, il samurai che unificò il Giappone e che regnò per molti anni sul paese. Il castello è costituito da più padiglioni notevolmente decorati all’interno e collegati da rumorosi pavimenti in legno, adatti a svelare l’arrivo del nemico. Toyotomi fu il costruttore della Villa di Katsura Rikyu (1590), esempio di residenza giapponese circondata da un ampio giardino. Un aspetto di Kyoto da non dimenticare, è il quartiere delle Geishe: certo, non è facile avvistare queste figure, se non in questo quartiere storico, dove con una certa fortuna è possibile vedere queste affascinanti donne giapponesi. Dobbiamo ricordare che la figura della geisha è stata notevolmente travisata in Occidente, nei secoli: interpretate come donne servili e prostitute di classe a completa disposizione dell’uomo, in realtà rappresentano delle artiste e intrattenitrici, abili nelle arti del canto e della danza, come richiama il significato stesso della parola (sign. “persona d’arte”). Nella tradizione, la Geisha era sottoposta ad una rigorosa educazione: venduta in tenera età alla casa, iniziava una prima fase di formazione dedicandosi alle faccende domestiche, per poi approssimarsi progressivamente all’arte, imparando a suonare, danzare, servire il tè, scrivere e intrattenere i clienti. Nella fase successiva apprendeva le tradizioni della preparazione, della vestizione con il kimono e affiancando le compagne più anziane, partecipava ai banchetti, facendo esperienza diretta. La “maiko” diventava geisha solo dopo anni di preparazione: oggi, questa sensuale figura orientale è conosciuta per il trucco marcato, abbinato a pettinature perfette e kimono dalle decorazioni raffinate e dai colori sgargianti. Ma accanto a questa tradizione secolare, che richiama anni e anni di consuetudini, Kyoto offre ai visitatori anche un’immagine moderna con il Manga Museum, una panoramica sulla cultura del fumetto e dell’animazione, che in Giappone hanno trovato proprie forme e un notevole successo con il Manga. La nostra permanenza a Kyoto ormai si è conclusa, ma prima di lasciare la città pare d’obbligo fare sosta per la notte in un “Ryokan”, dormendo per terra sui “futon” e provando il pesce per colazione, come da tradizione locale. Abbandoniamo Kyoto, serbando il ricordo di una cultura silenziosa e meditativa, sopravvissuta in una città di un milione e mezzo di abitanti.
Tarcisio Agliardi e Federica Gennari