Attraverso l’Asia, al nono giorno del nostro il giro del Mondo in 80 giorni, giungiamo a Kathmandu, la capitale del Nepal. Bagnata dai fiumi Vishnumati e Bagmati, che ne segnano i confini, la città si estende su un’area collinare e montuosa, conservando un cuore storico risalente al Seicento, nonostante l’insediamento originario risalga all’VIII secolo d.C., per la fondazione del re Guna Kamadeva. Ma di quell’era lontana non rimangono che leggende e qualche documento, rimasti sepolti sotto il centro storico, riconducibile alla dinastia Malla. La città è conosciuta come centro di culto induista, tant’è che numerosi sono i templi che costellano la città e la valle. Tra Induismo e Buddhismo, Kathmandu rappresenta uno dei più grandi centri sacri del pianeta, data l’alta concentrazione di edifici di culto. Uno dei quartieri più apprezzati dall’occhio del turista è Thamel, intessuto di stretti viottoli popolati da bazar, negozi, alberghi e numerosissimi veicoli a pedali e non. Un mondo caotico, senza una razionalità urbana, sovrappopolato di volti, oggetti ed edifici, sorti senza ordine durante la sregolata espansione della città. Agli incroci delle vie spesso sorgono diversi templi: tra i più maestosi e interessanti della città, troviamo quello di Dhansa, dedicato a Visnhu (1673), il Tempio di bronzo dorato Ashoka Vinayak, il tempio di Durga. Eccezionalmente decorato è il Palazzo della Kumari (XVIII secolo) in stile buddista, arricchito da intagli lignei e affreschi; altrettanto interessante la Pagoda di Bhimsen (XVII secolo), elevata su una base a gradoni che permette di godere del panorama sulla città. Il Palazzo Reale rappresenta una delle architetture più interessanti e maestose del complesso di Kathmandu: si accede attraverso un portale decorato da figure di culto, che aprono la via alla residenza vera e propria, anticipata da un cortile detto “del danzatore”, nome derivato dalla statua di Shiva, rappresentata in atto di danzare. Oltre ai dieci cortili, il complesso è costituito inoltre dalla pagoda di Panchmukhi Hanuman, dalla Sala del Trono, un tempo sala di rappresentanza e ricevimenti, e le quattro torri, tra le quali si ricorda quella di Basantapur, la più alta. Tra le più note pagode della città si ricorda quella di Taleju (ultimo quarto del XVI secolo) che si erge sull’agglomerato urbano per otto piani coperti da luminosi tetti dorati, la pagoda di Jagannath, celebre per le decorazioni lignee a soggetto erotico e la pagoda di Krishna Gopinath, dove farsi predire il futuro. Tra sacralità e spiritualità, Kathmandu, così ranicchiata tra i fiumi, cullata nella valle, è incorniciata da altissime vette spesso innevate che, con grande effetto scenografico, incorniciano il tessuto di templi e pagode dorate dispersi per le vie della città. Appena oltre il fiume Bagmati, ormai congiunta a Kathmandu, si trova l’antica Patan. Nonostante alcune leggende vogliano attribuire la sua fondazione al re Veer Deva (fine III secolo), è stato ormai accertato che questa cittadina rappresenti il polo insediativo più antico della zona, da ricondurre alla dinastia Kirat, che avrebbe fondato l’insediamento attorno al III secolo a.C. Naturalmente, di quest’epoca antica non rimangono tracce poiché la città ha goduto di un notevole sviluppo solo a partire dal VI secolo, con i Lichavi e, successivamente, in pieno medioevo, con i Malla. L’area monumentale di Patan è conosciuta e apprezzata in tutto il mondo, incorniciata dalle alte vette. Coloro che hanno visitato Patan hanno potuto apprezzarne il sapore storico e spirituale autentico, sancito dai numerosi templi dell’area. A tal proposito si consiglia una visita alla Durbar Central Square, cuore della vita locale, e al piccolo Museo, ricco di reperti e di oggetti di grande interesse.
Tarcisio Agliardi e Federica Gennari