L’OASI DI SIWA, UN MIRAGGIO CHE E’ REALTA’

Non crederete ai vostri occhi ciò che vedrete a Siwa per la prima volta. Dopo le tappe calde del deserto, di fronte a voi apparirà un’isola di paradiso ricca di sorgenti minerali, laghi salati e boschetti di ulivi, palme e datteri. 

Questa tappa del Giro del mondo in 80 Giorni sembra un miraggio, ma non lo è. Fa parte del scenario della realtà del “Gran Mare di Sabbia” (che da solo occupa i due terzi del territorio egiziano), ricca di una scenografia completamente diversa.
Siwa è abitata da una popolazione di discendenza berbera. E’ un’oasi tipicamente nord-africana, completamente diversa dalle altre oasi egiziane per tradizioni, usi, costumi e linguaggio. Entriamo a Shali, una fortezza che risale al 13° secolo. E’ Composta da un materiale chiamato “kershef” (rocce salate derivanti dai laghi salati e fango), le rovine sono soggette ad ulteriori processi di disgregazione ogni volta che piove.

E’ possibile raggiungere a piedi la cima della fortezza per godere di spettacolari viste sull’oasi e sulle zone circostanti.
In questa atmosfera senza tempo potrete scoprire la sua storia. Per secoli essa ha rappresentato l’unica zona abitata dell’oasi e la sua struttura ne testimonia chiaramente l’aspetto difensivo. E’ costruita su una collina e circondata da un muro protettivo. È l’antica città di Siwa e si trova sulla cima di un colle, quasi a controllare la città nuova, Siwa, che si trova nell’omonima oasi. Si tratta di un impressionante distesa di palme, ulivi e alberi da frutto, costantemente minacciata dal mare di sabbia che la circonda. Sembra che le piogge del 1926 abbiano distrutto la fortezza costruita in fango e pietra, costringendo gli abitanti, di etnia berbera, a ricostruire le cosa con materiali più resistenti nella zona nuova. È come se fosse una città fantasma, che continua a presiedere la città nuova. Un piccolo labirinto, dove perdersi tra strutture in fango e lasciarsi trasportare dal fascino del medioevo egiziano.
Nel villaggio abbandonato di Aghurmi  si trova il Tempio dell’Oracolo di Ammone, risalente al periodo greco-romano. Sono numerose le limpide sorgenti che sgorgano dalle rocce nei dintorni: merita sicuramente una visita la più famosa di esse, la Sorgente del Sole o Bagno di Cleopatra.
A quattro chilometri dalla città c’è anche il Tempio dell’Oracolo, quello in cui Alessandro Magno apprese i dettagli del suo destino.
Molto storici e archeologi discutono sulla data in cui i faraoni sono andati via da Siwa.
A quanto pare gli abitanti della città, di razza berbera, erano già in questo territorio molto prima, per conoscerli c’è anche un piccolo Museo della Casa di Siwa, che contiene gioielli, strumenti musicali, cesti e manufatti d’artigianato locale.
Gli appassionati di antichità e archeologia egiziana non possono perdersi la Montagna dei Morti, il Gebel Al-Mawta composta da un materiale chiamato kershef (rocce salate derivanti dai laghi salati e fango), sovrasta il paese e la sua fortezza ospita antiche mummie che forse risalgono all’arco di tempo fra l’era tolemaica e quella romana: tra le tombe più famose ci sono quella di Si Amun, la tomba del Coccodrillo e la tomba di Ni Ber Baghouti.
Poco fuori da Siwa le palme di datteri crescono a volontà e creano ombra favorevole per altre piante e coltivazioni, come gli ulivi, altrimenti impossibili nel deserto. In questo angolo si possono trovare anche vasche, sorgenti, laghetti salati e la “Piscina di Cleopatra”, una piscina in pietra alimentata da una sorgente naturale di acqua calda, dove un tempo pare amasse immergersi persino la regina egizia.
Siwa vanta la più interessante tradizione artigianale delle oasi del Deserto Occidentale, come i piatti di Tajine in ceramica, tipici della cucina nordafricana, creati e decorati a mano, o dei tradizionali abiti nuziali ricamati dalle donne berbere. Chi vuole anche divertirsi può provare un safari fra le dune o un giro con un moderno quad (a noleggio) oppure dedicarsi a uno sport alternativo, il “sand boarding”, cavalcando le dune come onde, che raggiungono anche i 140 metri di altezza. Importante non dimenticarsi una sciarpa e occhiali da sole per proteggersi dal vento di sabbia e cercare la “duna perfetta.

Tarcisio Agliardi