UMBERTO II DI SAVOIA, ULTIMO RE D’ITALIA

Elena del Montenegro, nel castello reale di Racconigi, nel cuneese, dà alla luce il suo primo ed unico figlio maschio, Umberto Nicola Tommaso Giovanni Maria di Savoia, noto come Umberto II di Savoia, (Racconigi, 15 settembre 1904 – Ginevra, 18 marzo 1983), luogotenente generale del Regno d’Italia dal 1944 al 1946 e ultimo re d’Italia, dal 9 maggio 1946 al 18 giugno dello stesso anno, anche se, per i gravi contrasti sorti in merito ai risultati non ancora definitivi del referendum istituzionale del 2 giugno, lasciò il Paese il 13 giugno 1946.
La sua infanzia, avendo per padre il re d’Italia Vittorio Emanuele III (Napoli, 11 novembre 1869 – Alessandria d’Egitto, 28 dicembre 1947) sembrava assicurare al piccolo Umberto un futuro di tutto riguardo, in quanto legittimo erede al trono del Regno d’Italia. Eventi eccezionali interverranno, però, a segnare profondamente la vita del rampollo di casa Savoia e la stessa storia d’Italia: Umberto sarà re, ma molto sui generis, appena per 40 giorni.

Umberto II ricevette una rigida educazione militare, consegue la laurea in giurisprudenza e si avvia ad una rapida carriera nelle forze armate. Nel 1930 prende in moglie Maria José di Belgio, con la quale avrà quattro figli: Maria Pia, Vittorio Emanuele, Maria Gabriella e Maria Beatrice. Conseguito nel 1936 il grado di generale, quattro anni dopo assume senza alcuna convinzione il comando del gruppo di armate del settore occidentale. La guerra a Francia e Inghilterra, al fianco della Germania, è stata infatti decisa da Mussolini contro il parere dei Savoia che avrebbero voluto il protrarsi della neutralità italiana. Nel 1942 passa al comando delle truppe dell’Italia meridionale e insulare: un ruolo decisamente marginale, conseguenza della sua (e di sua moglie) sempre meno sottaciuta avversione nei confronti di Mussolini ed Hitler.
Il duce, a conoscenza dell’ostilità di Umberto, si va adoperando a sua volta per porlo in ombra ed in cattiva luce, favorendo invece il duca d’Aosta – di un ramo collaterale dei Savoia – sul quale comincia verosimilmente a puntare per la successione al trono. Il precipitare delle sorti della seconda guerra mondiale determinano la sfiducia del Gran Consiglio a Mussolini, il 24 luglio 1943, e Vittorio Emanuele III ne consente l’arresto nominando Badoglio Capo del Governo.
L’8 settembre viene sottoscritto l’Armistizio fra l’Italia e gli Alleati, ma la guerra continua, questa volta contro l’ex alleato tedesco. Abbattuto il fascismo, il rancore popolare si rivolge ora al re ed alla stessa monarchia. Vittorio Emanuele III, nel tentativo da salvare la corona, il 5 giugno 1944 rinuncia sostanzialmente alle prerogative reali nominando suo figlio Luogotenente: è il primo passo verso l’abdicazione, che avverrà formalmente il 9 maggio del 1946, a meno di un mese dal referendum popolare che deciderà fra monarchia e repubblica. Il principe di Piemonte sale dunque al trono con il nome di Umberto II e, fra i primissimi suoi atti, si impegna a consentire il referendum, dicendosi disponibile ad accogliere qualunque verdetto.
Quando però la Suprema Corte di Cassazione annuncia la nascita della repubblica, e mentre all’ex monarchico Alcide De Gasperi vengono affidate temporaneamente le funzioni di Capo dello Stato, Umberto II diffonde un proclama nel quale denuncia brogli nello svolgimento delle operazioni di scrutinio. Per evitare che i disordini già esplosi a Napoli ed in altre città degenerino in guerra civile, decide di abbandonare l’Italia alla volta di Cascais, nei pressi di Lisbona, in Portogallo, dove assume il titolo di conte di Sarre.
In questo modo si conclude il suo regno, dopo appena 24 giorni dall’ascesa al trono, il 2 giugno del 1946. Cotanta fugacità gli varrà il beffardo appellativo di “Re di maggio”. Infatti l’ultimo Re d’Italia lascia il suo paese il 13 giugno di 1946.
A Cascais i rapporti con Maria José, mai stati idilliaci, si deteriorano ulteriormente fino alla separazione di fatto: Umberto rimane a Cascais con le figlie, mentre sua moglie si trasferisce a Merlinge, in Svizzera, col piccolo Vittorio Emanuele.
All’età di 60 anni è colpito da un tumore che lo accompagnerà lentamente e dolorosamente alla morte. Umberto II di Savoia si spegne, settantanovenne, a Ginevra, il 18 marzo 1983. Nel suo testamento dispone che la Sacra Sindone, proprietà dei Savoia da oltre quattro secoli, venga donata al Papa Giovanni Paolo II; dona inoltre allo Stato italiano il preziosissimo archivio storico di Casa Savoia. Le sue spoglie, insieme a quelle di Maria José, riposano nella storica abbazia di Hautecombe, in Alta Savoia.

Andrea Carraro