Da intellettuale della fotografia qual era, ha sempre sottolineato il ruolo di elaborazione che ha la fotografia. Le sua opere sono una realtà che non rappresentano mai la “verità”, sono un mirabile risultato di pensiero ed elaborazione. Quasi mai si affidano al caso.
Richard Avedon (New York, 15 maggio 1923 – San Antonio, 1º ottobre 2004) celebre fotografo e ritrattista statunitense, diventò famoso per i suoi innumerevoli ritratti in bianco e nero.
Da giovane, scapestrato e sempre in cerca di forti emozioni, abbandona gli studi, nel 1942, per lui noiosi, per arruolarsi come fotografo nella Marina Militare, occupandosi dalle fotografie delle autopsie, alle foto d’identità. Questa esperienza gli dà anche il modo di girare per il mondo e di fare varie esperienze nelle situazioni più difficili.
Nello steso periodo, viene affascinato dalle foto del celebre fotografo ungherese, Martin Mukancsi. Dopo la dura ma fruttuosa gavetta nell’esercito, al suo ritorno in America, si dà da fare per affinare le sue competenze tecniche, diventando fotografo professionista. Riesce a diventare aiuto fotografo in uno studio privato per poi collaborare anche ad una rivista, “The Elm”. Lavorò in vari campi, dal reportage alla moda, dagli orfani di Danang durante la guerra del Vietnam ai ritratti di Marilyn Monroe, Nastassja Kinski, Liz Taylor, Catherine Deneuve, Brigitte Bardot e Sophia Loren.
Negli anni ’40 segue un corso alla New School for Social Research tenuto da Alexy Brodovitch, direttore di Harper’s Bazaar. Facilmente entra nelle grazie di Brodovitch, e entra a fare parte del gruppo stabile di Bazaar.
– Dal 1944, per 12 anni, lavora in questa rivista di moda, cambiando la foto di moda collocando le modelle, solitamente rigide nella posa, nella vita quotidiana.
– Nel 1955, ha scattato una delle sue foto più famose, “Dovima”, ritrae una modella che indossa un abito da sera di Dior in una posa estremamente innaturale in mezzo a due elefanti.
– Nel 1961, diventa direttore artistico di Bazaar.
– Il 22 novembre 1963 realizza in Times Square una serie di foto a persone che mostrano il giornale che parla dell‘assassinio di John F. Kennedy.
– Nel 1965, passa da Bazaar a Vogue.
Nei primi anni ’70, insieme alla fotografa Arbus, pubblica un libro su “Alice nel paese delle meraviglie”, nel quale, come in un lavoro dello studio di Andy Warhol, le fotografie hanno un aspetto teatrale per la sequenzialità e la gestualità studiata dei personaggi fotografati.
– Nel 1974, espone al museo d’arte moderna MOMA di New York alcuni ritratti di suo padre divorato dal cancro.
– Dal 1979 al 1985 scatta numerosi ritratti di “vagabondi e disadattati” nel West americano che vengono definiti offensivi per gli abitanti di quelle regioni.
Successivamente lavora per Vogue, Life, Gianni Versace, Calvin Klein e Clairol e si specializza nel realizzare ritratti.
– Nel capodanno del 1989, si reca a Berlino vicino alla Porta di Brandeburgo in occasione della caduta del muro, facendo percepire ancora una volta la sua visione a 360° dell’arte della fotografia. Dimostra che il suo lavoro non è solo rivolto alla moda, ma rappresenta uno strumento sensibile anche per capire mutamenti politici, risvolti psicologici o filosofici. Altri suoi celebri lavori sono i suoi ritratti di artisti e personaggi famosi, ma anche le serie scattate alla gente comune e all’interno di un ospedale psichiatrico.
– Nel 1995 e 1997, realizza le edizioni del prestigioso calendario Pirelli.
– Nel 2004, muore in seguito alle complicazioni dovute ad un’emorragia cerebrale.
Le sue opere arricchiscono le collezioni del Museum of Modern Art e Metropolitan Museum of Art di New York, del Centre Georges Pompidou di Parigi e di molti altri musei e esposizioni in tutto il mondo. La sua grandezza artistica è stata celebrata in una bellissima mostra al Metropolitan Museum di New York.
Ottantunenne ancora in attività, mentre stava realizzando un servizio fotografico in vista delle elezioni presidenziali americane per conto del “New Yorker”, Richard Avedon è stato colpito da un ictus cerebrale e, dopo due giorni, l’1 ottobre 2004, è morto in un ospedale di San Antonio, in Texas.
Francesco Murini