GUSTAVO FOPPIANI, DI VITTORIO SGARBI

È nostro dovere evocare dal silenzio i nomi di grandi artisti dimenticati dalla critica, ben più attenta ai rumori che alle musiche, specialmente quando queste vengono suonate dalla cima di torri, in luoghi lontani, e giungono fino a noi fievoli, ma non per questo meno dolci e riconoscibili. Andai nello studio di Gustavo Foppiani (Udine, il 12 Luglio 1925 – Piacenza, 5 agosto del 1986), insieme a due altri artisti padano-surrealisti, Armodio e Zanni, diversi anni fa. Mi parve di essere, in quello studio piacentino all’ultimo piano di un vecchio e fascinoso palazzo vicino alla chiesa della Madonna di Campagna, in un’isola felice di sogni e di favole. E lo ero, perché alberi, arche e isole felici sono nei quadri che Foppiani mi mostrava. Nell’arte vi è luogo per un fantasma, un desiderio, un attimo di felicità o di terrore, una gioia, un tormento. Non il sogno, in Foppiani, ma l’invenzione del sogno è ciò che lo fa appartato e naturalmente nuovo, anche rispetto ai maestri cui egli ha più guardato. 

Foppiani aveva perfettamente inteso che l’arte può limitarsi a suggerire e, talvolta, a crescere sul già espresso: per questo, così spesso, i suoi disegni e i suoi acquerelli crescevano su antiche carte già segnate da eleganti scritture settecentesche e ottocentesche, e i suoi quadri su tavole preparate come pietre dure o come pietre di paragone, così da destare il dubbio, del tutto illusorio, su ciò che è dipinto e su ciò che era preesistente. Il sapore di autentica citazione, il taglio vagamente ottocentesco e come ripetitivo dell’impaginazione, il semplice impianto illustrativo rendono Foppiani il rappresentante di un filone surrealista confinante con la metafisica, una metafisica “affettuosa”, che ha perso tutto l’estremismo intellettualistico di De Chirico, di Magritte o di Ernst. Finalmente un surrealismo tenero e non spericolato, del tutto estraneo alle tentazioni letterarie, ai giochi di parole, alla volontà di far stupire. Tutto meno che stravagante e tutto meno che sognatore, Foppiani ha vissuto sognando. Era un uomo dolcissimo e un pittore straordinario, pieno di idee, fantasioso e poetico. Con la sua vena affabile e favolosa, ci ha regalato immagini indimenticabili, un mondo parallelo, perfettamente scambiabile con il nostro, e che per essere più credibile è fornito di ombre regolari, che cadono sempre al punto giusto, per non lasciar dubbio sulla consistenza fisica delle cose.

Vittorio Sgarbi