DIEGO RODRIGUES DE SILVA Y VELAZQUEZ

La sua crescita artistica si conclude o meglio si completa in un pre-impressionismo.
Diego Rodríguez de Silva y Velázquez, più noto come Diego Velázquez (Siviglia, 6 giugno 1599 – Madrid, 6 agosto 1660), è stato il pittore spagnolo fra i più importanti della corte di Re Filippo IV di Spagna. E’ stato f
ra i più rappresentativi dell’epoca barocca e un grande ritrattista. 
A partire dalla prima metà del XIX secolo, ben due secoli dopo, le opere di Velázquez hanno rappresentato un modello a cui si sono ispirati i pittori dei movimenti realista e impressionista, in particolare Édouard Manet, Pablo PicassoSalvador Dalí.
Diego Velázquez, figlio di Juan, avvocato portoghese di origini ebree, e di Jeronima Velazquez, appartenente alla nobiltà minore degli hidalgo, dopo un’educazione religiosa e una discreta preparazione filosofica e linguistica, studia presso Francisco Herrera il Vecchio, pittore da cui impara a utilizzare i pennelli con setole lunghe.
Nel 1611, a soli 12 anni, abbandona lo studio di Herrera e diventa apprendista di Francisco Pacheco: qui rimane per cinque anni, studiando la prospettiva e le proporzioni.

Negli anni Venti del Seicento Velazquez gode già di un’ottima reputazione. Si sposa con Juana, figlia di Pacheco, diventando padre di due bambine, e in questo periodo realizza il dipinto “Jesus y los peregrinos de Emaus”, dal quale si intravede il suo realismo attento.
Nel 1623, gli viene commissionato un ritratto del re Filippo IV di Spagna: il dipinto viene realizzato in un giorno solo, e convince il Duca Conte de Olivares, ministro del re, a indurlo a trasferirsi a Madrid, nominandolo pittore di corte. Contando su alloggio gratuito e su venti ducati di stipendio al mese, Velazquez si stabilisce definitivamente nella capitale.
Nel 1627, Filippo IV decreta una competizione tra i pittori migliori della nazione, con la cacciata dei mori come tema: a vincere è Diego Velazquez, il cui dipinto, però, verrà distrutto nell’incendio del palazzo nel 1734. Con quest’opera diventa il cerimoniere di corte.

Nel 1629, Velazquez fa un viaggio in Italia finanziato da Filippo IV: si tratta di un momento fondamentale nell’evoluzione del suo stile di pittura. Questo primo viaggio in Italia, secondo gli storici d’arte, segna l’inizio del secondo periodo di Velazquez, mentre il secondo viaggio viene fatto corrispondere all’inizio del terzo.
Tornato in Spagna, l’artista ritrae “Don Baltasar Carlos”, erede al trono iberico.
 In questo periodo, la sua tecnica raggiunge una pienezza e forza inconfondibile: a seconda delle diverse commissioni del re, si alternano toni e armonie differenti. Realizza poche composizioni a sfondo religioso, come il “Cristo flagellato” conservato attualmente nella National Gallery di Londra.
Tra il 1636 e il 1639 Velazquez dipinge per la Torre de la Parada capolavori come l’ “Esopo” e “Marte”: seguono “La fucina di Vulcano” e la “Venere allo specchio”
Velazquez si dedica anche alla rappresentazione dei cosiddetti “hombres de placer – buffoni e nani di corte”: immortalati in pose teatrali o ironiche. Quesi ultimi rivelano la profonda umanità di Velazquez.
Anche familiari e amici rientrano nella creatività di Diego: il ritratto della moglie Juana è situato al Museo di Prado, mentre quello di Juan de Pareja, suo collaboratore mulatto del 1650, appartiene a una collezione privata britannica. Nello stesso anno, l’artista si trova a Roma, dove è stato chiamato per ritrarre Papa Innocenzo X. Un quadro autorevole e audace, luminoso e imponente, che viene considerato da molti il capolavoro del ritratto barocco. 
Le sue ultime due importanti opere sono “Le filatrici” e “L’infanta Margherita e le sue dame”, attualmente conservate entrambe al Museo di Prado: la prima si presenta come la raffigurazione di una bottega di tappezzeria che rievoca il mito di Aracne; la seconda, invece, si propone di immortalare la vita di corte di un qualsiasi pomeriggio estivo, tra nani, damigelle d’onore e animali. Particolare non solo perché viene raffigurato lo stesso pittore impegnato a dipingere su una tela, ma anche per la misteriosa tenerezza della luce. 
Nel 1660, Diego Velazquez si trasferisce sull’Isola dei Fagiani, situata sul fiume Bidasoa, per curare la scenografia del tendone spagnolo in vista del matrimonio tra Luigi XIV di Francia e Maria Teresa di Spagna, che avrebbe garantito la pace tra i due Paesi.
Tornato a Madrid, viene colto da un attacco di febbre.
 Muore il 6 agosto del 1660, dopo aver firmato un testamento in cui nomina unici esecutori il curatore dei registri reali Fuensalida e la moglie, che morirà una settimana dopo. Viene sepolto nella chiesa di San Giovanni Battista nella cripta dei Fuensalida.

David Zahedi