ORIANA FALLACI

E quest’Italia, un’Italia che c’è anche se viene zittita o irrisa o insultata, guai a chi me la tocca. Guai a chi me la ruba, guai a chi me la invade. (Oriana Fallaci)
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Seppure di origini fiorentine, ha risieduto a lungo a New York. Lei stessa dichiarò: “Firenze e New York sono le mie due patrie”.
Il suo grande attaccamento per gli Stati Uniti, la grande ammirazione che sentiva per questo paese, scaturì in lei una reazione di rabbia per l’attentato terroristico dell’11 settembre 2001 alle Twin Towers.
Con una lettera inviata all’allora direttore del “Corriere della Sera” Ferruccio De Bortoli, Oriana Fallaci ha rotto un silenzio che durava da tempo. Lo ha fatto nel suo stile viscerale, forte e potente che non lasciava mai indifferenti e che sollevò una vasta eco in tutto il mondo:
“Mi chiedi di parlare, stavolta. Mi chiedi di rompere almeno stavolta il silenzio che ho scelto, che da anni mi impongo per non mischiarmi alle cicale. E lo faccio. Perché ho saputo che anche in Italia alcuni gioiscono come l’altra sera alla Tv gioivano i palestinesi di Gaza. “Vittoria! Vittoria!” Uomini, donne , bambini. Ammesso che chi fa una cosa simile possa essere definito uomo, donna, bambino. Ho saputo che alcune cicale di lusso, politici o cosiddetti politici, intellettuali o cosiddetti intellettuali, nonché altri individui che non meritano la qualifica di cittadini, si comportano sostanzialmente nello stesso modo. Dicono: “Gli sta bene, agli americani gli sta bene”. E sono molto, molto arrabbiata. Arrabbiata d’una rabbia fredda, lucida, razionale. Una rabbia che elimina ogni distacco, ogni indulgenza. Che mi ordina di rispondergli e anzitutto di sputargli addosso. Io gli sputo addosso”.

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Oriana Fallaci (Firenze, 29 giugno 1929 – Firenze, 15 settembre 2006), scrittrice di 12 libri, giornalista e politica, fu la prima donna Italiana ad andare al fronte in qualità di inviata speciale. Fu c
ontestata nei suoi ultimi anni di vita a causa dei suoi interventi relativi ai rapporti con l’Islam.
Visse la sua infanzia sotto il potere di Benito Mussolini,
 il padre era un attivo antifascista, così convinto delle sue scelte e delle sue idee che addirittura coinvolge la piccola Oriana, allora di soli dieci anni. La piccola impara anche ad utilizzare le armi grazie alle battute di caccia organizzate dal padre. Il clima che respirava in casa non è certo favorevole alla dittatura.
Oriana, dopo qualche anno si unisce al movimento clandestino di resistenza, guidato dal padre, diventando un membro del corpo dei volontari per la libertà contro la germania di Adolf Hitler.
E’ un periodo molto duro per tutti, e forse è proprio grazie a questo periodo che si forma il celebre carattere di donna di ferro, qualità che poi la contraddistingue nella sua vita.

Proprio in questi anni, il padre viene catturato, imprigionato e torturato dalle truppe naziste, ma vedono anche la futura scrittrice, a 14 anni, ricevere un riconoscimento d’onore dall’Esercito Italiano per il suo attivismo durante la guerra.
Dopo la guerra decide di dedicarsi alla scrittura in maniera attiva e continuativa, con il serio proposito di farne una professione di vita.
Inizialmente Oriana Fallaci si dedica prevalentemente al giornalismo, quella che di fatto le ha dato la notorietà internazionale. Fama dovuta al reportages e interviste, indispensabili analisi di alcuni eventi di momenti di storia contemporanea.
L’inizio della sua carriera è legato all’ambito cronachistico per vari giornali, e presto iniziano ad arrivare incarichi di grande responsabilità, come le interviste a importanti personalità della politica o il resoconto di avvenimenti internazionali. Il suo talento la porta all'”Europeo”, prestigioso settimanale di grande spessore giornalistico e culturale, per poi collaborare anche con altre testate Europee e anche sudamericane.
Fra le interviste più memorabili ricordiamo la sua infiammata intervista all’Ayatollah Khomeini, leader del regime teocratico iraniano, poco incline a riconoscere diritti alle donne. 
Da ricordare anche l’incontro con Henry Kissinger, indotto dalla giornalista, con incalzanti domande, a parlare di argomenti mai affrontati con altri interlocutori, come alcune questioni riguardanti la sua vita privata.
Queste interviste ai potenti della Terra vengono raccolte nel libro “Intervista con la storia”.
Nel 1975, scrisse un libro vendutissimo e di grande impatto che fece discutere di se, “Lettera ad un bambino mai nato”, scritto proprio in seguito alla perdita di un possibile figlio.
Nel 1979, quattro anni dopo, scrive il best-seller “Un uomo”, romanzo steso in seguito alla morte del compagno Alekos Panagulis. 
Scrive poi il romanzo “Insciallah”, la storia delle truppe italiane stazionate in Libano nel 1983. Come nella maggior parte dei suoi libri anche in questo caso la scrittrice mostra lo sforzo, da parte di normali individui piuttosto che di vasti gruppi, di liberarsi dal giogo di oppressioni e ingiustizie di vario tipo e specie.
I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 paesi; fra i riconoscimenti va segnalata la laurea ad honorem in Letteratura ricevuta dal Columbia College of Chicago.
Il 15 settembre 2006, ormai da tempo sofferente di un male incurabile, morì a Firenze all’età di 77 anni.
Il suo ultimo lavoro, intitolato “Un cappello pieno di ciliege”, esce due anni dopo la sua scomparsa, nel 2008, dove racconta la storia della famiglia Fallaci su cui Oriana aveva lavorato per oltre dieci anni. Il libro viene pubblicato su ferma volontà di Edoardo Perazzi, nipote ed erede universale di Oriana Fallaci, il quale ha seguito precise disposizioni riguardo alla pubblicazione.
Gli aforismi di Oriana Fallaci 

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David Zahedi