Nella Roma antica, I fasces lictoriae erano un simbolo del maggior potere e dell’autorità.
Si trattava di un fascio, a forma di un grande bastone, di verghe di betulla bianca, che simboleggiava il potere di punire, legate assieme da nastri rossi di cuoio, simboli dell’unione e sovranità, al quale talvolta era infissa un’ascia di bronzo, che rappresentava il potere di vita e di morte sui condannati romani.
I fasci non rapresentavano solo una simbologia, venivano anche materialmente usate per fustigare i delinquenti sul posto e allo stesso modo era utilizzata l’ascia per eseguire le pene di morte. Era anche un mezzo di difesa da parte della scorta di lictores, i privilegiati servitori dello stato incaricati di portare i fasces.
Nell’età regia, erano considerrati simboli del potere del re, davanti ai quali erano presenti dodici priveligiato con i loro littori. Mentre, in età repubblicana erano trasportati davanti al magistrato, in numero corrispondente al suo rango, nelle cerimonie pubbliche e nelle ispezioni:
Dittatore: 24 littori con scuri
Console: 12 littori
Proconsole: 11 littori solo fuori dal pomerio
Pretore: 2 littori in città e 6 littori in provincia
Propretore: 5 littori
Edile curule: 2 littori
In Senato il console in carica nella presidenza della seduta era riconoscibile dal fatto di recare i fasces. I fasci venivano inoltre portati da soldati eroici .
In occasione di funerali o riunioni politiche, i littori potevano essere assegnati anche a privati cittadini come segno di rispetto da parte della città.
Nel XX secolo, Fasces Lictoriae è stato ripreso da Benito Mussolini come simbolo e filosofia del Fascismo.