L’armonia/vince di mille secoli il silenzio. (Ugo Foscolo, Dei Sepolcri)
Nelle opere di Niccolò Ugo Foscolo (Zante, 6 febbraio 1778 – Turnham Green, 10 settembre 1827), poeta e scrittore italiano, si trovano tutti gli elementi culturali che caratterizzano la sua epoca: il Neoclassicismo, Illuminismo e Preromanticismo.
Nella sua vita personale, Zante, che definì “la culla della civiltà” restò sempre la sua patria ideale, tanto da dedicarle un bellissimo sonetto, il celeberrimo “A Zacinto”. Anche Venezia trovò uno spazio nel cuore di Foscolo, considerandola una seconda patria.
Nel 1797, Foscolo, a Venezia, dopo che venne istituito un governo democratico, assunse cariche pubbliche, ma dopo il trattato di Campoformio con cui Napoleone Bonaparte cedeva Venezia all’Austria, dovette rifugiarsi a Milano, dove divenne redattore del “Monitore italiano”. Ma un anno dopo si trasferì a Bologna per ricoprire la carica di aiutante cancelliere di un tribunale militare. Un anno più tardi, lasciò l’incarico per arruolarsi col grado di luogotenente nella Guardia Nazionale e, a fianco dei Francesi, combattere contro gli Austro-russi. Sotto comando del generale francese Massena combattè per la difesa di Genova e quando la città fu costretta alla resa, seguì il generale Massena nella fuga.
Nel 1804 si trasferì in Francia, dove ebbe l’opportunità di trascorrere due anni sereni, che gli permise di vivere un amore con l’inglese Fanny Emerytt da cui nacque la figlia Floriana.
Tornato in Italia per vivere tra Venezia, Milano, Bologna, Pavia, dove ottenne la cattedra di eloquenza presso l’Università, e di nuovo Milano, da dove fuggì nel maggio del 1815 per non dover giurare fedeltà agli Austriaci. Dopo un breve soggiorno a Lugano ed a Zurigo, l’anno dopo si trasferì a Londra, dove viene ben accolto dall’alta società. Qui ebbe un lusinghiero riscontro economico con la pubblicazione delle sue opere, ma sperperò presto tutto: iniziò pure la costruzione di una lussuosissima villa che non riuscì finire di pagare nonostante il soccorso della figlia Floriana che gli diede tremila sterline.
Foscolo, sommerso dai debiti, venne condannato al carcere, e fu poi costretto a ritirarsi nel villaggio di Turnham Green, ove visse gli ultimi suoi anni con la figlia.
Vi sono elementi autobiografici della sua vita nelle “Ultime lettere di Jacopo Ortis”, anche se spesso e volentieri l’autobiografia scivola nella fantasia. Nell’Ortis troviamo abbozzati tutti gli elementi che verranno elaborati nelle opere successive, gli ideali della patria, della poesia, dell’amore….). Il protagonista segue una direzione diversa dallo scrittore: Ortis arriva al suicidio, Foscolo no pur sempre aspirando alla pace e alla tranquillità nella sua travagliata esistenza.
Foscolo era un uomo che aspirava alla gloria, alla fama, all’eternità ma la concezione illuministica limitava di fatto la realizzazione di queste aspirazioni, essendo l’ottica di quella filosofia legata alla convinzione che l’uomo sia destinato a scomparire dopo la morte. L’uomo è un essere finito.
L’idea della morte induce Foscolo a cadere nel pessimismo che lo assillava, elaborandolo come detto quella che sarà definita come “la filosofia delle illusioni” .
Per Foscolo “Le illusioni” danno un senso all’intera esistenza e contribuiscono alla convinzione che vi sia pur qualcosa per cui valga la pena vivere invece di darsi alla vita. Le illusioni, per Foscolo, sono la patria, la poesia, la famiglia, l’amore; nei Sepolcri, invece, troveremo la “sublimazione” di questo processo, scoprendo che “l’illusione delle illusioni” è la stessa poesia civile.
Accanto alle opere maggiori come Ortis, Odi, Sonetti, Grazie e Sepolcri, troviamo anche altre opere, in particolare la fase cosiddetta didimea; la fase dell’anti-Ortis, del viaggio in Inghilterra, di un Foscolo maturo che abbandonò la passionalità e guarda con occhio critico ed ironico le cose della vita.
Nelle sue opere vi sono anche alcune tragedie come Aiace, Tieste e Ricciarda ad imitazione dell’Alfieri, in cui ha forte prevalenza l’esaltazione dell’agire passionale.
Foscolo, morì il 10 settembre 1827. Le sue ossa furono trasferite a Firenze solo nel 1871 e vennero tumulate nel tempio di S. Croce, che egli aveva così tanto esaltato nel carme “Dei Sepolcri”.
Nausica Baroni