Era un caffè offerto ….. all’umanità. Di tanto in tanto qualcuno si affacciava alla porta e chiedeva se c’era “un caffè sospeso”…. e spesso riceveva in cambio anche un sorriso. Era “un’altra vita, un altro mondo”.
Il signore napoletano è stato sempre dell’idea che un caffè non deve mai essere rifiutato a nessuno. Il caffè sospeso è nato proprio nei bar di Napoli; consisteva nel pagare due caffè, uno per se e uno per il bisognoso che arrivava dopo. Così, quando una persona povera entrava in un bar, poteva chiedere il caffè sospeso, quello offerto dal signore di prima.
Il principe Antonio De Curtis, in arte TOTO’, fu un sostenitore di questa fiabesca tradizione. Lui, distintosi sempre per la sua generosità, lasciava pagati, in diversi bar di Napoli, 10 caffè al giorno, così il termine “il caffè sospeso” venne chiamato anche il “Il caffè pagato”.
Questa tradizione è stata un’usanza viva nella società napoletana per diversi anni ma poi purtroppo è andata un pò dimenticata in Italia, ma recentemente è stata provata con successo in alcuni bar dell’Irlanda, a Newcastle, Spagna in Canada in Francia e Argentina dove c’è una variante propria di quel paese, “Empanada Pendiente”.
Nel 2008, lo scrittore Luciano De Crescenzo ha raccolto ed elaborato una serie di articoli di giornali, considerazioni e aneddoti sul tema, intitolandoli Il caffè sospeso.
“Quando un napoletano è felice per qualche ragione, invece di pagare un solo caffè, quello che berrebbe lui, ne paga due, uno per sé e uno per il cliente che viene dopo. È come offrire un caffè al resto del mondo…” (Descrizione di Luciano De Crescenzo della tradizione, tutta partenopea, del caffè sospeso).
Il 10 dicembre 2011 la “Rete del Caffè Sospeso” ha istituito la “Giornata del Caffè Sospeso” con l’appoggio di diverse associazioni culturali e del sindaco di Napoli Luigi De Magistris.
Dal primo trimestre del 2012 l’organizzazione onlus 1 Caffè cerca di riproporre questa tradizione a scopo benefico e volontariamente.
Arman Golapyan