La città ideale è una città utopica progettata o reale la cui organizzazione urbanistica risponde a precisi criteri filosofici, scientifici e razionali. La progettazione della città ideale ebbe una notevole diffusione nel Rinascimento quando l’insediamento urbano assunse un nuovo ruolo legato alla centralità dell’uomo.
In epoca romana, l’urbanizzazione era impostata su precisi criteri pratici, che prevedevano una standardizzazione del modello insediativo romano su una planimetria a scacchiera, percorsa dalle grandi arterie stradali del cardo e decumano, intersecantesi nel foro, il centro cittadino. Ma se nel caso romano la razionalizzazione urbanistica si basava sulla funzionalità pratica, una vera e propria riflessione filosofica è ispirata da Platone nella Repubblica e nelle Leggi, ove il filosofo teorizzava la polis ideale: pur partendo da teorizzazioni di natura politica, Platone arrivava a ipotizzare una progettazione architettonica in grado di concretizzarne i contenuti.
I primi esempi di città basate su progetto politico vengono da Marzabotto (VI secolo a.C.) e Thurii (V secolo a.C.), fondata per volere di Pericle.
Una vera e propria teorizzazione urbanistica e architettonica della città ideale caratterizzò l’epoca rinascimentale, durante la quale la rivalutazione dell’arte classica (e la relativa riscoperta della trattatistica antica) e l’attenzione all’armonia e proporzionalità delle forme si coniugarono, trasformando l’architettura in uno strumento di centralizzazione dell’uomo, aiutata dallo studio della prospettiva.
La nuova centralità assunta dall’uomo innescò un processo di trasmutazione della città da una semplice funzione insediativa o monumentale, ad una funzione identitaria, divenendo cioè espressione politica e civile di un particolarismo culturale e storico.
A partire dal Quattrocento iniziò pertanto l’interesse per una progettazione architettonica in grado di tradurre la teorizzazione politica dell’epoca: la città ideale rispose ad esigenze funzionali con soluzioni estremamente razionali ed ordinate, predisponendo e distribuendo nel tessuto cittadino, con un attento studio della posizione e della prospettiva, i punti-cardine della vita politica e sociale, quali Palazzi pubblici, piazze e fortificazioni.
Un modello esemplare di idealizzazione della città, e forse il più celebre, deriva dall’opera La città ideale (Urbino, Palazzo Ducale): il dipinto rappresenta una visione utopistica di uno scorcio cittadino, limpidamente organizzato su schemi simmetrici ed equilibrati. Il punto focale è occupato da un edificio classico a pianta circolare, concretizzazione della perfezione e coronamento dell’idealizzazione progettuale.
La prospettiva è chiarificata dalla geometria dei marmi policromi che fungono da reticolo e piano organizzativo per la corretta e armonica disposizione di edifici e strade.
Altri esempi vengono da opere di Francesco di Giorgio Martinie da artisti ignoti, tra i quali forse si può riconoscere anche Piero della Francesca.
Se questi dipinti simboleggiano l’utopizzazione della nuova filosofia politica rinascimentale, altrettante concretizzazioni si riscontrano nei contemporanei e reali esempi di progettazione e riorganizzazione urbanistica. I casi conosciuti, infatti, si possono ricondurre a due modelli: la progettazione e realizzazione ex-novo di città o centri storici, oppure la riorganizzazione del preesistente tessuto medievale, reimpostato e rivisto nella nuova ottica razionalistica rinascimentale.
Uno degli esempi più noti, è la ristrutturazione del centro storico di Pienza (Siena) eseguita dall’architetto Bernardo Rossellino su commissione di Pio II Piccolomini. I primi interventi furono volti a riorganizzare la piazza principale, impostata a trapezio al fine di dare risalto, attraverso gli effetti prospettici, al punto focale, coincidente con la Cattedrale. Ai lati obliqui, quali linee di convergenza, furono sistemati il Palazzo Vescovile e il Palazzo Pretorio coniugando, con questa soluzione, visibilità e razionalizzazione spaziale.
La successiva morte di artista e committente non permisero di completare il progetto di riorganizzazione, esteso successivamente all’intera città con l’obiettivo di trasformarla in residenza papale. Ad oggi, della seconda fase dei lavori rimane il pavimento lastricato che rende uniforme il tessuto urbano e ne rivela la trama geometrizzante.
Anche ad Urbino, su impulso di Federico da Montefeltro, si applicò la nuova concezione urbanistica (dal 1466), al fine di dare alla città la forma e l’aspetto di un palazzo (secondo il Castiglione).
Al progetto lavorarono due importanti architetti di cultura umanista quali Luciano Laurana e Francesco di Giorgio Martini. L’obiettivo del duca era quello di congiungere il castello a un altro edificio sottostante, dando alla residenza una nuova veste rinascimentale: l’intervento portò alla revisione della piazza e alla realizzazione di un cortile d’onore all’interno del Palazzo, alleggerito da un elegante loggiato. Esternamente, la facciata ripropone alcuni elementi di derivazione medievale, ingentilite dall’eleganza armonica rinascimentale.
A Ferrara la casata estense, attenta cultrice dell’Umanesimo e ospite dei più celebri letterati ed artisti dell’epoca, incaricò nel 1492 Biagio Rossetti della revisione dell’impianto urbanistico cittadino. In aderenza ai modelli antichi, Rossetti, in occasione della nuova espansione urbana ripropose una planimetria “a scacchiera”, circondata da nuove mura e tessuta in un’ordinata rete stradale in grado di distribuire in modo equilibrato e razionale gli edifici pubblici. Nonostante l’incompiutezza della riconversione urbana, si possono riconoscere interventi di alta qualità, volti non tanto alla programmazione di spazialità e prospettiva uniformi, ma piuttosto alla moltiplicazione delle possibilità prospettiche, con variazioni in tema di grandezza, visibilità e di direttrici.
Un’esperienza cinquecentesca fu la riedificazione di Sabbioneta (1556-1591), ispirata al concetto di città ideale, per volere di Vespasiano Gonzaga Colonna. Nella planimetria cittadina vennero inseriti importanti monumenti quali il Palazzo Ducale, sede amministrativa e residenza ducale e il Teatro Olimpico, progettato nel 1590 da Vincenzo Scamozzi. Da menzionare è inoltre Eliopoli (Città del Sole), la città fortificata voluta da Cosimo I de’ Medici a difesa dei confini del Granducato di Toscana. Pensata come sede medicea riferibile all’area romagnola, Città del Sole riflette la doppia funzione di città-sede ducale e di fortezza militare, perfettamente aggiornata alle nuove teorizzazioni dell’ingegneria militare.