Il magistrato è una figura chiave nella vita di un Paese civile, perché è il magistrato che lavora (o dovrebbe lavorare…) dalla parte della legge e la legge è un’insieme di regole per tutelare la serenità dei cittadini e farli vivere con ordine e con un giusto rispetto reciproco; e sempre al magistrato è affidato il compito di cercare la verità e di dimostrare la colpevolezza di un imputato. Ma cercare la verità a volte potrebbe anche voler dire ammettere di trovarsi di fronte a qualcuno che non ha commesso nessun tipo di reato. Ma non sempre questo avviene.
Il magistrato ha anche la possibilità di far eseguire delle intercettazioni telefoniche: un costo abbastanza alto per le casse dello Stato (e quindi di tutti noi): c’è chi parla di quasi 300 milioni di euro spesi all’anno in Italia per le intercettazioni. Detto questo viene spontaneo porsi a volte tanti “PERCHE’?“, quando succedono fatti che paiono davvero incomprensibili e difficilmente spiegabili.
Perché, per esempio, il pubblico ministero del tribunale di Milano Isidoro Palma, dopo aver sentito le intercettazioni tra l’imprenditore e mercante d’arte di origini iraniane Arman Golapyan e l’antiquario Paolo Ponti, imputa a quest’ultimo il reato di ricettazione? Nelle intercettazioni, Arman Golapyan offre 90.000 euro (quindi nelle vesti di compratore) per un dipinto dell’antiquario Ponti (quindi nelle vesti di venditore). E specifica: 20.000 come acconto e 70.000 per saldo alla consegna. Semplice e chiaro da capire: Arman Golapyan è il compratore e Paolo Ponti il venditore. Semplice e chiaro, ma non per tutti, evidentemente. Perché per il pubblico ministero Arman Golapyan diventa il venditore e Paolo Ponti il ricettatore e accusato per questo.
Evidentemente tutto questo per continuare a sostenere l’accusa di bancarotta fraudolenta nei confronti di Golapyan: infatti se VENDE un quadro vuol dire che sta cercando di avere dei soldi in maniera illecita, distraendolo dal patrimonio della sua società. Ma se invece COMPRA un quadro, allora le cose cambiano e di molto.
Ed è quello che Arman sostiene da un anno. Accuse infondate per cui è stato in carcere e agli arresti domiciliari, con un ingente perdita di denaro. Ma non solo. Vivere in carcere e poi agli arresti domiciliari, se non hai commesso niente, rischia di compromettere i rapporti con gli altri e anche con se stessi.
Alfredo Rossi