Lo sguardo è femmina: Clelia Adami

Il femminile è corpo e materia. Donna è forma, espressione, movimento, seduzione fisica e intellettuale. Donna è sguardo: forte, intenso, penetrante, ma spesso impietoso verso quell’interiorità incapace di celarsi. Occhi magnetici ed eloquenti, sentimenti lasciati decifrare, traditi da emozioni troppo ingombranti e sconvolgenti. Questa trama emotiva, abbandonata al linguaggio facciale e mimico, appare riflessa negli sguardi della pittura di Clelia Adami, (Brescia, 15 marzo 1983). Le donne della pittura di Clelia Adami sono espressione, sguardi persi e occhi intensi, ma trattati in una luce di memoria pittorica storica: la corposità espressiva dei contorni netti è lasciata limpida a definire i volumi, riallacciandosi con la pittura di Toulouse-Lautrec e, soprattutto, con i corpi femminili di Schiele, presentati nella loro semplice nudità sulla tela, con radi tocchi di colore d’interferenza. In alcuni casi, l’emergenza della trama della juta e della tela, contrapposta ai contorni puri ed incisivi dei soggetti ritratti, sembra attingere espressività proprio dallo stile scarno ma potente del grande artista ed incisore austriaco. A questo ricordo pittorico si applica, però, un rinnovamento di respiro moderno, racchiuso nella luce che attraversa le opere e che ravviva le pennellate di colore che si incrostano attorno agli sguardi, rendendoli vivi e abbaglianti. Il soggetto umano, unico argomento della tesi pittorica di Clelia Adami, è estremamente focalizzato: è colto per intero o in dettagli, senza una contestualizzazione paesaggistica o ambientale che possa disturbare il tacito linguaggio mimico.  Il corpo non appare che un’appendice o una logica conclusione formale di un messaggio che, trasmesso dallo sguardo, potrebbe vivere di vita propria, decontestualizzato dalla fisicità. Il colore è steso con potenza e vigore, spesso con la spatola, lasciando che lo strumento incida tracce nella materia colorata. Su una base essenziale, fatta di tocchi di luce simili alla biacca dei bozzetti, si innesta, infatti, una colorazione vigorosa ed estroversa, fatta di viola, di rossi e di gialli che drammatizzano le figure e le rendono palpitanti di vita e di emozioni. Clelia Adami, bresciana classe 1983, ha ottenuto notevoli riconoscimenti per la sua attività artistica, soprattutto negli ultimi anni: menzionata per l’abilità della pennellata al 13° Premio di Pittura di Calcinatello e segnalata al Concorso Arte Giovane di Art New Dinamysm nel 2011, ha vinto il Primo Premio in Pittura e il Premio Moretto al Concorso Moretto di Brescia nel 2010 e si è classificata seconda al Concorso Giovani Artisti Bresciani (Associazione Martino Dolci). Diplomatasi nel 2001 presso il Liceo Artistico Statale “M. Olivieri” di Sarezzo (Brescia), ha proseguito gli studi laureandosi con lode presso l’Accademia di Belle Arti Santa Giulia di Brescia (2006) e specializzandosi in Pittura, con grandi risultati, nel 2008. Diverse le esposizioni, personali e collettive, alle quali l’artista bresciana ha partecipato: le personali “La bellezza della verità” (2010, Galleria Martino Dolci, Brescia), “Senza Condizioni” (2009, Concesio, Brescia), “Segno e Materia” (2007, San Gervasio, Brescia), le collettive “Cave Eggs” (2011, Villa Glisenti, Brescia), “Young artist from Brescia” (2011, Galleria Marchina, Brescia), Concorso “Arte Giovane” (2011, Sala del Podestà, Soresina, Cremona), “Evangelizzare con l’arte” (2010, Galleria Civica di Montichiari, Brescia), “Mostra amMAGLIante” (2009, Museo “I Magli”, Sarezzo di Brescia),“Archetipi dell’anima” (2008, Sala degli Alabardieri, Palazzo Comunale di Cremona), “La Fucina di Vulcano” (2005 Sala Civica di Calino, Cazzago S.Martino di Brescia) e “Travagliato Cavalli” (2002 Travagliato, Brescia), oltre a molte altre. L’espressività del segno dell’Adami non può lasciare imperturbato lo spettatore: deve fare i conti con sguardi fissi, intensi, sconvolti in profondità da pensieri e consapevolezze inevitabili. Il critico Paolo Sacchini, alla presentazione della Mostra Sguardi (2011) ha così definito l’elaborato dell’artista: “quelli delineati da Clelia non sono semplicemente degli occhi che rappresentano se stessi […]; piuttosto, questi sguardi che emergono dal fondo dei dipinti sembrano indicare – o forse ancora meglio indagare in profondità – un recondito stato di coscienza, un inestricabile e quasi materico groviglio di vissuto e di sensazioni, un’intimità nascosta e magari inconfessata”]. Il segno incisivo e la matericità del colore, cristallizzato all’apice dell’espressività tonale, si giocano la comunicazione, tra tratti diluiti e leggeri di memoria quasi impressionista e l’eloquenza drammatica dell’espressionismo tedesco, declinato secondo l’emotività dell’artista, trasmessa con una pennellata volubile, a tratti solida e a tratti alleggerita.

 

Federica Gennari