PIERO MANZONI, LA PROTESTA NELL’ARTE

Con alcune sue opere provocatorie voleva svelare i meccanismi e le contraddizioni del sistema dell’arte contemporanea. Le “proteste” continuarono tramite le sue azioni, come quella di firmare modelle vive e nude o quella di dare uova sode con sopra le sue impronte digitali. 
Figlio di Egisto dei conti Manzoni originario di Lugo (RA) e di Valeria Meroni originaria di Soncino, cresce a Milano, dove terminati gli studi classici presso i Gesuiti, si iscrive alla Facoltà di Legge dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La sua famiglia frequenta gli ambienti artistici milanesi e Lucio Fontana, fondatore dello spazialismo, e celebre per i buchi e tagli sulla tela. Stringe rapporti di amicizia e collaborazione anche con Enrico Castellani, con il quale forma un sodalizio artistico molto anomalo per la personalità: lui di temperamento vulcanico, scapigliato e giocoso, mentre Castellani era serio, distinto e riflessivo.
Piero Manzoni (Soncino, 13 luglio 1933 – Milano, 6 febbraio 1963) è stato un artista italiano, noto a livello internazionale per i suoi Achrome (in francese: incolore), una serie di opere prodotte tra il 1957 e il 1963, incentrata principalmente sullo studio dell’assenza di colore, e Merda d’artista, 90 scatole di latta sigillati che contengono le feci dell’artista. La scatola è identica a quelli della carne in scatola, ai quali applicò l’etichetta “merda d’artista”. Conservata al naturale, ha un peso netto di gr. 30, prodotta ed inscatolata nel maggio 1961. Sulla parte superiore del barattolo è apposto un numero progressivo da 1 a 90 insieme alla firma dell’artista. Piero Manzoni mise a questi barattoli, presentati uno al giorno, un prezzo corrispondente a 30 grammi d’oro, alludendo, in modo provocatorio, al valore dell’artista che grazie ai meccanismi commerciali della società dei consumi poteva vendere al valore dell’oro una parte di se stesso.
Il pittore, Agostino Bonalumi (Vimercate, 10 luglio 1935 – Desio, 18 settembre 2013, amico di strada di Piero Manzoni dichiarò: “Posso tranquillamente asserire che si tratta di solo gesso. Qualcuno vuole constatarlo? Faccia pure. Non sarò certo io a rompere le scatole”. (Corriere della Sera di lunedì 11 giugno 2007, pagina 30)
Nel 2008, il giornalista francese, Bernard Bazile, ha esibito in vari musei a Parigi una delle lattine aperte. Dentro vi ha trovato una seconda lattina più piccola, mai aperta, con la stessa dicitura sull’etichetta principale.
Prima di arrivare alla “Merda d’artista”, il percorso di Manzoni lo porta al “Fiato d’artista” e “Consumazione dell’arte dinamica del pubblico divorare l’arte“.

“Il fiato d’artista” consisteva in una scultura con una base di legno ed un palloncino gonfiato dallo stesso artista, poi sigillato a piombo alla stessa base. Mentre “Consumazione dell’arte dinamica del pubblico divorare l’arte” consisteva nella trasmissione di una parte del suo vissuto alle generazioni future e coeve, che continuerà nella performance, in cui l’artista firmava con la sua impronta digitale del pollice alcune uova sode, invitando gli spettatori ad ingerire queste sul posto.

Personalmente credo che l’artista cremonese volesse solo sottolineare la poca personalità di molti investitori e appassionati dell’arte, che sono sempre pronti a considerare, apprezzare, premiare ed acquistare qualsiasi prodotto di un’artista, non per la capacità dell’artista o ciò che trasmette, ma solo dalla notorietà dello stesso. Piero Manzoni, con “Merda d’artista” o “Fiato d’artista”, criticò quella categoria di finti appassionati d’arte che apprezzano un’opera solo per il sentito dire, solo perchè quell’artista è di moda.
In pratica, per me, il suo messaggio era: “qualsiasi stronzata di un’artista famosa viene sempre accettata senza conoscerne il contenuto”.
Molte delle sue opere pittoriche sono conservate al Museo del Novecento di Milano, nella sezione Piero Manzoni e Azimuth. Le opere più rilevanti di Piero Manzoni sono realizzate con tele grinzate o con fibre di vetro. Manzoni voleva sottolineare una nuova espressione con l’assenza di colori, sostenendo che “l’infinibilità è rigorosamente monocroma”.
ll record, battuto all’asta, delle sue opere è detenuta da un Achrome, realizzato con la tecnica del caolino su tela, cm. 23,6 X 31,5, che in data 16/02/2011 ha raggiunto la cifra di 35.543.994 dollari.

Le sue opere nei musei:

  • Casa museo Boschi-Di Stefano di Milano
  • Museo d’arte contemporanea Donnaregina di Napoli
  • Museo nazionale delle arti del XXI secolo sez. d’arte figurativa, di Roma
  • Gallerie d’Italia, Milano
  • Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea GAM Torino
  • Tate Gallery, Londra 


Arman Golapyan