La pena di morte ha radici antichissime: era applicata persino dai Babilonesi, grazie al Codice di Hammurabi, occhio per occhio dente per dente, che prevedeva la pena capitale per omicidio, furto e mancanze relative allo svolgimento del proprio lavoro.
Tra gli Egizi invece era applicata a chi commetteva infrazioni fiscali, spionaggio, attentati contro il faraone, sacrilegi, furti o omicidi. Mentre nelle civiltà precolombiane la pena capitale era applicata per l’omicidio e e l’adulterio, quest’ultimo ritenuto un reato contro la proprietà: il colpevole veniva affidato al marito offeso e colpito con un pietra sulla testa. In grecia invece, le vicende politiche ateniesi indussero a diminuire la pena di morte, pur non portando ad eliminarla completamente: spesso le esecuzioni venivano affidate ai familiari delle persone offese. Nell’antica Roma invece la pena di morte dava la possibilità al condannato di fare appello presso i comizi centuriati, nel tentativo di annullare la sentenza del magistrato. Nel Medioevo, i feudatari, ai quali il re affidava il compito di gestire la giustizia, le pene capitali venivano eseguite spesso: erano molti, infatti, coloro che potevano decidere di applicarla. Si ricorreva anche alla tortura, all’annegamento, all’impiccagione e alla decapitazione per crimini come il tradimento, sacrilegio, furto e omicidio.
Il primo Stato ad abolire la pena di morte è stato la Repubblica di San Marino, nel 1468. Nella seconda metà del Settecento, a seguito all’opera di Cesare Beccaria “Dei delitti e delle pene” del 1764, il dibattito sulla pena capitale si accese: Cesare Beccaria, infatti, propose l’abolizione evidenziando la possibilità di errori giudiziari e ponendo l’accento sull’inefficacia nel prevenire i crimini.
Il 30 nonembre del 1786, il Granducato di Toscana rese ufficiale legalmente l’abolizione della pena di morte con il codice penale toscano promulgato dal granduca Pietro Leopoldo. Quattro anni più tardi, nel 1790, la pena viene reintrodotta per i crimini eccezionali.
Nella Francia dell’Ancien Régime, la pena di morte veniva applicata veniva applicata in diversi modi: in funzione del reato e della classe sociale della persona condannata. Per i delitti contro lo Stato era previsto lo squartamento, per i delitti contro la religione il rogo, per i delitti più atroci la ruota; ai nobili toccava la decapitazione, mentre ai contadini è riservata l’impiccagione. Nel 1789, l’anno della Rivoluzione Francese, tutte le differenze vengono eliminate introducendo la ghigliottina.
Nel 1849, la Repubblica Romana abolì la pena di morte e, nel 1889, dopo l’Unità d’Italia venne cancellata con l’emanazione del codice penale di Giuseppe Zanardelli. Rimase, però, per i delitti di tradimento, regicidio o delitti in tempo di guerra.
Nel 1888, negli Stati Uniti, venne introdotta per la prima volta uno degli strumenti simbolo per l’esecuzione della condanna di morte, la sedia elettrica inventata da Thomas Edison. Soluzione che è stata poi progressivamente sostituita dalla iniezione letale.
L’8 febbraio del 1924, nello Stato del Nevada va in scena la prima esecuzione tramite una camera a gas.
Nel 1930, in Italia, il regime fascista reintroduce la pena di morte con il Codice Rocco, per poi essere eliminata nel 1944 e ripristinata nel 1945 e poi infine definitivamente vietata nel 1948, ad eccezione di casi previsti dalle leggi di guerra. L’ultima esecuzione Italiana fu del 4 marzo 1947 a Torino, quando vennero fucilati i tre responsabili della strage di Villarbasse.
Negli Stati Uniti, tra il 1964 e il 1974, la pena di morte venne sospesa completamente dalla Corte Suprema e, con l’aumento degli episodi violenti e gli omicidi, successivamente l’opinione pubblica ritornò a favore della pena di morte. Nacque persino il movimento per i diritti dei familiari delle vittime di omicidio. Così, nel 1976, la Corte Suprema americana ripristinò la pena di morte, definendola costituzionale. Tra il 1984 e il 2004 essa tocca il più alto livello di esecuzioni.
Il 25 ottobre del 1994, l’Italia abolì completamente la pena di morte, escludendola anche dal codice penale militare di guerra e sostituendola con l’ergastolo. Dal 1993, in Italia è molto attiva l’associazione “Nessuno tocchi Caino”, Organizzazione non governativa che lotta a livello internazionale per l’abolizione della pena di morte e in generale contro ogni forma di tortura.
David Zahedi
Storicamente sono apparsi molti modi per applicare la pena di morte secondo le varie epoche e culture:
- Annegamento: è stato usato a volte nell’antico Egitto: il condannato viene chiuso dentro un sacco e buttato nel Nilo.
- Bastonatura e fustigazione a morte: sono state usate a volte presso alcuni popoli antichi.
- Bollitura: praticata nell’antico oriente e nell’Inghilterra rinascimentale.
- Caduta dall’alto: il condannato viene lanciato da una grande altezza, per esempio da una rupe.
- Camera a gas: utilizzo di acido cianidrico (HCN) anche noto come Zyklon B nei campi di sterminio nazisti, introdotto poi nel secondo dopoguerra nel diritto penale dello stato della California poi abolito.
- Colpo di pistola alla nuca: usato a tutt’oggi in Cina.
- Crocifissione: usata largamente nell’antico medio oriente, in alcuni casi nella Repubblica e Impero romano, fino al XX secolo ad esempio in Giappone, nel Periodo Meiji.
- Damnatio ad bestias: pena di morte riservata nell’antica Roma ai criminali, condannati a essere mangiati vivi dalle bestie feroci nelle arene.
- Decapitazione: molto diffusa nel mondo antico e medievale, sostituita alla fine del secolo XVIII dalla ghigliottina in Francia. Usata tutt’oggi in Arabia Saudita con l’utilizzo di una spada.
- Fucilazione (in Italia è stata la forma più comune).
- Garrota: usata in Spagna dal medioevo fino alla fine della dittatura di Francisco Franco.
- Ghigliottina: introdotta in Francia a partire dalla rivoluzione francese e adottata poi in molti Paesi europei, dal Vaticano alla Svezia.
- Impalamento: molto usato nel Medioriente medievale. Si pensa che il famoso voivoda romeno del secolo XV Vlad Tepes, ispiratore del mito di Dracula, ne avesse appreso il metodo dai Turchi invasori.
- Impiccagione: comune nel Medioevo ma ancora oggi utilizzata.
- Iniezione letale: usata a tutt’oggi negli Stati Uniti.
- Lapidazione: usata ampiamente nell’antichità, è ancora presente in alcuni stati islamici prevalentemente ai danni di donne adultere.
- Rogo: consiste nel legare il condannato ad un palo sopra una catasta di legna per poi appiccare il fuoco. Applicato in Europa dal Medioevo e nelle Americhe fino al Secolo XVII. Famose le condanne della Santa Inquisizione ai danni di eretici e streghe.
- Schiacciamento: è eseguito in diversi modi; ai tempi di Marco Polo, il popolo mongolo è solito eseguire la condanna a morte delle persone rispettabili coprendole con un telo e schiacciandole con i cavalli.
- Schiacciamento da elefante: diffusa nel sud e sudest asiatico, particolarmente in India, durante quasi 4.000 anni.
- Sedia elettrica: inventata a fine Ottocento da Harold P. Brown e Arthur Kennelly, brevettata da Alphonse David Rockwel, applicata in molti stati statunitensi fino agli anni settanta, sostituita poi con iniezione letale.
- Squartamento: citato nel poema medievale della Chanson de Roland, utilizzato nei paesi arabi nell’età moderna. Vi sono testimonianze filmate di squartamenti di prigionieri durante la guerra Iran-Iraq negli anni Ottanta, utilizzando automezzi invece che cavalli.
- Supplizio della ruota: diffuso nel medioevo, consisteva nel legare per i polsi e le caviglie il condannato ad una ruota e con una mazza gli venivano rotte le ossa fino alla morte.
- Trafittura con frecce: usata in alcuni casi dagli antichi romani (Martirio di san Sebastiano).