Politico italiano, Benito Mussolini nacque il 29 luglio 1883 a Dovia di Predappio ed emerse nel panorama politico italiano prima come esponente del Partito Socialista Italiano poi come fondatore del partito fascista. Formatosi come giornalista, dopo aver espletato l’obbligo di leva, si avvicinò maggiormente all’ambiente politico assumendo l’incarico, nel 1909, di dirigente della federazione socialista di Forlì. Celebre fu la sua dura opposizione, espressa sotto forma di anti-interventismo, nell’ambito della guerra italo-turca: a tal proposito, infatti, fu condannato per aver guidato alcune manifestazioni contro l’intervento in Libia (1911). Le decise posizioni socialiste, abbinate ad un’oratoria efficace, lo portarono alla direzione di “Avanti!” e al trasferimento a Milano: investendo su una nuova linea rivoluzionaria, provocò il parziale allontanamento del gruppo parlamentare socialista e di Turati. Con una clamorosa svolta, nell’ambito del dibattito sulla I Guerra Mondiale, passò da posizione neutralista ad una decisa spinta interventista (ottobre 1914), decisione che gli costò la direzione di Avanti!. Senza esitazioni, un mese dopo fondò il quotidiano Popolo d’Italia, del quale divenne il direttore fino al richiamo alle armi, tra il 1915 e il 1917. Nel dopoguerra Mussolini iniziò ad accostarsi a posizioni nazionaliste e fondò i cosiddetti “Fasci di combattimento” (1919) che, partendo da idee socialiste, raccolse un gruppo di ex combattenti per poi affiancarsi ai dannunziani, portavoce del profondo malcontento derivato dalla “vittoria mutilata”. Ponendosi come riformatore e riordinatore, a difesa delle tendenze antiliberali della borghesia, nel 1921 fece il suo ingresso in parlamento per poi costituire il Partito Nazionale Fascista, con un programma fortemente nazionalista (1921).Dosando violenza (attraverso lo squadrismo) e lotta al potere proletario, osteggiato dalla borghesia, alternando intimidazioni e politica, si giunse alla Marcia fascista su Roma (28 ottobre 1922) e alla presa del potere, con l’incarico di formare il governo, ottenuto dal re, solo due giorni dopo. Dopo il successo alle elezioni del 1924, instaurò la dittatura, governando ininterrottamente dal novembre 1922 al luglio 1943. Istituì il Gran Consiglio del Fascismo e la Milizia volontaria per la difesa dello stato, riuscendo così a legalizzare forze fasciste già attive in precedenza. Ben presto riuscì a rafforzare la propria posizione, operando per la repressione dell’antifascismo. L’assassinio del capo socialista Giacomo Matteotti nel 1924 ad opera di alcuni fascisti mise a rischio la posizione del governo e di Mussolini, che risolse con il discorso alla Camera, nel quale asserì il legame e la continuità tra il fascismo e il governo. La definitiva affermazione del partito, lasciò pieno spazio a Mussolini che legiferò intensamente per modificare l’assetto costituzionale e rafforzare la propria posizione, questo limitando la libertà di associazione e di stampa, aumentando i propri poteri, potenziando l’esecutivo e istituendo il Tribunale speciale. Il radicamento del fascismo fu favorito da un’intensa propaganda nazionalista che, facendo perno sulla figura centrale del “duce”-comandante, diffuse una serie di abitudini, rituali e simboli che facilitarono la ricettività degli ideali fascisti da parte della società. A questa affermazione “interna”, Mussolini affiancò una politica estera alquanto aggressiva, colpendo l’Etiopia nel 1935, operazione che allargò i consensi nazionali ma mise l’Italia in seria opposizione con l’Inghilterra. Con l’ascesa di Adolf Hitler, Mussolini prese posizione stringendo con il dittatore tedesco il Patto d’Acciaio (1939): accettando le leggi razziali, Mussolini introdusse in Italia tutta la violenza delle persecuzioni, ideate dal regime hitleriano. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, dopo un periodo di apparente incertezza, giustificata dalla “non belligeranza”, Mussolini decise di affiancarsi alla potenza tedesca, ritenendo ormai sicuro il successo dell’Asse. Gli insuccessi riscossi durante il conflitto e la perdita generale del controllo politico, determinata anche dall’occupazione tedesca, favorirono l’indebolimento del capo del governo, al quale fu revocato il mandato nel luglio del 1943 (Ordine del giorno di Grandi). Sancito il crollo del regime fascista, Mussolini fu arrestato per ordine del re e condotto a Campo Imperatore, dove però fu liberato dalle forze tedesche (settembre 1943). Su spinta di Hitler, riuscì a ristabilire il controllo fascista fondando la Repubblica Sociale Italiana, nelle vesti di capo del governo e capo dello stato. Con una svolta decisa, seguì una linea più ritirata insediandosi presso il Lago di Garda e seguendo meno attivamente le vicende dell’Asse. La sconfitta definitiva dell’alleanza Germania-Italia lo spinse a trasferirsi a Milano il 17 aprile 1945, in cerca di salvezza e sperando di trattare la resa: partito alla volta di Como vestito da soldato tedesco, il 25 aprile,, fu arrestato dalle forze partigiane due giorni dopo a Dongo. Benito Mussolini, insieme all’amante Claretta Petacci e ad altri gerarchi fascisti, fu fucilato: il corpo fu esposto in Piazzale Loreto a Milano, come simbolo della fine ufficiale del regime fascista e del fascismo stesso.
Arman Golapyan
I SUOI MOTTI:
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– Meglio vivere un giorno da leone, che cento anni da pecora.
– Chi si ferma è perduto.
– Meglio morire in piedi, che vivere una vita in ginocchio.
– Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se mi uccidono vendicatemi.
– Nessun fenomeno al mondo può impedire al sole di risorgere.
– Me ne frego.
– Fino alla vittoria.
– Molti nemici, molto onore.
– Le radici profonde non gelano mai.
– O con noi o contro di noi.
– Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare.
– Meglio lottare insieme che morire da soli.
– Non basta essere bravi bisogna essere i migliori.
– Chi osa vince!
– Fermarsi significa retrocedere.
– Italia agli italiani