“Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della Terra — non augurerei a nessuna di queste creature ciò che ho dovuto soffrire per cose di cui non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui sono colpevole. Sto soffrendo perché sono un anarchico, e davvero io sono un anarchico; ho sofferto perché ero un Italiano, e davvero io sono un Italiano […] se voi poteste giustiziarmi due volte, e se potessi rinascere altre due volte, vivrei di nuovo per fare quello che ho fatto già”. (L’ultimo discorso di Vanzetti al giudice del 9 aprile 1927– Dedham, Massachusetts)
Il 23 agosto 1927 alle ore 00:19, dopo sette anni di udienze, due uomini italiani vennero uccisi sulla sedia elettrica a distanza di sette minuti l’uno dall’altro. La loro esecuzione innescò rivolte popolari a Londra, Parigi e in diverse città della Germania.
Il 23 agosto 1977, esattamente 50 anni dopo, il governatore del Massachusetts Michael Dukakis emanò un proclama che assolveva i due uomini dal crimine: “Io dichiaro che ogni stigma ed ogni onta vengano per sempre cancellati dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti”. (Il proclama del 23 agosto 1977)
Purtroppo questa dichiarazione non significò il riconoscimento dell’innocenza dei due italiani che sono ancora fra i possibili condannati a morte innocenti. Del resto, negli ultimi cento anni, nessun condannato a morte americano è stato riabilitato dopo l’esecuzione.
Molti famosi intellettuali come Albert Einstein e Bertrand Russell sostennero a loro favore.
Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti vennero arrestati, processati e giustiziati sulla sedia elettrica negli Stati Uniti il 23 agosto 1927, nel penitenziario di Charlestown, presso Dedham, con l’accusa di omicidio di un contabile e di una guardia del calzaturificio, Slater and Morrill. Sulla loro colpevolezza non vi furono certezze; a nulla valse la confessione del detenuto portoricano Celestino Madeiros, che scagionava i due.
Ferdinando Nicola Sacco (Torremaggiore, 22 aprile 1891 – Charlestown, 23 agosto 1927) era operaio in una fabbrica di scarpe, figlio di Michele Sacco e Angela Mosmacotelli, di famiglia produttore di olio extravergine di oliva e del vino in Italia. Arrivò negli USA il 12 aprile 1909, poco prima di compiere diciotto anni. Trovò lavoro in una fabbrica di calzature a Milford, dove nel 1912 si sposò con Rosina Zambelli. Dal matrimonio sono nati Dante e Ines. Lavorava sei giorni la settimana, dieci ore al giorno. Nonostante ciò, partecipava attivamente alle manifestazioni operaie dell’epoca, attraverso le quali i lavoratori chiedevano salari più alti e migliori condizioni di lavoro. In queste occasioni teneva spesso dei discorsi che sono diventati la causa del suo arresto nel 1916.
Bartolomeo Vanzetti, Trumlin per gli amici, (Villafalletto, 11 giugno 1888 – Charlestown, 23 agosto 1927) era un venditore di pesci. Era nato a Villafalletto in provincia di Cuneo l’11 giugno 1888, era il secondo dei quattro figli di Giovanna Nivello e Giovanni Battista Vanzetti, un modesto proprietario terriero e gestore di una piccola caffetteria. A spingerlo ad emigrare furono soprattutto due fatti: la morte improvvisa e tragica dell’amata madre nel 1907, che lo portò quasi alla follia, e probabilmente perchè anche il padre era stato anche lui emigrante in California per un breve periodo, dal 1881 al 1883.
Nel 1908, a soli venti anni, arrivò negli USA. Fece molti lavori, prendendo tutto ciò che gli capitava. Lavorò nelle trattorie, in una cava, in un’acciaieria e in una fabbrica di cordami, la Plymouth Cordage Company. Era uno spirito libero e indipendente, era un avido lettore, soprattutto delle opere di: Marx, Darwin, Hugo, Gorkij, Tolstoj, Zola e Dante. Nel 1916, guidò uno sciopero contro la Plymouth e per questo motivo nessuno volle più dargli un lavoro. Si mise quindi in proprio, facendo il pescivendolo.
Sacco e Vanzetti si conobbero entrando entrambi a far parte di un gruppo anarchico italoamericano. Tutto il collettivo poi fuggì in Messico per evitare la chiamata alle armi, perché per un anarchico non c’era niente di peggio che uccidere o morire per uno Stato.
Al termine della guerra, i due tornano nel Massachusetts senza sapere di essere inclusi in una lista dei ribelli del Ministero di Giustizia, né di essere pedinati dagli agenti segreti USA. Nella stessa lista era incluso anche un amico di Vanzetti, il tipografo Andrea Salsedo, che, il 3 maggio 1920, venne lanciato dalla polizia stessa dal quattordicesimo piano di un edificio appartenente al Ministero di Giustizia.
Sacco e Vanzetti organizzarono un comizio per far luce su questa vicenda, comizio che avrebbe dovuto avere luogo a Brockton il 9 maggio. I due vennero arrestati prima dell’evento, per essere stati trovati in possesso di volantini anarchici e alcune armi.
Pochi giorni dopo vennero accusati anche di una rapina avvenuta a South Braintree, un sobborgo di Boston, poche settimane prima del loro arresto; in tale occasione erano stati uccisi a colpi di pistola due uomini: il cassiere del calzaturificio “Slater and Morrill” e una guardia giurata.
Alla base del verdetto di condanna vi furono da parte di polizia, procuratori distrettuali, giudice e giuria pregiudizi e una forte volontà di perseguire una politica del terrore suggerita dal ministro della giustizia Palmer.
Per questo motivo, Sacco e Vanzetti sono stati due “agnelli sacrificali” utili come esempio per una nuova linea di condotta contro gli avversari del governo. Erano infatti immigrati italiani senza una padronanza della lingua inglese. Il giudice Webster Thayer li definì senza mezze parole due bastardi anarchici, li chiamava spesso “Wops”, termine dispregiativo per indicare gl’individui d’etnia latina.
Il Governatore del Massachusetts, Alvan T. Fuller, avrebbe potuto impedire l’esecuzione ma rifiutò di farlo; la commissione da lui istituita per riesaminare il caso riaffermò le motivazioni della sentenza di condanna.
Quella fu un periodo della storia statunitense caratterizzato da un’intensa paura dei comunisti, la paura rossa del 1917 – 1920. Ma né Sacco né Vanzetti erano comunisti, e inoltre Vanzetti non aveva nemmeno precedenti con la giustizia, ma erano conosciuti dalle autorità locali come militanti radicali che erano stati coinvolti in scioperi, agitazioni politiche e propaganda contro la guerra.
Sacco e Vanzetti sono stati vittime del pregiudizio sociale e politico. Vanzetti, disse al giudice Thayer: “Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della Terra, non augurerei a nessuna di queste ciò che ho dovuto soffrire per cose di cui non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui sono colpevole. Sto soffrendo perché sono un radicale, e davvero io sono un radicale; ho sofferto perché ero un Italiano, e davvero io sono un Italiano […]”
Quando il verdetto di morte fu reso noto, si tenne una manifestazione davanti al palazzo del governo, a Boston. La manifestazione durò ben dieci giorni, fino alla data dell’esecuzione. La polizia e la guardia nazionale li attendevano dinanzi al carcere e sopra le sue mura vi erano mitragliatrici puntate verso i manifestanti.
Il caso di Sacco e Vanzetti scosse molto anche l’opinione pubblica italiana di allora ed anche il governo di fascista Benito Mussolini prese posizione e si mosse attivamente a sostegno dei due connazionali, nonostante le loro idee politiche.
Anche Benito Mussolini riteneva il tribunale statunitense «pregiudizialmente prevenuto» nel giudicare Sacco e Vanzetti e, a partire dal 1923 fino all’esecuzione della condanna a morte nel 1927, i funzionari del Ministero degli Esteri, l’ambasciatore italiano a Washington ed il Console italiano a Boston operarono presso le autorità degli Stati Uniti per ottenere prima una revisione del processo e poi la grazia per i due italiani.
Lo stesso Duce un mese prima dell’esecuzione scrisse direttamente una lettera in cui chiedeva all’ambasciatore americano a Roma Henry Fletcher di intervenire presso il Governatore del Massachusetts per salvare la vita dei due condannati a morte.
I corpi dei due anarchici, Bartolomeo Vanzetti e Ferdinando Nicola Sacco, furono cremati e oggi le loro ceneri si trovano nel cimitero di Torremaggiore, città natale di Sacco. Il Comune di Villafalletto, città natale di Vanzetti, ha dedicato una via ai due anarchici e una scuola a Bartolomeo Vanzetti.
David Zahedi