« Ho un sogno: che un giorno questa nazione si sollevi e viva pienamente il vero significato del suo credo: “Riteniamo queste verità di per se evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali” ». (Martin Luther King, 28 agosto 1963, Washington, discorso al Lincoln Memorial durante la marcia per lavoro e libertà)
Il 2 novembre 1983, nel Giardino delle Rose della Casa Bianca, il 40° presidente degli Stati Uniti, Ronald Wilson Reagan (Tampico, 6 febbraio 1911 – Bel Air, 5 giugno 2004) firma una legge che istituisce Martin Luther King Day, festività federale che cade ogni terzo lunedì di gennaio per commemorare Martin Luther King, nato Michael King (Atlanta, 15 gennaio 1929 – Memphis, 4 aprile 1968), pastore protestante, politico e attivista statunitense, leader dei diritti civili. Il suo nome viene affiancato per la sua attività di pacifista a quello di Mohandas Karamchard Gandhi, il leader della non violenza, del quale Martin Luther King è stato uno studioso appassionato, ed al filosofo e sociologo Richard Bartlett Gregg (1885 – 1974), primo americano a teorizzare organicamente la lotta non violenta.
Martin Luther King, unanimemente considerato apostolo instancabile della resistenza non violenta, eroe e paladino degli emarginati, “liberatore dalla faccia nera”, si è sempre esposto in prima linea per abbattere nella realtà americana degli anni cinquanta e sessanta ogni sorta di pregiudizio etnico, predicando l’ottimismo creativo dell’amore e della resistenza non violenta, come la più sicura alternativa sia alla rassegnazione passiva che alla reazione violenta preferita da altri gruppi di colore, come i seguaci di Malcolm X.
Nausica Baroni