“When I am in my paintings, I’m not aware of what I’m doing”.
“Quando dipingo, non sono consapevole di ciò che sto facendo”.
Così parlava della sua arte Jackson Pollock (Cody, 28 gennaio 1912- South – Hampton, 11 Agosto 1956), uno dei massimi esponenti e iniziatori dell’Espressionismo Astratto statunitense, nella sua corrente Action Painting. Pollock nasce nel Wyoming ma trascorre l’infanzia in Arizona, e nel 1925 si trasferisce a Los Angeles per studiare alla Manual Arts High School, dove però si dimostra già piuttosto irrequieto tanto dall’esserne espulso. Nel 1929, in piena Grande Depressione, è a New York dove, vivendo alla giornata, segue i corsi del pittore Thomas Hart Benton (Neosho, Missouri, 15 Aprile 1889 – Kansas City, Missouri, 19 Gennaio 1975) alla Arts Students League. Nel 1936 conosce David Alfaro Siqueiros (Chihuahua, 29 Dicembre 1896 – Cuernavaca, 6 Gennaio 1974), uno dei più importanti muralisti messicani, in occasione di un seminario sperimentale dove per la prima volta il giovane Pollock viene introdotto a tecniche pittoriche non convenzionali come ad esempio l’uso del colore puro, che egli fa sgocciolare “spontaneamente”.sulla.tela. In questi stessi anni, grazie all’aiuto di Peggy Guggenheim, Pollock acquistò quella che oggi è conosciuta come Pollock- Krasner House a Springs, Long Island, una casa-laboratorio dove perfeziona e sviluppa, stendendo le tele sul pavimento, il suo stile pittorico rivoluzionario, che prese il nome di DRIPPING, “sgocciolamento”.
La personalità di Peggy Guggenheim è fondamentale per il successo di Pollock che gli apre le porte della sua galleria nel 1943 permettendogli di esporre per i successivi cinque anni, gli anni creativi della sua produzione artistica, diventando uno dei più celebri artisti americani contemporanei. Il gesto di porre le tele orizzontali sul pavimento, col quale egli stravolge completamente l’idea tradizionale di pittura, Pollock lo deriva dai rituali delle tribù Navaho degli indiani d’America e dai loro SAND PAINTINGS (dipinti con la sabbia): l’artista può interagire con la tela da tutti e quattro i lati, “danzandole” intorno e creando intrecci di colore caotici e incontrollabili rimanendo però, dall’altro lato, sempre consapevole dei movimenti del proprio corpo. I suoi lavori degli anni ’50 presentano colori un po’ più cupi e iniziano ad essere sempre più apprezzati e richiesti dai collezionisti, che ne bramano con insistenza di nuovi; purtroppo una brusca morte interrompe di colpo la produzione (e l’esistenza) di questo geniale artista-performer. Jackson Pollock morì ubriaco al volante della sua auto a soli 44 anni, a South – Hampton: egli forse incarna a pieno lo stereotipo dell’ artista maledetto tipicamente ottocentesco, ma nonostante una vita burrascosa e diversi problemi di alcolismo, Pollock riuscì davvero a cambiare radicalmente il modo di dipingere, sviluppando uno stile completamente innovativo e ridefinendo nuove possibilità di descrivere lo spazio pittorico.
Serena Goi