Antonio Rodolfo Quinn-Oaxaca, in arte Anthony Quinn (Chihuahua, 21 aprile 1915 – Boston, 3 giugno 2001), fu un attore statunitense di padre irlandese e madre messicana. I genitori erano ribelli coinvolti nella rivoluzione messicana, il che la dice lunga sulla DNA dei Quinn e alla sua vita vissuta fino in fondo.
Aveva due anni quando il padre decide di stabilirsi con la famiglia in Texas per poi trasferirsi ancora in California, dove viene assunto come fattore. Qui, però, muore in un incidente d’auto, un evento che costringe il piccolo Quinn a rinunciare agli studi e a lavorare per mantenere la famiglia.
Superati i primi anni di difficoltà, la madre instaura una nuova relazione, che Quinn non tollera. Non ancora maggiorenne, fugge di casa portando con sé sorella e nonna. Mantiene i due con lavori saltuari di tutti tipi, fino ad unirsi ad una compagnia teatrale itinerante. Fu così che scopre la passione per la recitazione anche se, inizialmente, i risultati sono molto scoraggianti. Negli anni trenta, la vita di un attore, era precaria e molto difficile. Condizioni che abbattevano chiunque e infatti Anthony sembra voler rinunciare per sempre al teatro, tanto che si interessa per un ingaggio come mozzo su una nave commerciale che l’avrebbe portato in Oriente. Fortunatamente, poco prima di imbarcarsi, vede un volantino in cui compariva un annuncio di ricerca attori per un film in realizzazione. Decide di provarci per l’ultima volta, ed ebbe fortuna.
D’altronde, era carico di una fortissima personalità, messa in evidenza dal suo volto e stile, che difficilmente sarebbero potute sfuggire all’industria cinematografica, sempre alla ricerca di figure carismatiche e di personaggi nuovi. Il provino consisteva nell’interpretare l’indiano Cheyenne in “The plainsman” di Cecil B. DeMille, al fianco di Gary Cooper.
Quinn, è all’inizio di una lunghissima carriera durata più di cinquant’anni e che lo ha visto protagonista in teatro, televisione e in oltre 300 film. Una carriera coronata da due premi Oscar: il primo nel 1953 con “Viva Zapata” a fianco di Marlon Brando, e il secondo con “Brama di vivere”, e da ben sei candidature per interpretazioni indimenticabili tra le quali vanno ricordate quelle di “Zorba il greco” e “Selvaggio è il vento”.
Meritano di essere ricordati anche: “Una faccia piena di pugni”, “Alba fatale”, “La storia del generale Custer”, “I cannoni di Navarone”, “Sangue e Arena”, “Guadalcanal” e “La strada”, di Fellini, vincitore dell’Oscar come Miglior film straniero nel 1954. Altri film memorabili sono “Barabba”, “Lawrence d’Arabia” e “Il passo dell’assassino”, tutti caratterizzati dall’intensa e quasi infuocata espressività dell’attore messicano.
Nel 1986, l’Associazione della stampa estera di Hollywood lo ha onorato con l’assegnazione del premio Cecil B. DeMille alla carriera.
Parallelamente alla sua intensa attività recitativa, non ha mai dimenticato gli altri suoi grandi amori artistici, ossia la pittura e la scultura e la musica.
Nella vita privata divenne il padre di ben tredici figli, l’ultimo dei quali nato quando l’attore era già in età avanzata, Quinn aveva recentemente pubblicato un’autobiografia intitolata “Il peccato originale: un autoritratto”.
Anthony Quinn, circondato da un’immensa famiglia in cui l’attore era visto come una sorta di patriarca, mupre all’età di ottantasei anni al Brigham and Women’s Hospital di Boston dopo un’improvvisa crisi polmonare, aggravata dai già seri problemi cardiaci che si portava dietro da tempo.
Nausica Baroni