FEDERICO FELLINI, L’ESEMPIO DELL’OTTIMO CINEMA ITALIANO

Federico Fellini (Rimini, 20 gennaio 1920 – Roma, 31 ottobre 1993) è stato un regista e sceneggiatore italiano conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo. È considerato uno dei più grandi ed influenti cineasti della storia del cinema mondiale di tutti tempi.
E stato vincitore di cinque premi Oscar. Quattro per il miglior film straniero, e una alla carriera nel 1993. Vincitore due volte del Festival di Mosca nel 1963 e nel 1987. Ha inoltre ricevuto la Palma d’oro al Festival di Cannes nel 1960 e il Leone d’oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1985.
Nato a Rimini, in una famiglia piccolo-borghese. Il padre è un rappresentante di commercio di generi alimentari, mentre la madre è una semplice casalinga.

Il giovane Federico frequenta il liceo classico nella sua città natale, ma lo studio non lo appassiona. Comincia allora a procurarsi i primi piccoli guadagni come caricaturista, il gestore del cinema Fulgor gli commissiona ritratti di attori celebri per fare vetrina. 
– Nel 1937, Fellini fonda, in società con il pittore Demos Bonini, la bottega “Febo”, dove i due eseguono caricature di villeggianti.
– Nel 1938, sviluppa una sorta di collaborazione epistolare con giornali e riviste, come disegnatore di vignette: la “Domenica del Corriere” gliene pubblica una dozzina nella rubrica “Cartoline dal pubblico”, mentre con il settimanale fiorentino “420” il rapporto diventa più professionale e prosegue fino ad accavallarsi con il primo periodo del “Marc’ Aurelio”.
– Nel 1939, si trasferisce a Roma con la scusa di scriversi a giurisprudenza.
 Frequenta il mondo dell’avanspettacolo e della radio, dove conosce, fra gli altri, Aldo Fabrizi, Erminio Macario e Marcello Marchesi, e comincia a scrivere copioni e gag.
– Nel 1943, alla radio incontra Giulietta Masina che sta interpretando il personaggio di Pallina, ideato dallo stesso Fellini. Nell’ottobre di quell’anno i due si sposano. 

In quei anni, collabora alle sceneggiature di una serie di titoli di buona qualità, fra i quali “Avanti c’è posto” e “Campo de’ fiori” di Mario Bonnard e “Chi l’ha visto?” di Goffredo Alessandrini, mentre subito dopo è fra i protagonisti del neorealismo, sceneggiando alcune delle opere più importanti di quella scuola cinematografica: con Rossellini, ad esempio, scrive i capolavori “Roma città aperta” e “Paisà”, con Germi “In nome della legge”, “Il cammino della speranza”.
– Nel 1951, esordisce, come collaboratore di 
Lattuada, alla regia con “Luci del varietà”, rivela già l’ispirazione autobiografica e l’interesse per certi ambienti come quello dell’avanspettacolo.
– Nel 1952, l’anno successivo Fellini dirige il suo primo film da solo, “Lo sceicco bianco” con Alberto Sordi (Roma, 15 giugno 1920 – Roma, 24 febbraio 2003).
– Nel 1953, dirige “I vitelloni”, sempre con il suo grande amico Alberto Sordi che viene immortalato per “il suo famoso gesto”. Il suo nome varca i confini nazionali e viene conosciuto all’estero. In questa pellicola, il regista ricorre per la prima volta ai ricordi, all’adolescenza riminese e ai suoi personaggi stravaganti e patetici.

– Nel 1954, è la volta di “La strada”, con la moglie Giuglietta Masina e Anthony Quinn conquista l’Oscar e arriva per lui la consacrazione internazionale. Giulietta Masina, ha avuto via via ruoli di diversa importanza in tutti i primi film del marito.
– Nel 1957, vince il suo secondo Oscar con “Le notti di Cabiria”.  Qui, Giuglietta Masina veste i panni della Cabiria del titolo, una prostituta ingenua che paga con forti delusioni la fiducia che ripone nel prossimo.
– Nel 1959, è la volta di “La dolce vita”, Palma d’oro a Cannes. Questo film si rivela l’inizio della caratteristica di produzione felliniana. Inizia l’interesse, non più, per un cinema legato alle tradizionali strutture narrative. Alla sua uscita il film suscita scandalo, soprattutto negli ambienti vicini al Vaticano: gli si rimprovera per una certa disinvoltura nel presentare situazioni erotiche.
– Nel 1963, esce “8½”, con Claudia Cardinale e Marcello Mastroianni, forse il momento più alto dell’arte felliniana. Vincitore dell’Oscar per il miglior film straniero, è la storia di un regista che racconta, in modo sincero e sentito, le sue crisi di uomo e di autore. 
– Nel 1973, arriva il quarto Oscar con un’altro capolavoro, “Amarcord”, in particolare, segna il ritorno alla Rimini dell’adolescenza, degli anni del liceo. I protagonisti sono la città stessa con i suoi personaggi grotteschi. La critica e il pubblico lo acclamano con il quarto Oscar.
– Nel 1976, é la volta di “Il Casanova”, nel 1979, “Prova d’orchestra”, nel 1980, “La città delle donne”, e nel 1985, “Ginger e Fred”. 
– Nel 1990, dirige il suo ultimo film, “La voce della Luna”. Fellini torna in questo modo con i suoi pazzi nella campagna per ascoltare le sue voci, i suoi bisbigli, lontano dal clamore della città.
Nell’ottobre del 1993, dopo qualche mese dall’Oscar alla carriera, muore a Roma per il secondo ictus. Il giorno dopo le nozze d’oro con Giuglietta Masina.

Rebecca Molinari