E’ il 1978. Ci sono un batterista, Mick Pointer, e un cantante bassista di nome Irvine; sono due appassionati lettori di J.R.Tolkien e affascinati dalla narrazione della ricerca di tre gemme elfiche (i Silmaril) fondano una band dal nome Silmarillion. L’onda progressive dei Genesis è ormai sott’acqua sommersa dall’esplosione del punk, ma il gruppo si ispira ad essa;
La formazione artistica dei Marillion
Nel 1980 Irvine se ne va e grazie ad un banale annuncio, ecco l’incontro che cambia la storia del gruppo: Dereck Dick “colpisce” la band che lo vuole come cantante. Lui si fa chiamare Fish perchè adora stare a guazzo nella sua vasca per interminabili ore. I demo non attirano le case discografiche, ma durante un live scocca la seconda scintilla decisiva: il tastierista Mark Kelly sale a bordo e l’avventura della band che adesso si chiama Marillion prende il largo;la formazione è quella giusta.
E’ il 1982 e al Marquee Club di Londra il gruppo regala grandi show live di puro progressive che attirano l’interesse della EMI grazie a lui: Fish; usa trucco fosforescente, ha una mimica unica e tutti i Marillion lo seguono, quando decide travestimenti bizzarri per i concerti: come quando salirono sul palco conciati come cinque monaci incappucciati con lunghe tonache! Il primo album “Script for a Jester’s Tear” vede la luce nel 1983 e il successivo “Fugazi” consacra il successo della band guidata dalla carismatica presenza scenica di Fish. Nel 1985 le radio di tutto il mondo trasmettono il singolo “Kayligh” che da alla band il numero uno in classifica UK col relativo album. Il successo porta pressioni e la band non scalda il pubblico yankee;nascono i primi dissapori sempre crescenti con Fish che si sente imprigionato dentro i meccanismi della band e di un tour interminabile.
Lo spettacolo alle tastiere di Steve Hogarth
Nel 1988 se ne va sbattendo la porta; un nuovo annuncio regala altri anni di successi alla band con Steve Hogarth come vocalist; “Seasons End” segna l’inizio dell’era “H”;sul palco rivela tutto il suo talento e stupisce come quando nei live deve suonare “The Uninvited Guest”:il pezzo ha lunghe parti in tastiera e Hogarth deve suonarne una parte, ma gli serve libertà di movimento; e così ecco la trovata: un paio di guanti collegati con dei sensori a una scatola dietro la schiena; il risultato e’ pura magia per il pubblico che vede H sfiorare coi guanti una lastra di vetro multicolore creando ogni sorta di suono. Il talento di H esplode poi con “Brave” (1992), capolavoro neoprog di questi anni(con in copertina una foto sfocata con frammenti di scrittura autentici ripresi dal diario di Anna Frank); l’idea dell’album viene dalla cronaca reale: la storia di una ragazza che viene ritrovata sotto shock su un ponte in totale crisi di identità: Steve immagina il suo dramma interiore, lo inscena in più fasi in un disco con pezzi di grande atmosfera e lo rappresenta nei live in modo teatrale, intenso impersonando la ragazza attraverso giochi di luce, specchi, trucco, espressioni spaventose; pathos musicale diretto al cuore che non si ritrova nei successivi album votati più verso un commerciale alternative rock.
Il finanziamento dei fan per “Anorakfobia”
I successi sono lontani e nel 2000 la band chiede ai suoi fan di autofinanziare “Anorakfobia”; ben 12.000 fan lo comprano un anno prima dell’uscita e avranno poi la loro jewel-version col loro nome di finanziatori stampato sopra. La magia delle pietre elfiche sembra proprio non finire mai!