“Nuvolari è il più grande corridore del passato, del presente e del futuro”. (Ferdinand Porsche)
“Paura di morire in un incidente? Ma voi che morirete nel vostro letto, avete ancora coraggio di andarci a dormire la sera?” (Tazio Nuvolari)
Tazio Nuvolari (Cestel D’ario, 16 novembre 1892 – Mantova, 11 agosto 1953), nella sua carriera ha sempre corso da campione, sia in motocicletta che in automobile. Sarà sempre ricordato dalla stampa e dagli appassionati con gli pseudonimi di “Mantovano volante” e di “Nivola”.
È considerato il miglior pilota di tutti i tempi, caratteristica che si può evincere dagli innumerevoli successi raggiunti in una carriera intensa di 353 competizioni, 124 in motocicletta e 229 in automobile, interrotta solo per la 2° guerra mondiale.
Nuvolari all’inizio della sua attività di pilota non ebbe subito i riconoscimenti sperati ma non si arrese e continuò a correre e, così, finalmente arrivarono le vittorie: 105 vittorie assolute e 77 di classe, stabilendo per 100 volte il giro più veloce, 7 volte il titolo di campione italiano e 5 primati internazionali di velocità, ottenendo nel 1935 il record dei 330,275 km/h. Nonostante fosse figlio di un noto ciclista del tempo, la sua grande passione erano le quattro ruote e, così, a partire dagli anni 30 si dedicò esclusivamente ai Gran Premi di automobilismo diventando molto popolare. Poco prima di partecipare alla Targa Florio del 1932, il celebre poeta Gabriele D’Annunzio lo invitò al Vittoriale e gli regalò una piccola tartaruga d’oro con questa dedica: “all’uomo più veloce, l’animale più lento” e il dono gli portò fortuna, infatti, in quell’anno conquistò la prestigiosa competizione siciliana e i Gran Premi di Monaco, di Francia e d’Italia.
Parlare di lui suscita sempre molta emozione tra gli appassionati di automobilismo perché Nuvolari non si arrese mai nonostante le difficoltà e le amarezze della vita, come la perdita di due figli giovanissimi per malattia. Per questo da tutti è stato sempre molto amato ed incoraggiato. Era sprezzante del pericolo ed è rimasto coinvolto in diversi incidenti, anche gravi, come quando stava per morire bruciato nel rogo della sua macchina o schiacciato dal peso della vettura, però, niente fermava il “Figlio del vento” o altro suo soprannome “Figlio del diavolo”.
Ci sono tanti aneddoti indimenticabili e sorprendenti che raccontano le sue imprese alle soglie dell’inverosimile durante le corse, come quando durante la Mille Miglia del 1930 si aggiudicò la vittoria su Achille Varzi. I due in quegli anni erano rivali suscitando l’interesse di giornali e pubblico, durante quella gara, proprio alle ultime battute quasi all’alba, Nuvolari spense i fari per non esser visto e, seguendo le luci di coda di Varzi, lo raggiunse e superò. La sua caparbietà era proverbiale tanto che una volta, nella Mille Miglia del 1948 dove gareggiava con una Ferrari 166 SC, lo stesso Enzo Ferrari lo costrinse a ritirarsi vicino a Reggio Emilia perché non voleva lasciare la gara per fare alcune riparazioni necessarie rischiando, così, di perdere la prima posizione, nonostante l’automobile avesse tantissimi problemi meccanici che le facevano perdere diversi pezzi come il cofano motore e un parafango. Poi si ruppe il supporto del sediolo del meccanico e infine, si incrinò il supporto di una balestra.
Tazio Nuvolari non annunciò mai formalmente il suo ritiro, ma la sua salute andava deteriorandosi e divenne sempre più solitario. Nel 1952 venne colpito da un ictus che lo lasciò parzialmente paralizzato, e morì un anno più tardi, l’11 agosto, a causa di un altro ictus. Il 13 agosto 1953, quasi tutta la città di Mantova partecipò ai suoi funerali, erano tra le 25.000 e le 55.000 persone.
Una vera leggenda, insomma, che morì troppo presto ma che continuerà a correre anche lassù come è scritto sulla sua lapide: “Correrai ancor più veloce per le vie del cielo”. Al funerale del “Figlio del vento”, che venne seppellito con il suo volante preferito e vestito con gli abiti da corsa: un maglione giallo, pantaloni azzurri e gilet di pelle marrone, parteciparono protagonisti del mondo dell’automobilismo e gente comune.
Francesco Veramini