Andrè Derain ( Chatou, 10 Giugno 1880 – Garches, 8 Settembre 1954), pittore francese, pioniere delle diverse avanguardie artistiche del Novecento, nato in un’agiata famiglia borghese, compie i primi studi da ingegnere, ambito però che lascia molto presto quando si iscrive, tra il 1898-1899, all’Accademia Camillo di Parigi, per dedicarsi interamente alla pittura.
Sono gli anni in cui ha modo di conoscere Henri Matisse e Maurice de Vlaminck, con il quale condivide uno studio a Chatou e in cui ha modo di portare a compimento il suo processo di formazione artistica: vede e studia le opere di Vincent Van Gogh, di Paul Cézanne e di Henri De Toulouse-Lautrec, maestri che riterrà fondamentali nel suo percorso artistico. Nel 1904 si sposta dall’Accademia Camillo all’Accademia Julian e, nel 1905, espone al Salon d’Automne e al Salon des Indépendants, collocandosi tra i Fauves. Ma, i primi quadri del giovane Derain, come “Le rive della Senna a Pecq” (Olio su tela, cm. 85 x 95, 1904, Parigi Centre Georges Pompidou, Musée National d’Art Moderne) o “L’Estaque” (Olio su tela, cm. 129 x 195, Houston Museo delle Belle Arti), non mostrano una totale adesione al movimento avanguardista francese: l’Artista utilizza colori audaci e brillanti, ma li racchiude nel rispetto armonico della composizione e della.forma. Altrettante sono le opere che devono la loro influenza al puntinismo di Paul Signac, alla luce di Claude Monet, grazie al periodo trascorso a Londra nel 1906, e alla vicinanza con il pittore Paul Gauguin, nelle quali si riscontra una minor vivacità dei colori. Sono tante le correnti artistiche a cui Derain fa riferimento, in particolar modo nel primo decennio del Novecento, periodo in cui sperimenta e si approccia alla pittura, con lo sguardo rivolto verso i grandi maestri contemporanei e in cui realizza importanti oli quali “I dintorni di Collioure“ (Olio su tela, cm. 59,5 x 73,2, 1905, Parigi Musée National d’Art Moderne Centre Georges Pompidou), “Donna in camicia” (Olio su tela, cm. 100 x 81, 1906, Copenaghen Statens Museum for Kunst), “Il ponte di Waterloo” (Olio su tela, cm. 80,5 x 101,1906, Madrid Museo Thyssen-Bornemisza). L’amicizia con Apollinaire, nel 1909, lo portarono a illustrare un volume del poeta e, tre anni più tardi, arricchisce con i suoi preziosi disegni una raccolta di Max Jacob. L’attività di illustratore continua per il primo libro di Andrè Breton, nel 1916, per le favole di Jean de La Fontaine e per un’edizione del Satyricon di Petronio. Nel frattempo continua a dipingere e si avvicina al cubismo di Braque e di Pablo Picasso, pur non arrivando a tali scomposizioni formali. Derain torna presto all’ordine e alla tradizione della forma classica, influenzato dal Movimento dei Nuovi Valori Plastici e dalla corrente tedesca della Nuova Oggettività. Il 1911 è quello che viene definito il “periodo gotico” di Derain, per via del suo accostamento alla scultura africana e ai primitivi francesi: egli dipinge nature morte quali “Natura morta sul tavolo” (Olio su tela, cm. 92 x 71, 1910, Parigi Musée d’Art Moderne, Ville de Paris) e scolpisce figure rigide e stilizzate come nella scultura “Nudo in piedi” (Scultura in pietra, cm. 95 x 33 x 17, 1907, Parigi Musée National d’Art Moderne, Centre Georges Pompidou). Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, l’artista francese si dichiara estraneo e contrario al Cubismo e al Surrealismo, movimenti ritenuti antiartistici: il suo era un forte richiamo al classicismo, dettato anche dalle suggestioni del viaggio a Roma, in cui perfeziona la conoscenza dei grandi pittori italiani del Rinascimento. Derain approda agli anni Venti in cui la sua fama è riconosciuta a livello internazionale tanto da ricevere, nel 1928, il prestigioso premio “Carnegie”. Contemporaneamente nello stesso periodo espone le sue opere a Londra, Berlino, New York, Francoforte, Duesseldorf e Cincinnati. Rimane a Parigi durante l’occupazione tedesca della Francia, in seguito al Secondo Conflitto Mondiale, e nel 1941 rifiuta la direzione della Scuola Nazionale delle Belle Arti di Parigi. Successivamente effettua un viaggio a Berlino, in cui prende parte a una mostra nazista dell’artista Arno Breker, motivo per il quale in seguito verrà additato come collaborazionista della propaganda nazista e abbandonato da molti artisti. All’inizio degli anni Cinquanta, contrae un’infezione agli occhi e muore nel 1954 investito da un automobile, a Garches.
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Elisa Medda