Lui stesso dichiarò: “Fotografare per tre giorni Marilyn in una camera dell’Hotel Bel-Air di Los Angeles è una di quelle esperienze che capitano una volta soltanto nella vita”, “Non le chiesi di spogliarsi, tutto avvenne così spontaneamente. Un capo alla volta, si ritrovò completamente nuda”.
Bert Stern (Brooklyn, 3 ottobre 1929 – Manhattan, 26 giugno 2013) è stato un celebre fotografo di moda e regista statunitense.
Stern è soprattutto ricordato per essere l’ultimo fotografo di Marilyn Monroe, sei settimana prima della morte della diva, con 2.571 foto scattate all’hotel Bel-Air di Los Angeles, immortalò la bellezza di Marilyn in un servizio che durò tre giorni. La rivista Vogue selezionerà fra i tanti scatti 8 di esse che vennero pubblicate dopo la morte dell’attrice.
Nel 2000, il lavoro completo di “Marilyn senza veli” verrà poi pubblicato nel libro Marilyn Monroe “The Complete Last Sitting”, dello stesso Stern. L’obiettivo di Stern fu protagonista anche di scatti per Audrey Hepburn, Gary Cooper, Elizabeth Taylor, Madonna e molti altri.
Bert Stern, di famiglia ebraica emigrata dall’Est Europa, aveva ereditato la passione per la fotografia dal padre, fotografo specializzato in primi piani di bambini.
Dopo l’abbandonato del liceo, Stern si arruolò nell’esercito ed iniziò a lavorare come fotografo in una base americana in Giappone. Questa esperienza lo aiutò a trovare un lavoro da Look Magazine, la rivista che lanciò la carriera di Stanley Kubrick.
– Nel 1955, è l’anno della svolta, l’anno di uno scatto rivoluzionario per la sua semplicità, il fotografo conquistò tutti col primo piano di un bicchiere di Vodka Smirnoff, posato sulla sabbia rossa del deserto egiziano, con lo sfondo la piramide di Cheope a Giza.
Il New York Times scrisse: negli anni 50 e 60, Stern ha contribuito a ridefinire l’arte della pubblicità e della moda. Insieme a celevri fotografi come Irving Penn, Richard Avedon e Mark Shaw, teorizza il quotidiano, “Stern fa parte della generazione di fotografi che si affidò alle immagini, non più alle parole, per raccontare un’intera storia”.
Rebecca Molinari