John F. Kennedy (Brooklin, il 29 maggio 1917 – Dallas, 22 novembre 1963) è stato un politico statunitense, 35º Presidente degli Stati Uniti. Fratello di Robert Kennedy e Ted Kennedy. Si sposa, il 12 settembre 1953, con Jacqueline Kennedy, e diventano presto una copia molto popolare, visti come dei Star. Fu uno dei matrimoni più famosi e ancora ricordati della storia: Jacqueline Bouvier e John F.Kennedy, il futuro presidente degli Stati Uniti. Il giorno delle nozze Jackie donò al suo John un libricino realizzato con suoi disegni e versi preferiti. Tra cui il motto di Napoleone “I grand uomini sono stelle cadenti che si consumano per illuminare il mondo”. Parole tristemente profetiche per JFK che fu assassinato a Dallas il 22 novembre del 1963 mentre percorreva la città in macchina proprio vicino a lei.
La copia Kennedy portarono una ventata di vita nuova nell’atmosfera della Casa Bianca. Convinti che la Casa Bianca fosse un luogo dove celebrare la storia, la cultura e le conquiste americane, invitarono regolarmente artisti, scrittori, scienziati, poeti, musicisti, attori, atleti e vincitori di premio Nobel. Jacqueline Kennedy inoltre riadattò quasi tutte le stanze della Casa Bianca con nuovi arredi e pezzi d’arte.
La Casa Bianca diventò anche un luogo più gioioso per via della presenza dei due figli piccoli della coppia, Caroline e John Jr. Nel prato antistante la Casa Bianca i Kennedy misero una nursery, una piscina ed una casetta per bambini su un albero.
La coppia ebbe altri due figli: Arabella, nata morta, nell’agosto del 1956 e Patrick, nato nell’agosto 1963 e morto dopo due giorni. Ma la vita di John Kennedy non era solo lavoro e famiglia, infatti, lascia di se anche il ricordo di donnaiolo: ebbe molte relazioni extraconiugali, tra cui la mitica Marilyn Monroe.
La carriera di John F. Kennedy inizia quando partecipa alla Seconda guerra mondiale come volontario; in marina, dopo essere stato ferito alla schiena, torna a Boston dove intraprende la carriera politica. Spalleggiato dal suo affezionatissimo fratello Robert Francis Kennedy, milita nel Partito Democratico come deputato e, successivamente, come senatore.
Il suo discorso pronunciato in Senato nel 1957 appare particolarmente significativo: Kennedy critica l’appoggio che l’amministrazione Repubblicana offre al dominio coloniale francese in Algeria. Sulla base della sua linea di rinnovamento nei confronti dei “Paesi Nuovi”, viene eletto presidente della Sottocommissione per l’Africa dalla commissione estera del Senato.
Il 2 gennaio 1960, annuncia la sua decisione di concorrere alle elezioni presidenziali, scegliendo come suo vicepresidente Johnson; nel discorso di accettazione della candidatura enuncia la dottrina della “Nuova Frontiera”. Come in passato, infatti, la Nuova Frontiera aveva indotto i pionieri ad estendere verso ovest i confini degli Stati Uniti, in modo da conquistare nuovi traguardi per la Democrazia Americana, ad esempio combattere il problema della disoccupazione, migliorare il sistema educativo e quello sanitario, tutelare gli anziani e i più deboli; infine, in politica estera, intervenire economicamente in favore dei Paesi sottosviluppati.
In campagna elettorale, assume una posizione riformista e si assicura i voti dei cittadini di colore, oltre all’appoggio degli ambienti intellettuali. Fu decisivo il duello televisivo del 1960. John Fitzgerald Kennedy e Richard Nixon discutono gli argomenti della campagna elettorale davanti a circa 70 milioni di americani, quasi due terzi della popolazione adulta del Paese. E’ il primo confronto televisivo della storia tra candidati alla Presidenza degli Stati Uniti. Kennedy ha la meglio e vince le elezioni, battendo il Repubblicano Richard Nixon. Al momento della sua investitura, avvenuta il 20 gennaio 1961 a Washington, annuncia la decisione di varare un programma Food For Peace e di stabilire una “Alleanza per il progresso” con i Paesi latino-americani.
Alla fine di maggio parte per un importante viaggio in Europa, nel corso del quale incontra De Gaulle a Parigi, Krusciov a Vienna e Mac Millan a Londra. Al centro dei colloqui sono i rapporti di coesistenza tra USA e URSS, il disarmo, la questione di Berlino, la crisi del Laos, le relazioni politiche, economiche e militari tra gli Stati Uniti e gli alleati europei.
Dopo le esplosioni nucleari sovietiche causate dal alcuni esperimenti, però, autorizza a sua volta la ripresa degli esperimenti nucleari.
Sul piano della politica internazionale, l’obiettivo strategico di Kennedy nei confronti dell’Unione Sovietica è quello di un’intesa mondiale basata sulla supremazia delle due massime potenze, garanti della pace e della guerra. Per quanto riguarda l’America Latina, invece, il suo progetto consiste nell’emarginazione e nella liquidazione del Castrismo Cubano. Viene stipulata la “Alleanza per il progresso”, cioè un grande programma finanziario offerto all’organizzazione collettiva degli Stati Sudamericani.
Nella campagna elettorale per la presidenza, la questione dei neri aveva rivestito una grande importanza e il loro voto, confluito sulla scheda democratica, era stato decisivo per aprire al candidato della “Nuova Frontiera” le porte della Casa Bianca. Con l’andare del tempo, comunque, Kennedy non riesce a mantenere le sue promesse e in alcune zone del Paese si verificano delle vere e proprie discriminazioni razziali e gravi episodi di razzismo. I neri si ribellano e danno vita a grandi rivolte guidati da Martin Luther King.
Duecentocinquantamila neri e bianchi, organizzati in un’imponente corteo, marciano su Washington per rivendicare i diritti legislativi ed appoggiare le decisioni di Kennedy. Il Presidente, comunque, pronuncia dei discorsi nei quali invita al rispetto e alla tolleranza tra bianchi e neri. Erano passati da poco i mille giorni della sua carica presidenziale, la situazione sembra risolversi e decide di partire per un viaggio a Dallas, dove viene accolto con applausi e grida di incitamento. Improvvisamente, però, mentre saluta la folla dalla sua auto scoperta, viene assassinato a distanza con alcuni colpi di fucile. A tutt’oggi, malgrado sia stato arrestato Lee Oswald, l’esecutore materiale dell’assassinio, nessuno sa ancora con precisione chi siano stati i suoi probabili mandanti occulti.
Andrea Carraro