NEL NOME DEL FIGLIO: IL NUOVO LIBRO DI VITTORIO SGARBI. DALLA NATIVITA’ ALLA PASSIONE

“Sgarbi sa prendere per mano il lettore, conducendolo nei meandri della storia dell’arte: capace, come pochi altri, di istruire dilettando.” Sergio Risaliti Il venerdì di Repubblica.

VITTORIO SGARBI (Ferrara, 8 maggio 1952), è un critico e storico dell’arte che ama l'arte. L'arte di ieri e oggi. E' un personaggio pubblico conosciuto per la sua cultura, carisma, intelligenza e dialettica. Nella sua carriera ha curato molte mostre in Italia e all’estero, e scritto numerosi saggi e articoli. Nel 2011 ha diretto il Padiglione Italia per la 54a Biennale d’Arte di Venezia. Da Bompiani ha pubblicato Il bene e il bello (2002), Dell’anima (2004), Ragione e passione. Contro l’indifferenza (2005), Vedere le parole (2006), Clausura a Milano e non solo. Da suor Letizia a Salemi (e ritorno) (2008), L’Italia delle meraviglie. Una cartografia del cuore (2009), Viaggio sentimentale nell’Italia dei desideri (2010), Le meraviglie di Roma. Dal Rinascimento ai giorni nostri (2011), Piene di grazia. I volti della donna nell’arte (2011) e L’arte è contemporanea (2012).

Il suo ultimo impegno é un libro, "Nel nome del Figlio", in cui tenta, riuscendo, il confronto tra l’arte figurativa e il mistero più grande che ha accompagnato l’umanità, la vita di GesùIl Mistero raccontato dalla grande arte. 
Nel corso dei secoli questo Mistero, oltre che il linguaggio della Chiesa ufficiale, ha parlato il linguaggio della pittura. I Maestri bizantini senza nome, il Maestro della tavola di Sant’Agata, Pietro Cavallini, Giotto
, Cimabue, Masaccio, Filippo Lippi, i Maestri veneti, da Bellini a Carpaccio, a Tiziano, da De Mio a Jacopo Bassano a Tintoretto a Sansovino; i maestri nordici, da Memling a Dürer a Grünewald; Michelangelo, Raffaello, Potormo, Correggio, Savoldo, Moretto, fino a Caravaggio e i caravaggeschi, da Battistello, a Ribera, a Mattia Preti. Gesù nell’arte ha parlato la sua lingua più variegata e ricca: la sorpresa, l’ira, il dolore, la gioia, il giudizio inequivocabile, la pietà, la debolezza, la tenerezza, l’amicizia, il capriccio; il linguaggio eterno di Dio e quello volgare della terra, quello femmineo di Maria e quello sapienziale dei Dottori. Quello che ci consegna Vittorio Sgarbi non è, dunque, un libro d’arte. O non è solo un libro d’arte. È la storia, affascinante e infinita, di quando l’arte era la voce con cui Dio poteva esprimersi nel modo più immediato e libero.

Arman Golapyan